Il 1° novembre del 1881, 140 anni fa, terminava l’Esposizione nazionale di Milano. La straordinaria kermesse ospitò il numero impressionante di un milione e mezzo di visitatori nei sei mesi di apertura al pubblico.
Tra i molti padiglioni che componevano la grande area espositiva milanese (coincidente oggi con i giardini pubblici di Porta Venezia) figurava anche la Sala Bresciana, un ambiente voluto dalla Camera di Commercio di Brescia che diede incarico all’architetto Antonio Tagliaferri di progettare una sorta di “stand” in grado di mettere in vetrina i migliori prodotti dell’artigianato bresciano.
In omaggio a Dante, la Sala Bresciana realizzata in stile fiorentino trecentesco
Secondo il più aggiornato gusto dell’Ottocento, Tagliaferri diede vita a un ambiente “nello stile fiorentino del XIV secolo”, interamente definito anche nei più minuti dettagli decorativi: le pareti erano ricoperte di cuoio dorato, un fregio mostrava gli stemmi di tutti i paesi della provincia bresciana. L’arredo era costituito da mobili neogotici in legno realizzati dall’intagliatore Frigerio.
Ma perché Tagliaferri scelse lo stile fiorentino per la Sala Bresciana?
Evidentemente l’architetto intese tributare un esplicito omaggio alla città natale di Dante Alighieri del quale, nel 1881, ricorreva l’anniversario dei 560 anni dalla morte.
Una preziosa libreria, del tutto particolare
All’interno della Sala Bresciana figurava un mobile molto particolare, un elemento fondamentale per comprendere il riferimento simbolico al Sommo Poeta: si trattava di una libreria nel cui fastigio di coronamento compariva al centro una scultura raffigurante Dante affiancato da 6 formelle a bassorilievo dedicate a episodi dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso tratti dalla Divina Commedia.
Ebbene, nessuno sapeva quale sorte fosse capitata agli arredi della Sala Bresciana, dopo lo smantellamento dell’Esposizione nazionale. Tra le carte professionali di Antonio e Giovanni Tagliaferri, donate nel 2010 alla Fondazione Ugo Da Como di Lonato, esistono molte testimonianze in grado di documentare i progetti dell’Architetto bresciano per la Sala Bresciana, tra queste anche alcune fotografie d’epoca: una di queste mostra proprio l’aspetto della libreria dantesca.
Per una serie di combinazioni è stato possibile riconoscere la libreria dantesca di Antonio Tagliaferri in un arredo custodito dalla “Fondazione Conti Lydia e G.G. Morando Attendolo Bolognini” che ha sede a Lograto. Il mobile, monumentale, imponente, è da tempo immemore in uno degli ambienti di un edificio neogotico che venne a costituire il patrimonio della “Fondazione Conti Lydia e G.G. Morando Attendolo Bolognini” alla morte prematura del Senatore Zanardelliano (Deputato del Collegio elettorale di Chiari) conte Giangiacomo Morando Attendolo Bolognini (1855-1919), molto amico proprio del Senatore Ugo Da Como.
Di questo particolarissimo mobile si sono recentemente occupate tre studiose di Lograto: Annì Gardoni, Emilia Provezza, Giovanna Valtulini. Il riconoscimento è avvenuto invece da parte della Fondazione Ugo Da Como che da tempo sta ricostruendo il ruolo di Antonio Tagliaferri all’interno della realizzazione della Sala Bresciana per l’Esposizione milanese del 1881.
Da anni, infatti, la Fondazione Ugo Da Como ha avviato il riordino dell’Archivio Tagliaferri; studi e approfondimenti sono continuamente condotti dalla Professoressa Irene Giustina, docente di Storia dell’Architettura all’Università degli Studi di Brescia.
La libreria, realizzata in legno di noce, impreziosita da impiallacciature in essenze pregiate e ricchi intagli, è senz’altro da considerarsi il più importante arredo ligneo bresciano della seconda metà del XIX secolo, quando Antonio Tagliaferri subentra a Rodolfo Vantini nel ruolo di maggior referente della scena architettonica cittadina.
La Soprintendenza di Brescia, nella persona del Dottor Angelo Loda, sta procedendo a formalizzare un preciso vincolo che sancirà in via definitiva l’importanza dell’oggetto, meritevole quindi di una particolare tutela.
Molta soddisfazione è stata espressa dall’attuale Presidente della “Fondazione Conti Lydia e G.G. Morando Attendolo Bolognini” Valeria Belli e dal past president Antonio Caporizzo.
La Fondazione Conti Lydia e G.G. Morando Attendolo Bolognini alla ricerca di fondi per il restauro
La Fondazione Conti Lydia e G.G. Morando Attendolo Bolognini sta cercando ora di trovare i fondi per un necessario restauro, anche in vista del prossimo anno 2022 quando ricorreranno i 100 anni dalla istituzione della “Fondazione Conti Lydia e G.G. Morando Attendolo Bolognini”.
E’ più che probabile che alcuni sensibili cittadini e imprenditori di Lograto vorranno contribuire alla definizione di una virtuosa cordata finalizzata a reperire la cifra necessaria (si parla di circa 20.000 euro) per restaurare e rimettere in pregio un’opera d’arte in grado di arricchire il già vasto patrimonio artistico della bellissima cittadina bresciana.
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LA FONDAZIONE CONTI LYDIA E G. GIACOMO MORANDO ATTENDOLO BOLOGNINI
http://www.fondazionemorando.it/it/
La storia dell’attuale “Fondazione conti Lydia e G. Giacomo Morando Attendolo Bolognini” affonda le sue radici nel 1922, quando nasce l’Ente morale” Orfanatrofio Morando Attendolo Bolognini” per iniziativa della contessa Lydia Caprara di Montalba vedova Morando.
La contessa donò il palazzo di Lograto con le sue adiacenze e la somma di £.500.000 in titoli di stato, per l’accoglienza e l’educazione degli orfani dei contadini della provincia di Brescia ed in particolare di Lograto e Maclodio. Aveva voluto così tener viva la memoria del marito, morto nel 1919, che le aveva raccomandato di investire parte dei suoi beni in opere di beneficenza.
La villa-palazzo di Lograto in cui ha sede la Fondazione venne acquistata nel 1888 dal conte Morando, che non l’aveva mai abitata, preferendo per i suoi soggiorni in paese un particolar edificio in forma di castello neogotico.
L’Ente morale fu amministrato, secondo statuto, da una commissione anche dal Senatore Ugo Da Como, che fu prima amico ed esecutore testamentario del conte Morando, poi amministratore dei beni della contessa.
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LA FONDAZIONE UGO DA COMO DI LONATO E LA DONAZIONE TAGLIAFERRI
http://www.fondazioneugodacomo.it/
La Fondazione Ugo Da Como venne riconosciuta nel 1942 a seguito delle disposizioni testamentarie del Senatore Ugo Da Como (1869-1941). Si tratta di una istituzione di carattere culturale che ha sede all’interno del complesso monumentale di Lonato del Garda, comprendente la Rocca, il parco, i giardini, la casa museo detta “del Podestà”, la Biblioteca e gli Archivi.
Il Fondo archivistico Tagliaferri, con i suoi quasi duemila disegni (opere tanto dell’Architetto Antonio, quanto dell’Ingegnere Giovanni suo nipote) permette di rintracciare l’elaborazione progettuale, il procedere dei cantieri (anche di restauro) dei maggiori monumenti della città di Brescia.
Attraverso l’insieme di testimonianze che la Famiglia Tagliaferri ha custodito sino al 2010 con grandissima sensibilità, sono ricostruibili i processi di invenzione, i riferimenti e i legami culturali e formali dei due professionisti.
La ricca Biblioteca professionale è costituita da quasi quattrocento opere a stampa come monografie, prontuari di architettura, repertori e periodici di Architettura e Ingegneria.
Nel Fondo Tagliaferri sono conservate testimonianze, anche documentarie, di tutti i progetti realizzati da Antonio Tagliaferri tra il 1870 e il 1909 e in particolare nuclei completi (come per la Casa di Achille Bertelli di Brescia tra 1898 e 1899, per Villa Fenaroli a Fantecolo tra 1895 e 1897, per il Castello Bonoris di Montichiari tra 1890 e 1892), costituiti dai bozzetti, dalle tavole esecutive, dai dettagli decorativi, dagli acquerelli per la decorazione ad affresco degli interni e per la realizzazione dei singoli mobili in legno per l’arredamento.
Di notevole interesse è anche il Fondo fotografico costituito da oltre duemila fotografie che facevano parte degli “strumenti tecnici” dello studio di architettura sia di Antonio che di Giovanni Tagliaferri. Quest’ultimo coltivava un’autentica passione per la fotografia.
Nella Sala Tagliaferri, allestita nella Foresteria della Casa del Podestà, sono conservati anche la grandissima cassettiera per le tavole progettuali, alcuni disegni incorniciati, un raro dipinto ad olio nel quale il diciannovenne Antonio Tagliaferri realizza una copia da un’opera di Giuseppe Canella (raffigurante una Veduta delle tintorie di Rouen) oggi custodita presso i Civici Musei di Brescia e il busto bronzeo realizzato dall’amico di Antonio Tagliaferri, il noto scultore Domenico Ghidoni, verso il 1910.