Societas – Claudia CastellucciLa nuova Abitudine
Ballo della Compagnia Mòra con i cantori del Coro di musicAeterna
13 – 14 Novembre 2021
Auditorium Parco della Musica / Teatro Studio Borgna
ore 19 [Dom 14 ore 17]
€ 18
Coreografia: Claudia Castellucci
Danzatori: Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, Guillermo De Cabanyes, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann
Cantori del Coro di musicAeterna: Ivan Gorin, Kirill Nifontov, Aleksei Svetov, Artem Volkov
Musica: Repertorio storico dei Canti Znamenny, San Pietroburgo
Fastigio musicale della fine: Stefano Bartolini
Assistenza Coreutica: Sissj Bassani
Abiti: Iveta Vecmane
Scenario e Luci: Eugenio Resta
Addetta alla Produzione, Organizzazione e Distribuzione: Camilla Rizzi
Direzione della Produzione: Benedetta Briglia;
Tecnica: Raffaele Biasco
Tecnica in sede: Carmen Castellucci, Francesca Di Serio, Rocìo Espana, Gionni Gardini
Amministrazione: Michela Medri; Assistenza amministrativa: Simona Barducci, Elisa Bruno
Produzione: Societas
in co-produzione con musicAeterna, San Pietroburgo; Teatro Piemonte Europa / Festival delle colline Torinesi
Drammaturga, coreografa e didatta, Leone d’Argento alla Biennale Danza 2020, Claudia Castellucci presenta il 13 e il 14 novembre al Romaeuropa Festival La nuova Abitudine, nuova produzione della Societas (fondata nel 1981 insieme a Chiara e Paolo Guidi e Romeo Castellucci) nata in coproduzione con il Coro di musicAeterna, parte dell’Orchestra omonima del maestro Teodor Currentzis, che ora ha la propria sede a San Pietroburgo in quella che al tempo della Seconda Guerra Mondiale ospitava la Radio dell’URSS.
Ed è proprio a San Pietroburgo che Claudia Castellucci ha fatto incontrare la sua compagnia di ballo Mòra con i Cantori del Coro di musicAeterna per dare vita a uno spettacolo ispirato ai canti ortodossi della tradizione Znamenny, antico canto liturgico del XVI secolo, di impronta greca, fuso con la traduzione rurale della musica russa. Trasparente, ritmica, la danza di Claudia Castellucci è da sempre caratterizzata da un profondo rigore, da una forma geometrica e matematica volta a dare “ordine” al mondo o a una sua visione, a penetrare una peculiare dimensione temporale, e a contemplarne il cambiamento.
In La nuova abitudine «la danza segue pedissequamente questi canti in slavonico, il russo ecclesiastico antico. Cerco di entrare in questa forma non per imitare la liturgia, ma per cogliere nella sua musica il suo carattere pensoso» racconta la coreografa, «Entriamo da spettatori nell’humus delle regioni europee settentrionali; un humus rivolto a oriente; un humus russo. (…) In questo contesto ci situiamo concretamente, con la tecnica di una danza intuitiva; con una conoscenza corporale primitiva; con la tecnica di una assimilazione che vuole mantenersi spettatrice, con discrezione e riguardo. Una nuova Abitudine, un abito nuovo. Avremo riguardo di una musica che è entrata a far parte della vita concreta delle persone al punto da farsi liturgia. Soprattutto lo avremo nell’utilizzare questa musica come basamento di una danza che cammina e che impara il movimento dai moti del fumo e dagli assalti spirituali della notte. Quando l’assalto contro le condizioni più alienanti dell’esistenza è condannato a essere vano, nel luogo dove esse vigono, è decisivo fuoriuscire dalla loro sfera d’azione, dal momento che dal loro interno sono in grado di assorbire ogni opposizione. L’abbandono spaziale di simili luoghi è la ‘nuova abitudine’, che aspira a conferire alla propria esistenza lineamenti radicalmente mutati. Cambiare posto, andare in altri spazi, è questa anche l’ottica di un’atmosfera metafisica che orienta ora la nostra danza, cui partecipano anche alcuni Cantori del Coro di musicAeterna. Danzatori e Cantori abitano insieme sul palco, a coronamento di una lunga preparazione nel cuore di questa secolare tradizione corale dell’Europa Orientale».
Ecco in scena danzatori e cantori in abiti tecnicamente concepiti per una danza che nella sua formalità incontra una radicale dolcezza, legata alla terra, alle sue stagioni, ad una spiritualità in grado di travalicare la liturgia regionale per attrezzarsi a combattere il tempo della quotidianità, che ha bisogno di essere riscattato con i sensi. La dolcezza del canto accompagna il risveglio combattivo dei sensi, piuttosto che una fuga verso una calma del tutto funzionale all’alienazione quotidiana.
BIOGRAFIA CLAUDIA CASTELLUCCI
Drammaturga, coreografa e didatta, Claudia Castellucci nasce a Cesena nel 1958. Durante gli anni della sua formazione scolastica a indirizzo artistico (Liceo Artistico, Sezione Architettonica e Accademia di Belle Arti a Bologna Sezione di Pittura), fonda con il fratello Romeo, Chiara Guidi e Paolo Guidi la Societas Raffaello Sanzio, una compagnia di teatro attiva dal 1981 al 2006, anno in cui si trasforma in Societas, dando luogo a sviluppi artistici distinti per ognuno degli artisti fondatori. Da allora ha continuato a produrre arte, tra cui la mostra I passanti, un’esposizione di ritagli di giornale con l’applicazione di giudizi morali e La Celebrazione dei gesti istoriali, un’azione imitativa su una sequenza di propri disegni. Dopo aver scritto i dialoghi Santa Sofia-Teatro Khmer, manifesto di un teatro iconoclasta messo in scena dalla Socìetas nel 1986, Claudia Castellucci incomincia una propria ricerca metrica e melodica che trasmette e approfondisce nella Scuola teatrica della discesa, un insieme di giovani che si incontra regolarmente per cinque anni unendo alla ginnastica una pratica filosofica (1989-1993). Negli anni successivi lo studio si allarga al movimento ritmico. Sue sono le principali sequenze motorie in Giulio Cesare, 1997, di cui cura pure la oratoria gestuale classica, così come in Genesi. From the museum of sleep, 1999. Dal 1993 al 1999 riprende altri cicli triennali di libera scuola, sempre improntati sulla ginnastica e sulla filosofia e poi, nel 2003, incomincia un’altra scuola più specificamente rivolta al movimento ritmico: la Stoa, con sede a Cesena, presso il Teatro Comandini, sede della Compagnia. Anche la Stoa è scandita da incontri regolari lungo tutte le stagioni e dura cinque anni, nei quali si realizzano i Balli, danze improntate a un’interpretazione del movimento che considerano il tempo come dimensione principale. E’ allora che Claudia Castellucci intraprende studi particolari sul movimento ritmico circolare, in rapporto alla musica, avvicinandosi alle esperienze folkloriche più arcaiche. Un viaggio di studio al Tànchàztalalkozo di Budapest nel 2004 le fa scoprire i campi di ballo nella regione moldava della Romania, che frequenta in estate per due anni. E’ a partire dallo stesso interesse per il ritmo che incomincia lo studio del canto gregoriano con il prof. Nino Albarosa, già ordinario di paleografia e semiologia gregoriana all’Università degli Studi di Udine. L’estetica gregorianasegue un principio non mensurale del ritmo, indifferente alla quantità, che Claudia Castellucci applica alla concezione dei propri Balli. Nel 2009 fonda Mòra (il cui nome sta a indicare la pausa più piccola, utile a distinguere due suoni), una compagnia di ballo che realizza Homo Turbae su musiche per organo di Olivier Messiaen e La seconda Neanderthal, su musiche di Scott Gibbons.Questa esperienza però si conclude con una lunga parentesi di ritiro dalle scene che porta Claudia Castellucci a ‘ritornare’ a fare scuola, per approfondire una danza che consideri l’integrità del ritmo nelle sue componenti del battere e del levare, anche grazie all’impulso proveniente dalla concezione di ‘ritmo melodico’ teorizzata da Olivier Messiaen. Ha così origine la Scuola Mòra, (2015-2019), e quindi, di nuovo, la sua ricostituzione in Compagnia, con cui realizza il ballo Verso la specie, danza che prende a modello la metrica della poesia greca arcaica e il movimento dei cavalli; la meta-danza All’inizio della città di Roma, che tratta le prime transazioni sociali di un’umanità alle prese con la vita urbana di massa, e la danza Il trattamento delle onde, basata sul suono ‘spettrale’ delle campane, cioè prolungato in un tempo oltre misura. In ultimo, Fisica dell’aspra comunione, una danza costruita su Le Catalogue d’Oiseaux di Olivier Messiaen, che, in occasione della Biennale di Venezia 2020 vede l’esecuzione per pianoforte dal vivo ad opera di Matteo Ramon Arevalos. In questa occasione Claudia Castellucci ha ricevuto il riconoscimento del Leone d’Argento per la Sezione Danza della Biennale di Venezia diretta da Marie Chouinard.
Nel 2011 conduce l’École du rythme nella città di Bordeaux, in occasione della Biennale di Arte Urbana. Lo studio e gli esercizi di ricerca pura sulla danza proseguono attraverso le Esercitazioni di Movimento Ritmico che Claudia Castellucci propone in tutto il mondo, e ai quali associa il nome della città in cui si svolgono. Le Esercitazioni Ritmiche sono state inaugurate ad Atene, nel Novembre 2014, presso il Centro che Isadora e Raymond Duncan fondarono su un colle della città.
Nel 2014 fonda la Scuola Cònia, un corso estivo di Tecnica della Rappresentazione che si sviluppa in tre anni, rivolta a Studenti che vogliono realizzare le loro idee in un contesto critico, alimentato da diversi Docenti esterni, specialisti di discipline estetiche.
La sua produzione drammaturgica riprende nel 2012 con la composizione de Il Regno profondo, un dramma diviso in tre parti: il monologo La vita delle vite, la ballata Dialogo degli schiavi, con gli arrangiamenti musicali di Scott Gibbons (2013) e il dialogo Perché sei qui? (2017). Scrive i dialoghi di alcune opere di Romeo Castellucci (Metope del Partenone, Go down Moses, Democracy in America, The Minister’s Black Veil e La vita nuova). Scrive diversi testi di drammaturgia, di arte scolastica e di coreografia. Tra questi: Uovo di bocca (Bollati Boringhieri 2000), Setta Scuola di tecnica drammatica (Quodlibet 2015), e Bollettini della Danza (Edizioni Sete 2019).