Il male, da due anni a questa parte, ci colpisce in tutti i modi. C’è il male fisico del contagio, quello delle disgrazie naturali e di quelle provocate dagli uomini, ci sono le guerre grandi e quelle minuscole, tra marito e moglie, tra padre e figlio, che insanguinano le cronache quotidiane. C’è poi il male della confusione generale, di mezzi d’informazione sempre alla ricerca del sensazionale, della malafede dei social, della violenza verbale e psicologica. C’è il male dell’ignoranza e di chi, pur vedendo e sapendo, non muove un dito. E così via, gli esempi non hanno fine. Tanto da farci credere – ed è l’errore più grande – che il mondo sia fatto solo di violenti, di disonesti e profittatori, di gente sempre pronta a incolpare il prossimo senza porsi mai una domanda su se stessi.
Ma noi sappiamo che non è così, che grazie a Dio le brave persone – anche se se ne parla poco – sono molto più numerose.
E allora guardiamolo in faccia, il male. Per questo vogliamo fare Halloween a modo nostro, con tre giorni di letture, dibattiti, film e spettacoli sul tema del male. Perché più impariamo a guardarlo in faccia e più è possibile evitarlo.
TRE PORTE SULLA NOTTE
TEATRO OSCAR – Via Lattanzio 58/a, Milano
PRIMA NOTTE “METAMORFOSI”
4 novembre, ore 18.30 e 20.30
SECONDA NOTTE “L’ATTRATTIVA DEL MALE”
5 novembre, ore 18.30 e 20.30
TERZA NOTTE “L’OCCHIO CHE VEDE IL DESERTO NON APPARTIENE AL DESERTO”
6 novembre, ore 18.30 e 20.30
Sab 6 novembre 2021
TERZA NOTTE “L’OCCHIO CHE VEDE IL DESERTO NON APPARTIENE AL DESERTO”
ore 18.30
Legge Debora Zuin
Luca Doninelli dialoga con Adolfo Ceretti e Pierluigi Banna
Ingresso gratuito
L’interrogativo sul male giunge a questi giorni, a queste ore. Il male non sta solo in quello che accade ma nel modo di raccontarlo, nel modo di comunicarlo. Parole e immagini possono combatterlo oppure moltiplicarlo. Servono lucidità e senso di responsabilità
In questa terza notte, dopo la lettura di tre grandi articoli di cronaca nera (da Buzzati, Pasolini e Testori), si aprirà un dibattito sulla situazione attuale con lo psicologo Gustavo Pietropolli Charmet e il cappellano dell’ist. Beccaria per minori, don Claudio Burgio.
A seguire, concluderà il minifestival lo spettacolo Il dio di Roserio, dal racconto di Giovanni Testori, dove il limitare tra bene e male corre sul filo sottilissimo della libertà umana.
Ore 20.30
IL DIO DI ROSERIO
di Giovanni Testori
con Maurizio Donadoni
Ingresso 18/15/10 €
Siamo nella prima metà degli anni cinquanta, periferia di Milano. La guerra è abbastanza vicina da non potersela dimenticare e abbastanza lontana da potersela dimenticare. La neo Italia è in fermento, sta per cementificarsi, motorizzarsi, sta per lasciarsi alle spalle la disfatta bellica e socio politica per buttarsi nella rincorsa verso lo sprint del benessere, verso il traguardo sul cui striscione di pezza, insieme alla prima, timida ma già invadente pubblicità di un aperitivo, sta scritto in stampatello maiuscolo “BOOM ECONOMICO”. E’ un’Italia in fuga per strade ancora mezze sterrate, ma anche per i primi asfalti che sanno di benzina nella corsa che ha per premio gli anni sessanta.
E di corse – ciclistiche- si parla ne “Il Dio di Roserio”. Un Dio di periferia milanese. Un corridore dilettante, il Dante Pessina, portacolori della “Vigor” del presidente Todeschi, e del suo gregario, il Sergio Consonni. Il Pessina, lo sanno quelli della “Garibaldi”, della “Villapizzone”, di tutte le altre squadrette rivali, è il più forte e diventerà un campione, c’è da scommetterci. È vero lavora al distributore del signor Gino, ma ancora per poco. Quelli della “Bianchi” gli hanno messo gli occhi addosso. E se vince alla “Milanesi” e poi ancora all’ “Olona” le prossime due gare, magari con un bel distacco, di sicuro lo mettono in squadra tra i professionisti, tra le divinità del “Giro”, che, una corsa si e l’altra anche, c’hanno il labbro storto sulla “Gazzetta”. Basta distributore, minestre riscaldate, gabinetto nel cortile e povertà. Il successo, il cambio di marcia è lì, a portata di mano come il codino di pelo di una giostra, basta essere più veloci degli altri e oplà, è fatta, diventa tutto un giro di regalo. Ma il giorno della “Milanesi” il Pessina non sta bene, c’ha mal di pancia. Il Consonni, che non è proprio un Dio ma quasi, l’ha capito e, chissà perché, tirata la fuga al Pessina, staccato il gruppo di nove minuti, invece di amministrare la gara a vantaggio del capitano, continua a “tirare” come se volesse vincere lui la corsa, per una volta stanco di fare il servo. “Mola, troia” gli grida il compagno, ma lui niente, si butta in pendenza alla disperata verso il traguardo di Como. Ed è così che il Pessina raccogliendo le ultime forze gli si fa sotto in discesa e, di proposito, in un tornante, lo butta fuori strada. Il Consonni cade, si spacca la testa e resta lì, quasi morto, stupido per tutta l’eternità. Fine della corsa. Nessuno ha visto, nessuno ha sentito. Il Pessina ha vinto anche questa volta, è proprio imbattibile. Peccato per il Sergio, ma il Pessina giura che lui glie l’aveva detto, aveva anche cercato di fermarlo, purtroppo non c’era riuscito, quello si era buttato giù dalla ripa come un dannato, poi su quella curva quel sasso, quel sasso maledetto. È la versione ufficiale E così al Pessina la strada verso il successo gli si apre davanti diritta e plastica. Certo ha un po’ di rimorso per aver mezzo ammazzato il compagno, ma l’importante è stracciare gli altri, arrivare al “Giro”, finire in prima sulla “Gazzetta”. Cosa che, sicuro come l’oro, succederà. Infatti, puntuale, con un nuovo gregario più addomesticabile, il Pessina vince, solitario, anche all’ “Olona”. Chi se ne frega se il Consonni rimane scemo per tutta la vita, sono cose che a un Dio, anche se solo di Roserio (ma per il momento, poi si vedrà) gli interessano mica tanto.
Uno spaccato, quello che Testori ci dà dell’Italia padana, nel racconto lungo “Il Dio di Roserio”, di tragicomico crudele spessore. In un impasto potente di lingua e dialetto, miscelando suoni, odori, cadenze, profumi, colori, incubi, anime e corpi, in una realtà dove interno ed esterno si confondono in maniera inestricabile e naturalmente sperimentale, lo scrittore ci restituisce, insieme al clima esatto di un’epoca anche e soprattutto la visione critica e profetica di una società dove quello che conta è solo arrivare prima degli altri. Come non importa. Gli scrupoli, si sa, non fanno parte, per privilegio di storia e di anagrafe, delle giovani società e dei giovani uomini.
INFORMAZIONI
deSidera Teatro Oscar
Via Lattanzio 58/A, Milano
BIGLIETTERIA
biglietteria@oscar-desidera.it
Biglietti 18/15/10 euro
Abbonamento stagione 150 euro
Abbonamento prima parte 60 euro
Abbonamento trilogia 30 euro
BIGLIETTERIA ONLINE: Vivaticket.it
BIGLIETTERIA DEL TEATRO: apre da 1 ora prima l’inizio dello spettacolo