Un racconto natalizio delicato e ironico, per un pubblico di tutte le età.
Ispirato al “Racconto di Natale” di Dickens, ma anche a “Natale in casa Cupiello” di Eduardo, “Il Diavolo e il Presepe” è lo spettacolo ideato dall’attore, regista e drammaturgo Sergio Basile, in scena al Teatro Niccolini di Firenze da venerdì 17 a domenica 19 dicembre. Regia di Andrea Di Bari.
Venerdì e sabato inizio spettacolo ore 16, domenica ore 11. Biglietti 15 euro intero, ridotto 10 euro fino a 12 anni. Prevendite sul sito ufficiale www.teatroniccolini.com, su www.ticketone.it e nei punti prevendita di Box Office Toscana. Sconto per soci Coop e over 65. Accesso nel rispetto delle disposizioni anti-Covid.
“Il Diavolo e il Presepe” vuole essere un omaggio alla tradizione del presepe, in particolar modo del presepe napoletano, vera e propria espressione d’arte scultorea, come testimoniano i meravigliosi presepi del ‘700 e dell’800 conservati presso il Museo della Certosa di San Martino a Napoli; tradizione che si mantiene ancora viva nel capoluogo partenopeo soprattutto nelle affollate strade a San Gregorio Armeno, dove tuttora abili mani di “artigiani figurari” intagliano e modellano statuine che popoleranno i presepi di tutto il mondo.
Il racconto, in prima persona, del diavolo Potifar (interpretato da Sergio Basile), si snoda con ironia e gusto per la citazione, mescolando personaggi storici – come lo scultore Giuseppe Sammartino, e il Principe di San Severo, suo committente – e fantastici – come il protagonista e la “Bella Georgiana” – tra eleganti atmosfere settecentesche e vocianti vicoli popolari, recuperando il carattere notturno e ìnfero del presepe e gli originali aspetti simbolici dei suoi personaggi.
Lo spettacolo si arricchisce del contributo visivo di Toni Verità, con le sue figurine presepiali “animate”, tratte dal grande repertorio iconografico dei presepi napoletani, e ispirate dalle “anatomies mouvantes” del genio settecentesco Vaucanson – proiettate su schermo e dialoganti con il protagonista – e dei brani musicali – che si alternano e sottolineano il racconto stesso – eseguiti dal vivo da una formazione da camera, costituita da giovani interpreti, composta da un quintetto d’archi e un fagotto. Le musiche sono in parte un lavoro di trascrizione dal repertorio barocco napoletano (Scarlatti, Paisiello, Cimarosa, Pampani) e in parte composte per l’occasione “a la manière de” dal Maestro Enrico Fabio Cortese.