Un Festival internazionale che ospita narrazioni audio provenienti da tutto il mondo
e che – grazie alla produzione curata di video di sottotitolazione – propone contenuti accessibili a tutti, per la prima volta in lingua italiana. Oltre alle sessioni di ascolto, Lucia offre anche un calendario di performance live e incontri con autori e audio maker.
Lucia Festival torna a Firenze dal 10 al 12 dicembre con una terza edizione diffusa. Quest’anno infatti saranno cinque le sedi ospiti – Villa Galileo, la Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz, l’Orto botanico, The Stellar e The Recovery Plan – per costruire, attorno agli ascolti, altre costellazioni di storie, conoscenze e relazioni (tutti gli eventi di Lucia Festival sono ad ingresso libero con prenotazione, fatta eccezione per le visite guidate che prevedono un contributo di 5 € – info, prenotazioni e liste d’attesa su www.luciafestival.org – l’accesso è consentito solo con il Green Pass).
Lucia Festival è curato da Radio Papesse e promosso in collaborazione con Fondazione Diaristica Nazionale Pieve Santo Stefano, Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, Università degli Studi di Firenze e Sistema Museale di Ateneo, The Recovery Plan – SRISA, The Stellar, Villa Romana. Con il contributo di: Regione Toscana, Fondazione CR Firenze, European Cultural Foundation, Kingdom of the Netherland, Città Metropolitana di Firenze. Con il patrocinio di: Comune di Firenze. Partner: Oorzaken Festival, RAI Radio 3, Radio Techetè, Radio Atlas, MLOL, SDIAF, Anjmot.
Il programma, gli ospiti e le anteprime
Il programma di questa edizione può essere letto come un percorso di riscoperta del corpo – fisico, e sociale – e del legame materico, culturale e metamorfico tra l’individuo e il mondo, tra ogni vita e la molteplicità di altre forme.
Il Festival si apre venerdì 10 dicembre alle 18:30 a Villa Galileo (Via Pian dei Giullari 42), con “Corpi celesti, corpi in relazione” una lecture del Professor Emanuele Pace, astrofisico del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Firenze, che ci aiuterà a riconnettere i puntini tra il nostro innato bisogno di raccontare storie e la ricerca dell’ignoto che da sempre ci contraddistingue.
Nella stessa sede, l’ultima residenza di Galileo Galilei e luogo dove lo scienziato scrisse Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, sarà presentato Meteor Bodies di Kate Donovan, lavoro prodotto nell’ambito del programma di mentorship europea You Are So Sound!, un percorso di formazione e produzione ideato da Radio Papesse e Lucia Festival con il sostegno della European Cultural Foundation. Meteor Bodies parla di meteore, meteoriti, di corpi celesti e corpi in trasformazione (ore 19 e in replica alle 21:30). È un lavoro che parte dalla storia di Ann Elizabeth Hodges – colpita nel 1954 da un meteorite di circa 4 chili – per intrecciare riflessioni più ampie sulla cura, sul sentirsi protetti, sui sogni, mentre in filigrana ci si chiede: cosa c’è in comune tra noi e queste rocce spaziali che sfrecciano nell’universo?
Chiude la serata (alle 19:30 e in replica alle 22) la performance live di Sparizioni, una produzione di Muta Imago per Radio India / Teatro India e opera finalista al Prix Europa 2021. In esclusiva per Lucia Festival, Riccardo Fazi presenterà per la prima volta dal vivo uno degli episodi del programma, il sesto, Fly Me to the Moon: un road-podcast live attraverso i crateri lunari che oscilla tra nostalgia del futuro, mancanza di senno e desiderio di tornare a casa.
La mattina dell’11 dicembre, la fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz (Via dei Servi 51) ospita due lavori “dal futuro”: Life Chronicles of Dorothea Ïesj S.P.U di Almare e Vagues de Chaleur di Charo Calvo. In programma alle 10:30 Vagues de Chaleur è un un’audio fiction che intreccia fantascienza ed ecofemminismo. Finalista nel 2021 a Phonurgia Nova, racconta la storia di Phalena, una creatura del futuro e membro di una civiltà sotterranea che scopre un documentario sonoro del 2020.La sorprende sentire delle donne che parlano di menopausa, gravidanza, amore, ecofemminismo e cambiamento climatico. Ispirata da loro, decide di registrare un messaggio per la superficie.
Life Chronicles of Dorothea Ïesj S.P.U di Almare (ore 12:15, alla presenza degli autori) prende spunto dall’archeologia sonora e in particolare dalle teorie dell’archeo-acustica e descrive un futuro immaginario in cui il suono può essere estratto dagli oggetti e dalla materia. Life Chronicles è un audio romanzo che indaga il legame tra capitalismo dei dati, tecnologia e creazione di valore.
Nel pomeriggio dell’11 dicembre, il festival prosegue all’Orto botanico – Sistema Museale d’Ateneo (Via Pier Antonio Micheli 3) con una selezione di storie che – attraverso diversi linguaggi, dal documentario alla poesia sonora e al paesaggio sonoro – ci riportano alla natura. In programma Het bos heeft ons niet nodig – La foresta non ha bisogno di noi di Joyce De Badts e Tom Loois, il video The difference between a bird and a plane di Laura Malacart, A walk through my cūcū’s farm di Nyokabi Kariūki e Drip Drop di Simina Oprescu (dalle 13.30 alle 15.30).
Ne La foresta non ha bisogno di noi (ore 14:15 e in replica alle ore 15) la documentarista Joyce de Badts e il designer Tom Loois invitano a riflettere sull’impatto che abbiamo sugli ecosistemi boschivi nel più ampio e complesso processo di cambiamento climatico. Le foreste assorbono il carbonio, aiutano a combattere il riscaldamento globale ma crescono lentamente mentre le nostre scelte e i nostri comportamenti hanno un impatto distruttivo, immediato, nell’oggi. Gli alberi vivono un altro tempo, forse – dicono – dovremmo semplicemente ripensare a come viviamo il nostro.
Het bos heeft ons niet nodig – La foresta non ha bisogno di noi è un lavoro presentato in collaborazione con Oorzaken Festival, Amsterdam, grazie al sostegno dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi in Italia.
La serata si conclude presso The Stellar (Lungarno Soderini). Qui – a partire dalle 18:30 – tre lavori aprono un capitolo del Festival dedicato al corpo individuale, alle sue radici biologiche e mitiche e alle sue relazioni con ambiente e comunità: Il était un père di Leslie Menahem (produzione Arte Radio), Iolanda mi nant de nòmini di STUDIOLANDA (Giorgia Cadeddu e Vittoria Soddu) e A stork story di Jasmina Al Qaisi (entrambi prodotti nell’ambito di YASS 2020).
A stork story di Jasmina Al Qaisi (ore 18:30) è un lavoro sulle cicogne, tra mito, credenze popolari ed esperienze private. Un audio fiction che nelle voci di una biologa, un’ostetrica e due attiviste, riflette sulle capacità emancipatorie della convivenza con altre specie.
Il était un père di Leslie Menahem (ore 21:30) è un documentario tenero e ironico, in prima persona, di Leslie Menahem. È un’indagine che intreccia un segreto e un test del DNA, un triangolo amoroso e la convinzione che la nostra identità non sia solo un aneddoto e che la famiglia “non è il posto da cui vieni, è quello in cui stai andando”.
Chiude il programma serale Iolanda mi nant de nòmini di STUDIOLANDA (ore 22, alla presenza delle autrici): la storia della poetessa ed ecologista sarda Orlanda Sassu (1924-2015). Per tutta la vita Orlanda – o Iolanda, come la conoscevano tutti – ha portato avanti una pratica di registrazione audio per archiviare la memoria del suo paese e della lingua che temeva di perdere. La sua voce supera le barriere temporali e ci accompagna nei luoghi cardine della sua esistenza: il fiume, il villaggio, il mare, la capanna costruita intorno a un ginepro secolare sulle dune di sabbia a Pistis, insieme al compagno Efisio, poeta a sua volta.
Domenica 12 dicembre, lo spazio The Recovery Plan (in Via Santa Reparata 19r) ospita Il cuscino in testa non basta, un panel dedicato al ventennale di Genova, attraverso l’ascolto e il confronto di alcune produzioni podcast uscite nel corso del 2021: un confronto sulle ferite generazionali, sulla dissoluzione di un corpo sociale, sulla forza del racconto audio per riscoprire la storia, e forse un po’ guarire. Modera Tiziano Bonini, con Mauro Pescio e Daria Corrias (Genova per tutti), Annalisa Camilli (Limoni), Giacomo Locci (Ventanni), Andrea Borgnino (Rai Play Sound e Radio Techetè) e Carlo Sorrentino (UNIFI).
Alle 15:30 la pluripremiata giornalista Maartje Duin presenta e discute di Plantation of our ancestors, un podcast intreccia la storia di due famiglie e il passato coloniale dei Paesi Bassi.
Negli otto episodi di questo racconto Maartje Duin si confronta con la storia della sua famiglia, ne risalel’albero genealogico e scopre che tra i suoi antenati c’è il proprietario di una piantagione di canna da zucchero in Suriname, colonia olandese fino al 1975. L’incontro con Peggy Bouva, discendente di una famiglia di schiavi che lavoravano nella stessa piantagione, cambia il corso della sua ricerca: insieme visitano archivi, intervistano i membri delle proprie famiglie e vanno in Suriname, a vedere i resti della piantagione. Di chi è questa storia? Di chi è compito, raccontarla? Quali sono gli effetti della schiavitù sull’attuale società olandese?
Chiude il programma la sessione dedicata ai due lavori prodotti grazie al Premio Lucia 2020: Diario di una fenice irrequieta di Francesca Berardi e, in versione live, Un estremo atto di amore di Viso Collettivo (Luca Morino, Federico Pianciola, Riccardo Salvini).
Un estremo atto d’amore (ore 16:45) è un’opera radiofonica tratta da In nome del popolo italiano. Storia di una malavita di Claudio Foschini. Il lavoro, tra il radiodramma e il racconto radiofonico, si sviluppa intorno ai suggestivi punti di contatto tra il personaggio di Foschini, l’epica classica e la tragedia greca. Al linguaggio franco, lucido e sagace di Claudio, viene contrapposto il tono aulico ma sintetico di un “coro”, ritratto di tutti noi, spettatori di una storia fuori dal tempo, della lotta tra legge morale, desiderio e sopravvivenza.
Diario di una fenice irrequieta (ore 17:45) è un’appendice in formato audio del diario Inchiostro, storia di un’adolescente oltre l’anoressia che Caterina Minni ha scritto a 14 anni. È un tentativo di parlare di anoressia attraverso alcune parole che Caterina ha scritto e che Francesca Berardi ha sottolineato, perché quel diario sarebbe potuto essere anche il suo.
A metà sessione, tra il primo e il secondo ascolto, saranno annunciati i progetti vincitori della II edizione del Premio Lucia, un concorso per la produzione di storie audio promosso in collaborazione con la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale (ADN) Pieve Santo Stefano. La giuria composta da Natalia Cangi (ADN), Tiziano Bonini (UNISI), Sara Poma (Chora Media) Marco Stefanelli (producer indipendente) e Radio Papesse, assegnerà due premi di produzione – 2000 e 1000 € – a due degli oltre 60 progetti arrivati quest’anno.
I lavori audio e i video di sottotitolazione di Lucia 2021 saranno disponibili, durante e dopo il festival, sul sito luciafestival.org.
Grazie alla rinnovata collaborazione con il Sistema Documentario Integrato dell’Area Fiorentina SDIAF e MLOL, i lavori saranno fruibili anche sul portale DigiToscana MediaLibraryOnline – la biblioteca digitale toscana ad accesso libero – per gli utenti di tutte le reti bibliotecarie della Toscana.
Per chi non potrà venire a Firenze nei giorni del festival, e per chi non ha potuto esserci negli anni passati, un’altra ragione per non perdersi i contenuti di Lucia e le più belle storie audio selezionate da Radio Papesse.
Le visite guidate
Altra novità di quest’anno nel programma di Lucia sono le visite guidate a Villa Galileo (il 10 dicembre – alle 18:00 e alle 21:00) e all’Orto botanico (l’11 dicembre -alle 14:00 e alle 15:00) in collaborazione con il sistema Sistema Museale d’Ateneo – Università degli Studi di Firenze.
A Villa Galileo lo scienziato visse gli ultimi 10 anni di vita, confinato agli arresti domiciliari dopo la scomunica.
Dalla Villa, nel 1632 vide andare in stampa Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, sequestrato dopo pochi mesi, e qui scrisse la sua ultima grande opera, i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, pubblicata quando Galileo era ormai diventato cieco.
L’Orto botanico “Giardino dei Semplici”, voluto dai Medici come giardino di piante medicinali (i Semplici) nel 1545, è oggi fra gli Orti più antichi al mondo. Le ragioni per visitarlo sono tante, tra cui 5 splendidi alberi monumentali, tra cui il Tasso piantato nel 1720 – l’esemplare più antico nell’Orto – e la Sughera del 1805.
Tra le nuove collaborazioni di questa edizione del Festival anche quella con la Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, che oltre ad ospitare i racconti audio Life Chronicles of Dorothea Ïesj S.P.U di Almare e Vagues de Chaleur di Charo Calvo, propone anche la visita guidata “Tra gli scaffali della fototeca: in ascolto delle fotografie che parlano”, con Costanza Caraffa, Responsabile della Fototeca.