DI
Samuel Beckett
TRADUZIONE A CURA DI
Carlo Fruttero
CON
Giancarlo Cauteruccio
SCENE
André Benaim
COSTUMI E ASSISTENZA ALLA REGIA
Massimo Bevilacqua
DISEGNO LUCI
Trui Malten
REGIA
Giancarlo Cauteruccio
TEATRO STUDIO KRYPTON
Chi è quest’uomo, capace di mostrare la forma piena dei pensieri, di lavorare la luce come un artigiano, per farne pura architettura degli spazi e di manipolare gli archetipi profondi del suono per dare volume ai ricordi sino a farli vivi? Sedimento terreno di tutta la storia del teatro, maschera greca, spirito intimista, clown e, con certezza, uno dei grandi artisti di quest’epoca.
Giancarlo Cauteruccio dirige e interpreta l’opera dedicata da Samuel Beckett alla disillusione dell’artista e all’arte sottile del tempo, che riduce tutte le cose a piccole scatole, per piccoli ricordi, di grandi speranze.
L’autore e l’attore si misurano, in questo intenso passaggio tra le ere della vita, con la forza propulsiva della giovinezza e la cenere ardente della piena maturità che si appresta a soffocare, sotto il vento gelido della morte. Una pièce che ha il sapore di tante battaglie risolte nell’epilogo di una stanza, popolata di ricordi e riflessioni sull’essenza dell’esperienza, di ciò che rimane, di ciò che si vorrebbe conservare, ma sembra, alla fine, destinato a scomparire, tanto che pare, oramai, inutile da testimoniare, da registrare. Chi ci ascolterà quando noi non potremo più sentirci?
Cauteruccio ha sussurrato al pubblico un soffio di eternità, nell’intimità straordinaria di un teatro che si è fatto angolo di casa, ultimo avamposto al tramonto di una storia, scrittoio da lavoro consumato dalla vita. Ed è Cauteruccio, Cauteruccio che attraversa la quarta parete senza sfiorarla, con la forza assoluta della sua immersione scenica, lo spettacolo nello spettacolo.
Da non perdere.
Ines Arsì