Il Teatro Comunale di Ferrara omaggia Astor Piazzolla, nel centenario dalla nascita, con Maria de Buenos Aires, in programma sabato 18 dicembre alle 20 e domenica 19 alle 16. La biglietteria da oggi è aperta in Corso Martiri della Libertà 21 (ex antiquario Zoboli) nei consueti orari. Vendita anche online sul sito www.teatrocomunaleferrara.it e www.vivaticket.com.
Creata insieme al poeta uruguaiano Horacio Ferrer, Maria de Buenos Aires si basa su 17 numeri musicali, in gran parte ispirati al tango. Ma quello di Piazzolla è un ‘tango nuevo’, basato su giri armonici ripetitivi, quasi ossessivi, ipnotici. Il testo visionario e onirico, narra le vicende umane di una giovane donna e la sua discesa agli inferi. Il bandoneón, strumento musicale dapprima utilizzato nelle processioni religiose e diventato poi elemento ‘sacro’ del tango, diventa il simbolo del Male che ha travolto Maria, metafora a sua volta della città di Buenos Aires e le sue infinite contraddizioni. L’opera, interpretata da Amelita Baltar, debuttò nel 1968 nella capitale argentina, unendo sacro, profano e fantastico. “L’opera passò inosservata, in sordina, e non ebbe il successo che meritava – commenta il direttore artistico Marcello Corvino -. La critica lo stroncò, perché aveva tradito il tango tradizionale. Poi incontrò Milva, che divenne interprete dei suoi brani più famosi”. Fu la prima che ha interpretato Maria de Buenos Aires in Italia nel 1999 a Palermo. A Ferrara la pièce sarà proprio dedicata alla ‘Pantera di Goro’, scomparsa il 23 aprile scorso.
Lo spettacolo è affidato a tre voci e nove danzatori. Marìa sarà interpretata da Martina Belli, versatile mezzosoprano e voce di raro fascino, affiancata dal baritono di origini argentine Ruben Peloni (Payador), mentre Daniel Bonilla-Torres interpreta El Duende, il folletto che diventa appassionata voce narrante della vicenda. Nello stesso ruolo, in passato, proprio Bonilla-Torres era stato in tournée internazionale con Milva. Il palco è sovrastato da un’impalcatura, scenario e insieme gabbia su cui la storia prende forma. Il regista Carlos Branca, esponente di spicco del teatro lirico e di prosa, oltre all’Orchestra Arcangelo Corelli diretta da Jacopo Rivani e caratterizzata dal peculiare suono del bandoneón di Davide Vendramin, ha coinvolto per questa coproduzione (che unisce cinque enti teatrali italiani) i danzatori di MM Contemporary Dance Company di Reggio Emilia del coreografo Michele Merola con il coordinamento di Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto. Nel cast artistico coinvolti anche alcuni professionisti della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, tra cui Giulio Scutellari che con Carlos Branca firma le scene e Marco Cazzola il disegno luci.
Il realismo magico sudamericano, spietato e poetico, si incarna nella storia di Maria, insieme bambina, adolescente, donna, cantante, prostituta e vittima della metropoli di Buenos Aires. Solo con la morte la sua ombra ritrova la verginità e rinasce partorendo una bambina che porta il suo stesso nome. “Anche se in argentino la si chiama operita, e Piazzolla stesso usava il termine in modo sarcastico, María de Buenos Aires è probabilmente il lavoro più importante di Astor Piazzolla – spiega il regista Carlos Branca -. Attingendo dal suo vissuto, dalle sue esperienze dal suo ostinato coraggio, ma anche rispettando la tradizione, Piazzolla ha dato origine ad un’opera d’arte d’avanguardia”.
La storia surreale e visionaria trae spunto da una leggenda metropolitana sulle vicende della sfortunata María, nata in un miserabile sobborgo di Buenos Aires. “Le vicende della protagonista raccontano gli anni della povertà, della speranza, dell’oppressione di uno Stato dittatoriale e della temporanea rinascita di questa città metropolitana per eccellenza”. Una città immaginaria sostenuta e allo stesso tempo ingabbiata da una struttura metallica. “Scenograficamente, tutto è imprigionato, l’impalcatura che occupa lo sfondo della scena sostiene muri in costruzione o pericolanti e tiene in trappola gli edifici, i suoi abitanti e la stessa musica” sottolinea Branca. L’operita, per il regista, è un caleidoscopio di metafore, tra cui spicca quella della violenza. “Una musica bellissima e ammaliatrice uscirà dalla stessa gabbia e attirerà María verso quello che sarà il suo terribile destino. L’unica possibilità di fuga è verso il precipizio, nel fondo del quale – conclude Carlos Branca – ritroverà se stessa, la sua ombra”.
Il nuovo allestimento è coprodotto dalla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Ravenna Festival, Teatro Marrucino di Chieti, Teatro del Giglio di Lucca e Teatro di Pisa e gode del Patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia, oltre che del sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Emilia Romagna, del Comune di Ferrara e di Eni.
Presentato a luglio 2021 a Ravenna, lo spettacolo è stato in tournée a dicembre nelle città di Pisa e Chieti, infine Ferrara. Il 19 e il 20 febbraio 2022 sarà messo in scena a Lucca.