La raccolta di poesie di Marco Righi (Milano, 1955), che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Enzo Concardi centrata, acuta e ricca di acribia.
Il testo è composito e ben strutturato architettonicamente ed è tripartito nelle sezioni Scienza, Fede e Poesia.
Una vena del tutto antilirica e antielegiaca connota i componimenti del Nostro che sono caratterizzati da chiarezza, narratività, precisione e luminosità con subitanee epifanie e accensioni.
Ambizioso e riuscito è l’intento dell’autore che fa dei tre temi considerati tre linee di codice che si sovrappongono e s’intersecano tra loro.
Sono categorie fondamentali i tre concetti messi in gioco ed è doveroso ricordare il saggio di Guitton Dio e la scienza che parte dall’assunto che l’universo e la natura, la materia animata e inanimata hanno una struttura così complessa, compiuta e articolata, non casuale, hanno una forma così esatta e meravigliosa tale da non potere essere sottesa al caso o all’entropia ma ad una forza ad un lavoro di quelli che gli antichi chiamavano demiurgo e i seguaci delle religioni monoteiste definiscono Dio.
Il poeta a volte si rivolge a se stesso ripiegandosi sul suo ego come nel componimento Passione situato nella prima scansione: «E un’altra volta è notte / e un’altra volta / ti sembra di aver gettato la tua vita…» versi che esprimono un contenuto condivisibile dal lettore che può in molti casi identificarsi nell’io poetante anche se Mario Luzi ha scritto che la notte lava la mente.
Nella sezione Fede incontriamo un continuo interrogarsi sul tema della Fede sia in senso personale, sia in senso collettivo.
Da notare che in tutte e tre le parti il poeta si esprime con un tono speculativo e intellettualistico che sottende i versi nelle loro immagini che sono nello stesso tempo icastiche e leggere, veloci, precise e armonioso e si ravvisa sempre una base scientifica vista la professione di Righi, che lo porta ad affrontare armonicamente e con un’armonia matematica e geometrizzante il poiein e che è la cifra distintiva della notevole e originale raccolta.
«…Passa la vita, / passan le tue azioni / resta la Fiducia / in chi tu incontrerai…» (Chiesa) e la persona dell’incontro potrebbe essere Dio stesso, un Dio immanente e trascendente nello stesso tempo.
Del resto il filo rosso della raccolta pare essere ravvisato in una stabile ricerca del senso della vita e delle cose e centrale è il tema dell’approccio dell’io – poetante alla realtà nelle tre dimensioni che il poeta esplora con sensibilità e intelligenza nel suo lanciare a chi legge il suo messaggio in bottiglia nel mare magnum della contemporaneità al tempo della pandemia e una poesia è dedicata proprio ad essa.
In Il viaggio il poeta scrive: «Ciascuno nasce / aperto sulla vita / l’animo cieco / intriso di ignoranza // e viene al Fonte / lavacro e Fiamma Viva / occhi e orecchi / schiude alla Parola // Si parte / È il Viaggio / il sol che all’Uomo importi / che tutti gli altri / in tondo fa girare //…».
Per questo volume è precisamente adatta tout-court la definizione di esercizio di conoscenza un continuo ontologico interrogarsi sulla realtà visibile e invisibile e la poesia stessa diviene la mediatrice tra Scienza e Fede.
Da notare che il lavoro contiene dei disegni dell’autore che ben s’intonano alle poesie.
Raffaele Piazza