Non c’è melodramma che tenga davanti alla Tosca di Puccini nell’allestimento storico del Teatro dell’Opera di Roma: in scena per il settimo anno consecutivo (ultime due recite 9 dicembre ore 20 e domenica 12 ore 16.30) continua ad essere uno strepitoso successo di pubblico. Molteplici quindi i motivi di un tale, irrefrenabile apprezzamento: la Tosca è l’opera romana per eccellenza, l’allestimento proposto è squisitamente filologico, ricostruzione della prima assoluta del 14 gennaio 1900, la stessa che ha visto Puccini. Insomma la Tosca è la Tosca e la tradizione è la tradizione considerato che l’allestimento storico è sempre sontuoso e assolutamente piacevole da vedere e rivedere: il colpo d’occhio è immediato e notevole con le scene pittoriche ricostruite da Carlo Savi sui bozzetti sui originali di Adolf Hohenstein che indugiano in ogni dettaglio nei luoghi simbolo di Roma, Sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese, Castel Sant’Angelo.
La ricostruzione storica passa anche attraverso la ricchezza di colori e l’importanza dei tessuti dei costumi ricostruiti da Anna Biagiotti sui modelli originali, un vero e proprio sguardo sul passato.
Questo allestimento storico di Tosca è interamente dominato dalla musica e dagli interpreti con la regia del giovane Alessandro Talevi, ripresa da Arianna Salzano, aiuto regista del Teatro dell’Opera di Roma, quasi inesistente perché accompagna la partitura e la recitazione e interviene non poco, ma pochissimo sulla drammaturgia.
La regia, molto tradizionale e mai invadente, si “limita” ad accompagnare e a mettere in scena le dettagliatissime didascalie di inserite da Puccini a sostegno della partitura in modo tale che nulla possa essere diversamente interpretato e ogni momento sia sostenuto dal libretto di Illica e Giacosa dal dramma di Sardou.
Cuore dell’opera è la trascinante partitura a tinte forti di Puccini sostenuta con stile e colori dal maestro Paolo Arrivabeni, specialista del repertorio italiano, e il cast di gran voci.
Cavaradossi è interpretato con efficacia drammatica dalla star internazionale Vittorio Grigolo che torna a Roma con un’opera che assume per lui un significato tutto speciale: lo stesso palco lo aveva visto debuttare nel 1990, nel ruolo del pastorello in Tosca, accanto al grande Luciano Pavarotti. Grigolo è un aitante Cavaradossi cui regala un’interpretazione ottima e che conquista il pubblico nelle arie più celebri, Recondita armonia, ma soprattutto E lucevan le stelle. È sempre grintosa e drammatica la Tosca del soprano spagnolo Saioa Hernández al debutto romano nel ruolo del titolo, che strappa l’applauso in Vissi d’arte.
La coppia Cavaradossi – Tosca appare sempre bene assortita, molto credibile nella sua sintonia e verso il finale gli artisti si concedono qualche ulteriore libertà nelle variazioni.
È sempre autorevolmente perfetto il baritono Roberto Frontali che interpreta Scarpia regalando a ogni parola e ad ogni frase, colori e intonazioni diverse. In scena anche Roberto Abbondanza (Sagrestano), Luciano Leoni (Cesare Angelotti), Saverio Fiore (Spoletta) e ol Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto dal maestro Roberto Gabbiani impegnato nel monumentale Te Deum. Tradizionale e appassionante, questa Tosca è decisamente sempre bella da vedere e da rivedere. Info e dettagli su operaroma.it
Fabiana Raponi