regia Joe O´Curneen
con Íñigo García, Pedro Herrero, Adrián García e Manu Pilas
direzione musicale Santi Ibarretxe
produzione Yllana
Erano quasi due anni ormai che aspettavamo di vedere il nuovo spettacolo firmato Yllana che, dopo l’esilarante Baciamo le mani – The Gagfather nel 2016 e il più recente Chefs nel 2018, fa un salto indietro nel tempo – ma forse neanche tanto lontano.
Per questa prima nazionale al Teatro di Rifredi, la compagnia spagnola porta in scena il quartetto di giovani cantanti Primital Brothers con una commedia musicale a cappella adatta a tutte le età.
Un trono in pietra al centro del palco e quattro aborigeni che vi ruotano attorno, bramando e temendo un potere più che umano, ma non ancora divino. La tribù si allarga fino a comprendere tutta la platea, che prega, canta e batte le mani a ritmo insieme ai protagonisti. Poche battute e tanta musica, in una commedia dove le voci – straordinarie – dialogano attraverso il canto. Dai classici del rock ai grandi successi pop, dal dramma lirico ai motivetti da fischiettare sotto la doccia: ogni nota prende forma in un movimento scenico diverso e scandisce il tempo del racconto.
Un racconto senza una storia lineare, un po’ come quella letteratura novecentesca in cui il realismo prende il sopravvento sulla trama. E di contemporaneo, a guardare bene, c’è parecchio, in queste quattro figure scure dal corpo dipinto di giallo: ci sono rapporti di fiducia e giochi di potere, legami e tradimenti, credenze e delusioni. Ci sono anche il dolore e la frustrazione, esorcizzati dall’ironia travolgente dei Primitals Brothers. C’è un quadro preciso e diacronico dell’umanità, interpretato con leggerezza e grande intelligenza artistica. Soprattutto, c’è il linguaggio universale della musica che incontra quello senza limiti del teatro performativo. Una commedia che è difficile da definire, ma è tutta da gustare.