Un ritorno a casa che, attraverso una “drammaturgia del perdono”, diventa anche una riconciliazione, un ritorno allo spazio fragilissimo degli affetti e della speranza nel futuro: è questo, in nuce, l’Aroldo di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Alighieri di Ravenna venerdì 14 gennaio alle 20.30 e domenica 16 alle 15.30. La Stagione d’Opera 2021/22 riparte così nel solco del rapporto con il Teatro Galli di Rimini, dove Aroldo debuttò nel 1857 e dove è cominciato il tour di questa nuova coproduzione in cordata con Ravenna, Modena e Piacenza. Emilio Sala ed Edoardo Sanchi, che curano drammaturgia e regia, hanno calato la vicenda in tempi moderni: il protagonista (Luciano Ganci) è ancora un reduce, non delle Crociate ma della campagna coloniale nell’Africa Orientale e il luogo dove si rifugia dopo la scoperta del tradimento della moglie Mina (Roberta Mantegna) è un borgo improntato ai valori del nuovo “ruralismo” fascista.
A introdurre la vicenda è la voce di Ermanna Montanari, come se Mina stessa fosse intenta a ripercorrere il dramma nel suo intrecciarsi alla storia del Teatro Galli. Egberto, padre di Mina, è Vladimir Stoyanov, mentre Adriano Gramigni e Riccardo Rados sono rispettivamente Briano, camerata di Aroldo, e Godvino, l’amante di Mina; Giovanni Dragano è il cugino Enrico. Mentre l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è diretta da Manlio Benzi, Corrado Casati guida il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
A partire da Aroldo e per tutti i titoli della Stagione d’Opera e Danza, il Teatro Alighieri propone nuovi biglietti last minute a 10 Euro per tutti e 5 Euro per gli under 30. Disponibili esclusivamente presso la Biglietteria del Teatro soltanto nei giorni di spettacolo, a partire da un’ora prima, i biglietti last minute saranno 50 per recita, salvo disponibilità e senza vincolo di categoria di posto.
In quest’Aroldo la narrazione è intessuta delle vicissitudini del Galli – quel Teatro colpito nel corso del disastroso bombardamento aereo del 28 dicembre 1943 e che solo nel 2018 è stato restituito alla città di Rimini dopo un’attenta ricostruzione. Nata per celebrare la rinascita di uno storico spazio di cultura e di musica, questa produzione non poteva mancare nel cartellone che segna il ritorno in scena della Stagione d’Opera ravennate dopo il forzato stop dell’anno passato.
Al contrario di quanto avviene nel Simon Boccanegra, creato sempre nel 1857, dove la riconciliazione tra Fiesco e Simone arriva troppo tardi per mutare l’esito tragico della vicenda, in Aroldoil finale è pieno di aspettative. Sottolinea infatti Emilio Sala: “la riconciliazione coincide con la ricostruzione del teatro. Ciò che avviene sul piano individuale, nella relazione tra i due coniugi che alla fine sembrano potersi riconciliare, succede anche sul piano storico e simbolico con la riapertura di uno dei pochi spazi in cui la comunità cittadina (o se preferite la comunità ‘immaginata’ di coloro che credono nel valore sociale dell’esperienza artistica) può ancora riconoscersi: il teatro”.
Furono ventisette le chiamate in scena per Verdi, mentre Francesco Maria Piave, autore del libretto, dovette comparire due volte sul palco riminese, a testimonianza dell’entusiasmo suscitato dalla presenza del celebre compositore in città. In origine, Aroldo avrebbe dovuto debuttare a Bologna come previsto dall’editore Ricordi, ma Verdi era più propenso ad affidare la nuova creazione ai fratelli Marzi, impresari a Reggio Emilia e Rimini. Così il titolo fu destinato all’inaugurazione del Teatro Nuovo di Rimini, con un ottimo cast che includeva il soprano prescelto da Verdi, Marcella Lotti, e sul podio la presenza di Angelo Mariani. Quest’ultimo, già impegnato a Genova per cinque anni e insignito da Re Vittorio Emanuele con la Croce dell’Ordine di San Maurizio che aveva ricevuto anche Verdi, era un fervente ammiratore della musica verdiana; fra direttore e compositore si instaurò presto una forte intesa.
Proprio Mariani scriveva: “Ieri sera facemmo la prima prova in orchestra coi cantanti e cori: andò stupendamente e senza interruzione dal principio alla fine. Verdi restò pienamente soddisfatto della mia orchestra… (…) Circa alla musica questo Aroldo è un lavoro forse dei più belli di Verdi; racchiude dei pezzi di un effetto sicurissimo. Il quarto atto che è tutto nuovo, è una cosa stupenda; trovi una tempesta in esso con Coro pastorale ed un Agnus Dei trattato a canone di una fattura felicissima”. E, dopo la rappresentazione: “L’Aroldoha fatto furore, non ci fu pezzo che non fosse applaudito, il Maestro fu chiamato un’infinità di volte sulla scena. Egli ne è contentissimo”. Notoriamente un rifacimento dello Stiffelio (1850) che sposta l’azione al tempo delle Crociate, Aroldo non ebbe un’accoglienza altrettanto calorosa in altri teatri; le sue fortune furono infatti quasi sempre influenzate dal paragone con l’altro titolo.
Giulia Bruschi e Nevio Cavina firmano rispettivamente scene e luci; i costumi sono di Raffaella Giraldi ed Elisa Serpilli, il montaggio video e le proiezioni di Matteo Castiglioni, mentre Isa Traversi cura i movimenti scenici.
La Stagione d’Opera dell’Alighieri continua con Manon Lescaut di Puccini il 18 e 20febbraio, con la regia di Aldo Tarabella e la direzione di Marco Guidarini sul podio dell’Orchestra Cherubini.
Informazioni e biglietti
0544 249244 www.teatroalighieri.org
Biglietti da 20 (15 ridotto) a 40 Euro (35 ridotto)
Riduzioni: abbonati stagione 2019/20 e over 65
Speciale giovani: under 18 5 Euro
Sottotitoli e trama del libretto sono disponibili in diretta su smartphone e tablet con l’app gratuita Lari