Lieve come un battito di ciglia, Vittorio Marsiglia canta, racconta barzellette ed elargisce battute, con l’elegante umorismo del tempo che fu. È davvero un piacere vederlo e ascoltarlo e ridere alle allusioni sottili lasciate in sospeso, affidate alla perspicacia dello spettatore. Mai una parola di troppo o una volgarità per guadagnare una grassa risata o far sbellicare l’intera platea.
Marsiglia alza il sipario sulla tradizione musicale e teatrale napoletana che ha avuto come ambiente d’elezione il caffè chantant e poi il varietà e l’avanspettacolo. Fingendo che il pubblico sia capitato per caso durante le prove dello spettacolo non ancora definito e messo a punto, il cantante entra in scena alternando giacche coloratissime, come un cantastorie che descrive le canzoni che canta, di amori contrastati e passionali o quelle dei guappi, cioè le cosiddette ‘canzoni di giacca’.
Questo genere musicale è stato un autentico fenomeno di costume, con i cantanti vestiti elegantemente secondo la moda dell’epoca per impersonare la figura del ‘guappo’ che ostentava potere e denaro, temuto e rispettato nel quartiere dove reclamava il possesso della sua donna, al quale si sono accostati grandi interpreti della canzone napoletana e non solo.
Oltre all’esibizione di Marsiglia, il Maestro Mario Vicari accompagna al pianoforte Mariano Perrella, il leader dei Pandemonium con la sua inseparabile chitarra, e Isabella Alfano che cantano il repertorio melodico classico.
Motivi comici e umoristici improntanti al nonsense e quelli parodistici che ricorrono ad allusioni e doppi sensi per stuzzicare una donna che mostra troppo ritegno o per stigmatizzare ipocriti costumi, si alternano e intrecciano a canzoni di amori passionali o disperati affidate all’estensione vocale di Isabella Alfano che alla bravura aggiunge un tocco di grazia e fascino muliebri.
Si ride di gusto, senza sguaiataggine, con l’ultimo indiscusso rappresentante della ‘macchietta napoletana’ che usa la mimica per evocare situazioni grottesche o paradossali e per stigmatizzare il perbenismo di convenienza e il conformismo morale, richiamando alla memoria la leggerezza dell’indimenticato Nino Taranto.
Lo spettacolo, ideato da Vittorio Marsiglia e Mariano Perrella, si sviluppa sulle contaminazioni tra i numeri di Marsiglia e il repertorio melodico proposto da Perrella e dalla Alfano e, quando in modo apparentemente casuale si incontrano tutti e tre sul palcoscenico durante le cosiddette prove e cantano insieme intrecciando i rispettivi stili, ne scaturisce un autentico divertimento.
Canzoni, gag, aneddoti, sketch, barzellette offrono uno spettacolo godibile che stimola il buonumore, già nel titolo ‘Canzonando’ allusivo ai vari generi musicali che attraversa e al prendersi gioco delle ipocrisie.
Applausi a un artista che si propone con disinvoltura, classe e leggerezza per continuare a tenere viva una tradizione che ha divertito generazioni.