In tempi di pandemia, in molti si sono chiesti come mettere in scena uno spettacolo che non può debuttare. La risposta di “Rumore d’Ali Teatro”, compagnia teatrale attiva nella Casa di Reclusione di Vigevano, è stata quella di trasformare lo spettacolo stesso in un sito internet interattivo, da oggi on-line nella sua versione integrale al link:
http://formattart.com/Grand_Hotel_Miroir.html
Prodotto da ForMattArt, nell’ambito del progetto “Per Aspera ad Astra: riconfigurare il carcere attraverso la bellezza”, guidato dalla Compagnia della Fortezza, promosso da ACRI, con il sostegno di Fondazione Cariplo, “Grand Hotel Le Miroir” è uno spazio virtuale che mette in scena uno “spettacolo mancato”, quello a cui la compagnia stava lavorando prima dell’arrivo della pandemia, nel quale si racconta di un hotel in cui il visitatore è invitato ad entrare e a perdersi.
Il nucleo originale del progetto nasce da un monologo scritto nel 2019 da uno dei detenuti-attori della compagnia, un piccolo testo ben scritto, spontaneo, che descrive un hotel “piccolo e tranquillo”, ironicamente diventato, per il suo autore, la metafora di un carcere.
Quando l’emergenza sanitaria, con il suo arrivo, ha sconvolto il Pianeta, la metafora ha assunto tratti universali: l’hotel è diventato quel luogo chiuso entro cui far scorrere la vita, in cui percorre un cammino di trasformazione senza spostarsi fisicamente, se non dentro al proprio corpo. L’autore del monologo è da tempo uscito “dall’hotel piccolo e tranquillo”, ma gli attori rimasti – guidati dalla regista Alessia Gennari, dalla drammaturga Federica Di Rosa e dal coreografo Flavio D’Andrea – hanno scelto di trasformare il “piccolo” hotel” nel “Grand Hotel Le Miroir”.
La genesi del progetto, realizzato a partire dall’autunno del 2020, ha visto il gruppo impegnato a lavorare allo sviluppo del monologo originale principalmente attraverso incontri on-line e rapporti epistolari, in un processo partecipato di costruzione del testo in cui i pensieri e le riflessioni dei detenuti-attori hanno costituito la base e l’essenza del lavoro, a partire dai quali la drammaturgia ha preso forma, diventando un percorso di parole e azioni all’interno di un edificio in cui ogni stanza rappresenta un passaggio e in cui chi “entra” viene direttamente coinvolto in quanto ospite temporaneo del luogo.
La struttura “a stanze” ha reso immediata e naturale la trasformazione dello spettacolo in un percorso virtuale interattivo fatto di testi e contenuti audiovisivi – prodotti con la collaborazione del sound designer Luca De Marinis e del videomaker Matteo Ninni – in cui lo spettatore\visitatore del sito può perdersi liberamente, disegnando il proprio personale viaggio all’interno delle stanze. Pensate per poter raccontare sia il luogo che il vissuto di chi lo abita, le stanze sono luoghi di narrazioni: ci sono stanze in cui si catalogano desideri; altre in cui ci si allena come in una palestra per la vita che verrà; altre in cui si cucina, per distrarsi dalla disperazione; altre ancora in cui sono gli oggetti a raccontare la quotidianità, le relazioni e i sentimenti di chi le abita; stanze in cui si perde il proprio corpo e il proprio sé, attendendone il ritorno; e altre ancora in cui, guardandosi allo specchio, ci si ritrova di fronte a se stessi, magari cambiati, e forse ci si rivede bambini.
Il viaggio nell’hotel è come un percorso dentro un labirinto, quindi dentro se stessi, e anche chi guarda e ascolta si può riconoscere in questa ricerca: per questo l’hotel, nell’illustrazione ideata da Marta Carraro, assomiglia anche a un corpo, che ha occhi, cuore, muscoli e voce. Un corpo da cui ci si allontana e in cui si può tornare, ritrovando sé stessi ma forse diversi, alla fine di un viaggio.
“Troppo spesso – dichiara Davide Pisapia, direttore della Casa di Reclusione di Vigevano – le discussioni sul carcere sono piene di riferimenti a stereotipi di senso comune: sovraffollamento, certezza della pena, recidiva, reinserimento…carcerati. – Nella foga di enunciare tutti questi stereotipi si dimentica, altrettanto spesso, che il carcere è fatto di volti che, in un modo o nell’altro, raccontano storie; storie che riguardano la vita di uomini e di donne. Mi pare che “Grand Hotel Le Miroir” sia proprio questo: un luogo non fisso; un luogo di persone che si muovono con il corpo e con la mente; un luogo di riflessione sul passato che si proietta sul futuro; un luogo di indagine interiore e di rinascita”.
Spalancare le porte virtuali del “Grand Hotel Le Miroir” ci ha permesso di non interrompere il percorso artistico che coinvolge i detenuti-attori della compagnia e di gettare le basi per la nuova produzione che, questa volta, debutterà dal vivo prima dell’estate.
CREDITI:
Una produzione ForMattArt
Drammaturgia Federica Di Rosa | Coreografia Flavio D’Andrea | Regia Alessia Gennari | Direzione organizzativa e di produzione Iris Caffelli
Con pensieri, parole, voci e azioni di:
Amass, Badri, Constantin, Costa, Juljan, Mhijir, Mohamed, Nicu, Nunzio
e con la partecipazione di Gabriele Bacchetta
Illustrazione di Marta Carraro
Videomaker Matteo Ninni
Soundesigner Luca De Marinis