Romeo and Juliet
torna sul palco di Covent Garden dopo la pausa natalizia con una rappresentazione descritta dalla critica inglese come una ‘nuova produzione’. Quasi un’esagerazione considerando che il balletto di MacMillan è protagonista della scena di Covent Garden dal 1965. Tuttavia, dopo aver visto la performance di Marianela Nuñez, capiamo il perché di questa affermazione.
La ballerina argentina non aveva aperto il primo ciclo di repliche lo scorso autunno (l’onore è stato affidato a Francesca Hayward) e non era nemmeno in programma che fosse lei ad aprire questo secondo turno. Le carte in tavola sono tuttavia cambiate a causa dei Covid, e Nuñez è stata chiamata in sostituzione di Osipova con pochissimo preavviso.
Nonostante le circostanze, la sua interpretazione ha reso tutta la produzione qualcosa di nuovo, fresco e, senza esagerazioni, mai visto prima.
Nuñez ci presenta una Giulietta impeccabile in tutte le fasi emotive attraversate dalla protagonista: una ragazzina che gioca ancora con le bambole e si nasconde dalla sua nutrice, una figlia che non vuole sottostare alle pressioni famigliari per accettare uno sposo che non ama, un’amante passionale e fedele che sceglie di togliersi la vita pur di non tradire il suo grande amore. Ciascuno di questi momenti richiede un’interpretazione totalmente diversa, che Nuñez propone con estrema autenticità. La sua Giulietta è mossa da sentimenti veri, tanto reali da far dimenticare al pubblico in sala che dopotutto si tratta di una vicenda fittizia.
Mentore nel percorso di preparazione è stata Alessandra Ferri, selezionata a soli 19 anni dallo stesso MacMillan come protagonista del ruolo che da sempre ha definito suo tanto da sceglierlo per il suo temporaneo addio alle scene nel 2007 a New York e per il suo ritorno a Milano nel 2016. Un trasferimento di conoscenza che, come afferma la stessa Nuñez, apre una nuova porta nella sua carriera permettendole di affrontare le sue insicurezze per scoprire una nuova consapevolezza nell’affrontare ogni passo, sia in scena che nella vita.
Federico Bonelli è il Romeo al suo fianco, affermato nel ruolo ma per la prima volta sul palco con la danzatrice argentina, ancora una volta a causa dei contagi di questa nuova ondata della pandemia. La partnership funziona, ma tra i due gli occhi sono senza dubbio puntati su Marianela. La performance di Bonelli non convince totalmente in apertura, manca di brio al fianco di una Giulietta tanto convincente, ma si riprende strada facendo regalando una tragedia particolarmente struggente sul finale.
Il resto del cast ben presenta i vari personaggi della vicenda (degno di nota il Mercutio di Marcellino Sambé). Ottima prova anche per l’orchestra in buca, condotta dalla direttrice Alondra de la Parra.
In conclusione, possiamo dire di aver assistito a una serata che a ragione appartiene a Marianela, una Giulietta da ricordare per una danza che è un incanto per gli occhi, e per un’emozione che è un brivido che va dritto al cuore.