Nel titolo che lo scienziato, l’uomo di fede e il poeta Marco Righi ha scelto per la sua silloge di poesie, sono racchiuse tre dimensioni della vita naturale e soprannaturale quali appunto “Scienza, fede… e poesia”. Ed esse stanno insieme in mirabile armonia. Nessuna frattura ad esempio tra scienza e fede, nessuna ancóra tra scienza e poesia, e nemmeno tra fede e arte. Una persona, Marco Righi, dalla formazione completa, scientifica, umanistica e teologica. Trovare tutti e tre questi elementi in una stessa persona è una rarità, e ancor di più trovarli ad un livello così elevato. Marco Righi, membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche, laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, si è distinto per i suoi studi e le sue scoperte nel campo oncologico, nella lotta contro il Cancro. Figlio di madre professoressa di matematica e di padre ingegnere meccanico con la passione per l’astronomia, ha respirato sin dalla nascita un’atmosfera pregna di scienza. Ma qui la scienza, lungi dall’essere fredda e arida perché guidata dalla logica, dalla ragione, invece si fa fervida, ardente e palpitante di passione. «…Li riconosci nella notte oscura / coloro che son vinti da tal foco, / che sfidano sonno, / fame, freddo e oblio /…/ che cercan ponti verso l’infinito» (Raggi nel silenzi). La scienza in Matteo Righi si ammanta di bellezza: «…e pure in me s’asconde / una Bellezza che accende / mente e cuore» (ibid.); «…il vero / che al bello, spesso, si unisce / e si accompagna…» (Passione).
La scienza ricerca il vero nel campo naturale, indaga sulle leggi che regolano la natura. E allora lo scienziato si sente «Coscienza / di questa Natura» (La giostra). E in questa coscienza trova la libertà: «…liberi e coscienti resteremo» (Passione). Convinto della importanza della cultura, esorta, con tono paterno: «…La conoscenza sia il primo tuo pensiero / che conoscenza allarga mente e cuore…» (Passione) e aggiunge: “…Ma tu continua, / che nessuno al mondo / può darti libertà quanto il sapere…» (ibid.). Questo però non deve insuperbire: «Non torre d’avorio è la Scienza! / ma maestra di chi vuol capire, / è compagna di chi vuol servire, / ed è amica di chi libero è…» (Torre d’avorio).
Ora l’idea del servizio e della libertà ci proiettano in un’altra dimensione, dove servizio e libertà sono i pilastri, ci proiettano nella fede. E possiamo notare a questo punto come ci sia continuità, ci sia armonia tra scienza e fede. Anche qui il cuore del poeta arde. Innanzi tutto di gratitudine: «Cos’è la Fede / se non un dono arcano?» (Chiesa), «…Silenzio e luce, / odori: cera e incenso / il rito e il racconto / di un mistero…» (ibid.). E teneramente prorompe: «Di colpo sono bimbo / in questa chiesa» (ibid.).
È per lui un valore immenso la fede: «…Quanto è importante / che chi ti ama creda! / Quanto è importante / che chi ti ama preghi!…» (Il viaggio). La fede richiede «…Che tu rifletta / su cose che non vedi» (ibid.). L’invisibile è il fulcro della fede. Allora non la ragione, ma lo Spirito Santo, che la conoscenza della Parola di Dio alimenta in noi, ci fa scoprire L’Invisibile come Colui che ci ama, ci fa scoprire il Dio Amore. E ci affratella agli uomini. Nella poesia Brezza leggiamo: «Solo chi si confronta / continuamente con la Parola / può cogliere / il mutevole Vento dello Spirito / che fischia, / tra le Anime / degli uomini». Così «…Nell’uomo che del debole fa il servo, / nell’uomo che si dona a chi non ha, / si legga la presenza di un Amore / che oltre la Vita, Vita nuova dà» (Caino).
E poi …la Poesia: «…Trascende il luogo, / trascende spazio e tempo, / e Chi ha creato il tutto / ella lo incontra…» (La Danza dell’anima). Anche qui, continuità con la fede: la poesia vagheggia l’Infinito. E in un certo senso la poesia è preghiera. Ci eleva, ci inebria, ci ristora l’animo e ci unisce a Dio. Perché da Lui proviene. Quando è poesia pura, ispirazione pura. È voce di Dio. Poesia è come La Danza nell’anima, come recita un titolo; in lei «…c’è solo ritmo, / e danza, e gioia, e vita / …/ si bea dei ritmi /…/ In quel momento / che perfetto trova, / ella si sente / parte dell’Universo». Se la poesia proviene da Dio, è pur vero che essa fiorisce su un terreno adatto, su uno spirito contemplativo. E di possedere lo spirito contemplativo Marco Righi lo dimostra nella predilezione che ha per il treno. «Non so perché da sempre / amico ho avuto il treno. / Forse perché sociale, / perché contemplativo…».
Poesia è estasi. Non per nulla in questa sezione del libro, nella Poesia, vi troviamo, quasi per associazione di idee, la poesia Estasi giovanile. «…Non ho più volontà, / solo passione; il Mondo è vuoto / se lei non è con me…».
Il libro però non finisce qua. Alle tre sezioni, scienza, fede e poesia, seguono dei componimenti poetici che trascrivono in versi alcuni passi evangelici. Il miracolo è quello che attira particolarmente il poeta: la tempesta sedata, la resurrezione di Lazzaro, ma anche le conversioni, e altro. Lo stupore e l’incredulità delle folle sono espressi dal poeta con toni che toccano talora l’umorismo. Sono versi che più che narrare i fatti, li fanno risaltare invece attraverso i dialoghi. Molto vivi, diretti, naturali, quasi di vita quotidiana. «…Basta. Mi arrendo. Ammetto, non capisco / su quale strada Tu vuoi che io cammini… / Ma ho Fede in Te! Qualsiasi cosa accada…/ “Lazzaro, vieni fuori!” …e sia ben chiaro / che morte non è l’ultima parola!» (Lazzaro).
Maria Elena Mignosi Picone