‘‘Technoboss” (2019) di João Nicolau, con protagonisti Miguel Lobo Antunes, Luisa Cruz e Mick Greer. Luis è un tecnico alla sicurezza in procinto di andare in pensione e ormai incapace di stare al passo coi tempi di una tecnologia sempre più moderna e incomprensibile. Un’operetta buffa e malinconica, che mescola metal e canti a cappella, in un crescendo di surrealismo che porta al più dolce dei finali.
Il film è stato presentato, tra gli altri, nei seguenti festival:
Festival do Rio – Brasile 2019
Festival International du Film de Marrakech – Marocco 2019
Sevilla International Film Festival – Spagna 2019 (Grande Premio della Giuria)
Viennale – Vienna International Film Festival – Austria 2019
Valdivia International Film Festival – Cile 2019
Mostra Internacional de Cinema de São Paulo – Brasile 2019
Locarno Film Festival – Svizzera 2019
Il regista:
João Nicolau
è nato a Lisbona e ha studiato antropologia. Lavora come regista, montatore, attore e musicista. Come montatore ha collaborato con João César Monteiro, Margarida Gil, Alessandro Comodin e Miguel Gomes. Nel 2010 termina il suo primo lungometraggio, A espada e a rosa (The Sword and The Rose), proiettato al Festival del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, a San Paulo e a Buenos Aires, racconta di un giovane lisbonese maniaco dell’ordine che decide di imbarcarsi su una caravella portoghese del XV secolo e di vivere secondo i codici della pirateria.
Il suo secondo lungometraggio, John From (2015), presentato a Siviglia, Torino, Belfort e San Paolo, è una commedia brillante e un po’ strampalata che gira attorno alla figura di Rita, adolescente alla scoperta del mondo, e ai suoi sogni d’amore. Il suo ultimo lavoro, Technoboss (2019), è stato presentato in anteprima al festival di Locarno.
Hanno detto del film:
Technoboss prosegue nel cammino artistico di Nicolau fatto di spiazzamenti, algida ironia e surrealismo
.
Alessandro Del Re, Filmidee
Un film ironico e malinconico che guarda a Jacques Tati e Otar Iosseliani.
Emanuele Sacchi, My Movies
Nella partitura leggera che Nicolau affida ai gesti sghembi del suo personaggio in quella realtà sfuggente se non ostile, disseminata di trappole e di alter ego “nemici immaginari”, l’immagine si allena a parlare del contemporaneo senza farsi intrappolare in alcuno schema.
Cristina Piccino, «Gli universi fantastici del musical in una ballata di rabbia punk», il manifesto, 13 agosto 2019
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