Dopo dodici anni di successi con Mumble Mumble Emanuele Salce torna sul palcoscenico con una nuova drammaturgia scritta in collaborazione con Andrea Pergolari per la regia di Giuseppe Marini, proponendo nuove grottesche situazioni che discendono per proliferazione dal suo primo spettacolo che si concludeva con l’incontro con una bionda australiana e una boccetta di lassativi da cui scaturiva una situazione oltremodo imbarazzante.
Gli fa da supporto fisico, psicologico e funzionale Paolo Giommarelli che l’ascolta, seduto su una sedia, a volte annuendo altre volte reagendo con incredulità e perfino con aggressività.
All’aeroporto di Fiumicino sta per sbarcare la bella australiana in visita in Italia ed Emanuele, tra mille ambasce e perplessità, si appresta ad accoglierla interrogandosi sul comportamento da adottare: ospitarla in casa accettando qualche limitazione alla propria libertà, assumere un atteggiamento di vigile distacco che sgretoli il mito dell’italiano casanova, con signorile accoglienza scevra da invadenza.
La ragazza si presenta con un abbigliamento poco idoneo al luogo e alla stagione e il pover’uomo, in abito scuro e cravatta perché deve presenziare a un funerale della famiglia Gassman vorrebbe lasciarla a casa. Pimpante e smaniosa di conoscere i parenti, la giovane insiste per accompagnarlo ed inizia una sequenza di presentazioni, domande, ammiccamenti che sfociano nell’invito a cena la sera a casa della madre e di Vittorio, il cui amor proprio di grande interprete della scena italiana viene frustrato dall’ignoranza dell’australiana della sua arte somma.
Con una sincerità che sconfina nell’impudicizia, Emanuele inanella aneddoti di intimità familiare e personale svelando conflitti e disagi che raccontati così, senza soluzione di continuità con impeto crescente, assumono un sapore grottescamente ironico che scatena sonore risate e applausi di approvazione.
Momenti di vita giovanile nella grande famiglia allargata Salce-Gassman si intrecciano ai momenti di intimità, inizialmente timida, con l’australiana che si mostra molto divertita da tutto quello che orbita intorno.
A intervalli regolari Paolo Giommarelli, intuendo che tutto questo eloquio possa costituire il preludio a un Mumble Mumble due, esprime con vigore il suo dissenso, ritenendo che l’esperienza non si possa bissare.
Emanuele Salce, dibattendosi tra padre naturale e patrigno incombenti sulla sua vita, ha trovato la chiave per dissolvere i suoi conflitti esistenziali esorcizzandoli con ironia catartica. Sfilano personaggi di racconti canzonatori e burleschi mentre un’umanità minuta e quotidiana affiora da battute accennate e sottintese che suscitano risate perché ciascuno le può collegare alla cronaca del tempo tra rotocalchi e televisione.
Schiacciato tra due molossi e ‘somigliando a Salce e parlando come Gassman’ non gli rimaneva altro che divertirsi e divertire, dissacrando e ridicolizzando anche i primi tentativi di calcare il palcoscenico sentendosi inadeguato.
E ci riesce benissimo.
Un parterre da grandi occasioni con una folta partecipazione di gente dello spettacolo alla prima rappresentazione, che indubitabilmente bisserà il successo della precedente messinscena.