progetto diretto da Gianmarco Bizzarri e Mattia Gennari
con il patrocinio di Gabriele Allevi, Luca Doninelli e Giacomo Poretti
in redazione Bernardo Archidi, Gianmarco Bizzarri, Gabriele Bravi, Benedetta Broggi, Pietro Cantù, Sebastiano Colaluce, Mattia Gennari, Michela Invernizzi, Nicolò Riccardo Lastrico, Giovanni Milillo, Caterina Rota, Maddalena Savorana, Giulia Villa, Giorgia Zuntini
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«La letteratura è un modo di conoscere la realtà non surrogabile da altri tipi di conoscenza»
: lo scrive Walter Siti, in un saggio intitolato Contro l’impegno. Col suo pamphlet (uscito nel 2021 per Rizzoli), lo scrittore modenese si scaglia contro la sempre maggiore diffusione di una concezione terapeutica della letteratura e osserva le possibili contraddizioni di quello che già dal titolo viene evocato come impegno o neo-impegno.
L’interrogativo di Siti è più che mai attuale: qual è il compito della letteratura? Fare il bene? Tamponare le ferite, alleviare i dolori? O, all’opposto, il suo scopo è quello di scuotere, scandalizzare, portare alla luce gli attriti della realtà, affacciarsi sull’abisso? Siti evoca la potenzialità ambigua, mai univoca della letteratura, la sua capacità di dialogare in contesti diversi senza retrocedere mai di fronte al mistero del mondo. Come affermava Celan, in occasione del Premio Büchner: «Io ritengo che da sempre tra le speranze del poema vi sia […] di parlare per conto di un Altro – chissà, magari di tutt’Altro». Ciò che più ci affascina della letteratura è che essa muove da «una necessità di capire». Il curatore dell’opera completa di Pasolini (i Meridiani) sa bene, però, che questa comprensione non può avvenire in modo conciliante, né per chi legge né per chi scrive: «ciò che conta è l’avventura conoscitiva, non la testimonianza». Per questo oltre all’impegno (e al buonismo che spesso ne consegue), Siti svela le fragilità dell’autobiografismo, scagliandosi contro quegli “io” onnipresenti che forniscono giudizi rassicuranti, facili accuse, pensieri accomodanti.
Ecco che il saggio di Siti offre una prospettiva interessante nel guardare quell’animale strano che è la letteratura, retaggio del passato, che si adatta al mercato moderno con festival e public speaking ma che è anzitutto qualcos’altro: un modo di penetrare tra le pieghe la realtà, uno strumento di conoscenza, che pur nell’epoca dell’informazione per eccellenza non trova paragoni. «La tecnologia ci potrà forse dare il Tutto, ma l’Infinito mai». Che sia questo allora il compito della letteratura?
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