Dopo il successo di Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni già pensa a nuovi soggetti da mettere in musica. L’iniziale progetto de I Rantzau, ispirato a un romanzo di Emile Erckmann e Alexandre Chatrian, viene momentaneamente accantonato per L’amico Fritz, una commedia sentimentale dei medesimi autori caldeggiata dall’editore Sonzogno che già ne aveva ordinato la riduzione librettistica ad Angelo Zanardini. Ma il libretto approntato da Zanardini non piace affatto al compositore e così si rende necessario l’intervento del letterato Angelo Daspuro prima, e dei fidati Guido Menasci e Giovanni Targioni-Tozzetti poi. Mascagni inizia a lavorare all’opera nell’inverno del 1891 completandola in tempo per il debutto al Teatro Costanzi di Roma il 31 ottobre dello stesso anno. Il successo della prima rappresentazione tuttavia non salva L’amico Fritz da un destino accidentato fatto di pareri e giudizi contrastanti. Primo fra tutti quello di Giuseppe Verdi, che biasimò le troppe dissonanze e i continui cambiamenti di tempo in partitura e stroncò senza mezzi termini il libretto. In verità Mascagni aveva deliberatamente scelto il soggetto dell’Amico Fritz, dove l’azione è pressoché inconsistente, proprio per far risaltare la sua musica. Una musica fresca, dai toni affettuosi e adatta ai buoni di cuore – come la definì lo stesso autore – che tratteggia con mano leggera il piccolo idillio amoroso di Fritz Kobus, scapolo impenitente del paese, e dell’incantevole Suzel, figlia del suo fattore che lo farà innamorare.
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