Lo zoo naturale
, la raccolta di poesie di Roberta Fava che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una premessa della stessa autrice e una prefazione di Enzo Concardi esauriente, sensibile e ricca di acribia.
L’originalissima raccolta può essere letta e considerata come una serie di poesie-quadro che nel loro insieme costituiscono un bestiario ed è suddivisa nelle sezioni: Animali di terra, Animali d’acqua e Animali d’aria.
L’autrice nella primeva descrizione delle specie animali si avvale di grazia e introspezione psicologica e si dimostra competente anche a livello etologico delle caratteristiche degli animali trattati con cura dei particolari, affetto e intelligenza e si può presumere che la poetessa preliminarmente si sia informata sulle caratteristiche stesse delle varie specie trattate con grande cura dei particolari.
Ne risulta in toto un’opera bella e anche simpatica da leggere per la sua brillante lungimiranza nello studio dei caratteri dei protagonisti delineati che spesso divengono apologo per riferirsi a tipologie varie di caratteri degli esseri umani nel bene e nel male, con i loro pregi e i loro difetti.
Interessante la definizione zoo naturale perché sottende una visione non necessariamente legata alla vita in cattività come può essere quella di un zoo e la stessa espressione zoo fa percepire una presunta familiarità dell’autrice con gli animali stessi che si trasmette anche al lettore quasi una confidenzialità.
Il sottotitolo Se gli Animali potessero parlare… riporta alla mente la frase del poeta francese Ponge che ha scritto che sarebbe bello se l’albero potesse parlare.
Si dice comunemente che al cane, amico per antonomasia dell’uomo, manca solo la parola e comunque gli animali stessi nella letteratura greca e latina antiche sono stati argomento di storie dall’elevato significato morale profondo perché ogni singola specie animale è complessa e anche gli stessi pesci non possono considerarsi solo degli animali stimolo-risposta.
Sono espressioni comuni quelle che affermano per esempio che si è furbi come una volpe, puri come una colomba e prudenti come il serpente. a dimostrazione che fin dall’antichità, quando nell’epoca dell’oralità sono nati i proverbi questi si siano basati spesso anche sull’osservazione e sull’interiorizzazione del pianeta degli animali visto come ambito in osmosi con l’esperienza umana.
La poetica della Fava si può definire neolirica e il linguaggio usato dall’autrice è connotato spesso da una chiarezza affabulante e da nitore e luminosità, icasticità e leggerezza.
Traspare con evidenza lo sconfinato amore dell’autrice per la natura che già era stato espresso in una precedente raccolta che aveva come tematica le specie vegetali e si può presumere connesso a questo amore il desiderio di abitare poeticamente la terra e la volontà nella ricerca dello stupore nel chiedere che sia almeno dato di immaginare quello vorremmo vedere.
Un esercizio di conoscenza unico nel suo genere che trova nell’elencare i vari animali una definizione classificatoria unica perché raggiunta proprio attraverso la poesia che dà salvezza.
Raffaele Piazza