La Danza delle Grandi Pianure va in scena al Teatro India: appuntamento il 1 e il 2 marzo con Annamaria Ajmone che presenta La notte è il mio giorno preferito,
ideazione, danza Annamaria Ajmone e il 5 e 6 marzo mk MAQAM con la coreografia di Michele Di Stefano
Coreografa e danzatrice Annamaria Ajmone porta al Teatro India La notte è il mio giorno preferito, una riflessione sul rapporto con l’Altro attraverso una meditazione sugli animali e gli ecosistemi in cui vivono, in scena nei giorni 1 e 2 marzo ore 20. Ajmone mette al centro della sua ricerca il corpo, inteso come materia plasmabile e mutevole capace di trasformare spazi in luoghi creando parallelismi e sovrapposizioni temporali. In questo lavoro prende spunto dalla pratica del tracciamento filosofico, delineata da Baptiste Morizot nel saggio Sur la piste animale: l’esercizio di seguire le piste attraversate dagli animali selvatici nel tentativo di prenderne in prestito lo sguardo e intuirne le possibilità d’azione, seguendo la posizione ontologica prospettivista formulata dall’antropologo Eduardo Viveiros de Castro.
Il 5 e 6 marzo la compagnia mk porta a India Maqam, dal nome di una tecnica di improvvisazione della musica araba: tra coreografia e concerto, lo spettacolo è un viaggio nel potere immaginifico del canto, dalla scintilla creativa primaria fino all’esito artistico finale. Maqam è una parola araba che significa molte cose: luogo, posizione, stazione, scala, e soprattutto il sistema di organizzazione melodica della musica araba tradizionale, una tecnica di improvvisazione largamente praticata in tutto il Medio Oriente. Tutti questi significati alludono alla transitorietà, al manifestarsi di una posizione tesa verso un “avvenire immediato” che è lo spazio di una forma spettacolare sospesa tra concerto e coreografia. La nebulosa di corpi di mk incontra dal vivo l’interconnessione tra la musica orchestrata da Lorenzo Bianchi Hoesch ed il canto di Amir ElSaffar, non solo uno dei protagonisti più promettenti del jazz contemporaneo ma anche un profondo conoscitore della tradizione del maqam iracheno. La relazione compositiva tra ambiente sonoro e coreografico è fatta di eventi elementari, discontinui e puntiformi, che lasciano sciogliere nel canto l’intreccio della sostanza corporea e musicale.