Due donne del Settecento, l’aristocratica Cornelia e la sua serva Rosa condividono lo stesso temporaneo destino, entrambe relegate in una casa di campagna per nascondere le loro gravidanza indesiderate. Un racconto che si pone al centro de L’attesa, coinvolgente testo del veronese Remo Binosi, che torna in scena dopo ben 28 anni con la regia di Michela Cescon, in prima nazionale a Roma da martedì 15 e domenica 20 marzo in Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica. Anna Foglietta e Paola Minaccioni, due volti molto amati dal grande pubblico, interpretano rispettivamente la nobildonna Cornelia e la sua serva Rosa, per raccontare il desiderio e la maternità, in una storia che unisce l’amicizia all’amore sullo sfondo della differenza di classe. Michela Cescon porta in scena il testo del drammaturgo veronese, pubblicato da La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, dopo lo storico allestimento del 1994 di Cristina Pezzoli, puntando su una messa in scena minimalista e dal sapore tutto nordico che richiama Bergman, per arrivare a Strindberg e Ibsen. Il nuovo allestimento sarà però diverso rispetto al precedente perché la regista ha scelto di lavorare sulla prima stesura del testo del 1992, che esalta la relazione tra le due protagoniste creando un dialogo a due voci. Per la prima volta insieme sul palcoscenico, Anna Foglietta e Paola Minaccioni lavorano con una adesione fisica ai personaggi totale in una messinscena di teatro di parola ricco di dialoghi che trasudano freschezza e invenzione per dare voce al dramma di due donne. Due donne costrette a vivere in clausura per i nove mesi della loro gravidanza e che si confronteranno a vicenda attraverso il loro sguardo intimo e personale ponendo al centro del racconto tematiche universali e ancora attuali.
«Mia moglie era in attesa di nostra figlia Giulia e io stavo leggendo le memorie di Casanova – scrive Remo Binosi sulla genesi del testo – e con il procedere della gravidanza il corpo di mia moglie cambiava e insieme cambiava anche il rapporto che lei aveva con sé stessa e con le altre donne. Le donne costruiscono una rete di confidenza e complicità di cui gli uomini sono assolutamente incapaci. Il maschio mito Casanova con la sua dispersiva sessualità, mi sembrava la prova di questa incapacità, cominciai così a pensare a una storia che mettesse a confronto. Due donne diverse entrambe incinta dello stesso uomo assente». Messinscena essenziale che si concentra quasi solo ed esclusivamente sulle parole e sulla fisicità delle due attrici all’insegna del grande teatro classico con le scene di Dario Gessati, i costumi di Giovanna Buzzi, il disegno luci di Pasquale Mari, il suono di Piergiorgio De Luca. Dopo il debutto nazionale del 15 marzo, lo spettacolo resta in scena fino al 20 marzo, tutti i giorni alle ore 21, la domenica alle ore 18. Biglietti 22 euro, info e dettagli su www.auditorium.com.
Fabiana Raponi