È la voce di Eduardo ad avviare l’omaggio accorato e riconoscente che Lina Sastri tributa al drammaturgo con cui ha iniziato a calcare il palcoscenico.
I passi della sua vita di artista e di donna ripercorrono le orme degli insegnamenti di Eduardo, suo primo maestro di scena e di vita.
Il viaggio dell’anima è scandito da brani della vasta drammaturgia eduardiana e sue poesie, canzoni del repertorio storico napoletano, pensieri, slanci poetici, sprazzi di vita, sensazioni impalpabili, canti d’amore e di dolore, passioni universali.
Le emozioni si susseguono e si legano trascolorando le une nelle altre, senza soluzione di continuità, in un moto continuo di aneddoti e ricordi emotivi che si avviluppano con la napoletanità di cui entrambi, maestro e allieva, sono portatori nella loro personale esistenza e sulle tavole del palcoscenico.
Sinuosa e magnetica emana vita e passione saturando l’aria di musica e recitazione viscerale, in un fluire che scaturisce dall’anima, alternando parole, versi, recitativo, ricordi intrisi di nostalgica napoletanità.
È un sortilegio che si rinnova a ogni spettacolo, da anni. Autrice della drammaturgia e della regia, porta in scena la sua essenza perché quest’artista riesce a realizzare la magia di vivere su palco ciò che esprime con la modulazione vocale e la flessuosità del corpo, con la naturalezza della sincerità.
La Sastri vuole raccontare l’uomo come lei lo ha conosciuto e lo delinea coi tenui tratti di pennello di aneddoti personalissimi da cui emerge il carattere rigoroso e schivo, segnato dal dolore della perdita della figlia. “Un uomo solo, con molte responsabilità e infiniti pesi, nonché ricco di insegnamenti artistici che si traducevano in esempi e fatti più che in parole. Lo racconto attraverso i miei ricordi. Mi ha trasmesso il rispetto per me stessa e il lavoro. Negli anni in me è emerso il ricordo vivo di lui, i silenzi, le pause, la voce, il rigore, la sensibilità, la grande lezione di teatro e di vita che mi ha donato. Eduardo mio perché racconto il mio Eduardo, quello che appartiene ai miei ricordi e alla mia vita di artista e di donna. Con sincero affetto e umiltà di allieva…”.
Rievoca quando giovanissima ricevette la telefonata di Eduardo che la convocava a casa sua per un lavoro che aveva in mente sulle due guerre (che non si realizzò), emozionata e frastornata per l’interesse verso di lei. E poi la prima particina a teatro ne Gli esami non finiscono mai, l’esperienza totalizzante in Filumena Marturano scritta dal drammaturgo per l’amatissima sorella Titina, che Lina è chiamata a recitare con Luca De Filippo. Con accorata emozione evidenzia che la forza del personaggio sono le sue ombre, tutto ciò che le è negato perché non può avere cedimenti, e ne recita uno struggente monologo con le corde del cuore.
Cuore, anima, gesti, voce, talento, sguardo, espressione si amalgamano in un coacervo di potenza scenica che impregna l’aria e abbraccia il pubblico con delicato pudore.
I ricordi sono legati dal filo sottile della musica, che lui amava e dai brani recitati tratti da Natale in casa Cupiello, Napoli milionaria, Questi fantasmi, Sik Sik l’artefice magico di cui si mette sulla spalla il mantello appeso a una gruccia, Il sindaco del rione Sanità, Le voci di dentro, Gli esami non finiscono mai intervallati da brani della tradizione canora partenopea che evocano svariati sentimenti: Reginella, ’O surdato ‘nnammurato, Tammurriata nera, Malaffemena, Catarì, ’A tazza ’e cafè, Guaglione ’e malavita, ’O sole mio fino all’immancabile Napule è per l’omaggio a Pino Daniele e accomiatarsi dal pubblico, accompagnata dalla band che suona dal vivo.
A sipario chiuso l’artista lancia una rosa rossa alla voce di Eduardo che canta Na sera ’e maggio.