Guido Miano Editore
ci propone, nella sua collana “Esempi di Arte moderna”, questo interessante libro I Dialoghi dell’Arancia di Maurizio Cinquegrani, con ricca e dettagliata presentazione di Enzo Concardi. Curiosa quest’Arancia, personificata, che interviene spesso a chiedere all’autore il significato d’una pittura, di ciò che egli vede in essa; e l’autore – medico e scrittore messinese, nascosto sotto il nomignolo M5G – risponde, rifacendosi anche alle sue esperienze di molteplici viaggi (da cui il sottotitolo Appunti di viaggio).
Il tutto parte dal 38° parallelo, che al Nord unisce terre accomunate da “Un vortice di disgrazie, lutti, perdita del lavoro, della casa, prigionia dell’usura, prostituzione della disperazione, oblio nell’alcool, guerre che ripropongono il ciclico destino della Terra” (p.12, a commento di una pittura in acrilico su tela): retrospettiva e profezia qui accomunate. Ci troviamo di fronte ad immagini e a commenti che talvolta scuotono chi legge e guarda, come il “un sole che non fa luce” de L’Italia e il colle della speranza (p.17), opera dedicata alle donne che subiscono ingiusta violenza: tema che ricorre in diversi altri dipinti e commenti, caratterizzato dall’immagine delle “scarpette rosse, simbolo della violenza contro i deboli e le donne”.
Altro termine ricorrente è l’Italia, che l’Autore evoca in tanti modi e sempre con amorevole rispetto, pur senza risparmiare qualche ‘frecciata’, se non qualche commento quasi risentito, come questo: “La nostra Nazione di uomini, punto di riferimento universale del diritti dell’essere umano, dell’arte e della cultura, potrà dire ciò che vuole di se stessa, potrà sostenere che è evoluta, intelligente, democratica, antifascista, progressista, moderna, antirazzista, ma ci credo sempre di meno” (nel dialogo a commento dell’acquerello Il Falco dal becco ricurvo, pp.20-22). E poi ci sono passi che invitano ad una vera e propria meditazione sulla condizione umana, come questo, tratto da Il Falco, l’Uman essere, lo Stretto e la Rosa (p.19): “…quando la strada si stringe, dobbiamo avere rispetto per gli altri, anche quando la violenza delle correnti ci potrebbe travolgere”. Anche lo Stretto di Messina ritorna diverse volte, così come il sole, ed anche due soli: “Uno è il Sole che vediamo noi, quello della certezza di un nuovo giorno. (…) L’altro è lo stesso Sole, ma visto dagli altri. (…) È quel Sole che vedono gli invisibili” (p.47).
Altre volte il tono, delle immagini e delle ‘didascalie’ è più leggero, anche in forma di poesia, come nel commento all’acquerello Duelli al sole (p.26); addirittura ci sono dei commenti ironici dell’autore – anzi, autoironici, come quando in uno dei dialoghi con l’Arancia, alla fine della spiegazione dell’opera Il mondo sensibile da parte di M5G, interviene il Passero a dire: “A me sembra una frittata di tre uova che sono cadute sul pavimento”, e il tutto si conclude così: “… E così l’Arancia e M5G se ne andarono muti a risvegliar gli effimeri; forse loro ne sapevano di più” (p.16). A questo acquerello si correla l’altro, L’illusione del mondo sensibile, a commento del quale c’è una frase lapidaria: “Uscite dalla Caverna delle ombre in cui vi hanno relegato!” (p.37). Leggerezza che fa da contrappunto alle meditazioni più profonde, e che riaffiora qua e là nella riproduzione di fotografie in cui sono ritratte la moka e la tazzina del caffè e con l’immancabile Arancia dalla buccia scavata a darle sembianza di volto, di volta in volta accompagnate della copertina di un libro o di un fumetto.
Verrebbe voglia di passare in rassegna tutte le quasi ottanta tavole, una per una, coi commenti dell’Arancia (ma anche del Limone, dell’Ulivo, del Noce e del Falco e di altri ancora); ma è meglio che ci si faccia un’idea guardando e gustando il volume. Qui cito ancora solo l’intenso commento all’acquerello Attraversando il tempo: “La forza del messaggio cristiano è un faro rosso che passa per le braccia della Croce attraversando il tempo in cui sono scritti i nostri errori: l’attacco a Nassirya, i migranti di un gommone ribaltato che annaspano fra le onde mentre sono in fuga da un mondo coperto dalle acque, in cui è rimasto solo un piccolo pezzo di terra, ai piedi dei valori della Croce” (p.73).
Peccato solo che non ci sia commento al bell’acrilico su tela Occhi d’acqua (p.74): forse perché quegli occhi che spuntano da sopra una mascherina – come tutti gli occhi sopra le mascherine della perdurante pandemia – parlano da soli…
Insomma, ci troviamo di fronte ad un’opera invitante, insieme godibile e in qualche misura provocante; ma soprattutto sognante. E se davvero “i sogni allungano la vita”, come scrive lo stesso M5G chiosando il shakespeariano “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, allora vuol dire che immergersi nella lettura-visione di questo libro è un vero e proprio elisir di lunga vita!
Marco Zelioli