L’esposizione ”Icone vegetali. Arte e botanica nel secolo XXI” nasce da una riflessione che, prendendo spunto in particolare dagli erbari antichi e moderni, indaga le forme infinite dell’approccio artistico – e on solo – alla natura, alla sua relazione con l’essere umano e alla dimensione ambientale. La prospettiva interdisciplinare della mostra offre degli spunti di considerazione critica sulla nostra società contemporanea, esplorando modelli alternativi del nostro rapporto con l’ambiente per immaginare un futuro diverso.
Sculture, stampe, fotografie, installazioni e dipinti esposti si riallacciano al parco secolare del Museo Villa dei Cedri e agli erbari storici, invitando il visitatore ad una passeggiata nella ricchezza botanica che lo circonda, sia essa reale, fittizia o virtuale.
La peculiarità che contraddistingue il Museo Villa dei Cedri è quella di custodire un patrimonio storico e botanico, ancor prima di erigersi a istituto mussale e di ospitare una collezione: tanto la villa quanto il suo parco sono iscritti nell’inventario dei beni culturali d’interesse regionale del Cantone Ticino. Una notevole ricchezza vegetale e caratteristici elementi strutturali e architettonici accolgono quindi coloro che si avventurano alla scoperta di una mostra. Così il Museo si presenta come luogo di predilezione per meditare sulla nostra relazione con la natura e la sua storia, la sua dimensione scientifica e la sua valenza emozionale.
Gli artisti assorbono il palpitare della natura nelle sue forme, nelle sue cremie e nei suoi cicli e lo riconsegnano allo spettatore. La ticinese d’adozione Gabriella Maria Müller ne coglie l’anima, Roswitha Gobbo spinge il visitatore ad ascoltare il respiro, mentre nelle opere di Loredana Müller si intuisce la linfa della natura percorrere i pigmenti.
Centrale nell’approccio artistico contemporaneo è la coscienza, o addirittura la responsabilità, di proteggere e conservare la natura – alla quale, non dimentichiamolo, l’uomo deve la sua vita e il suo sostentamento. Così si intersecano soluzioni quasi futuristiche come nei lavori dell’artista americano Eduardo Kac, pioniere della Bioarte, e proposte che attingono a processi più classici dell’arte come le piante fuse nel bronzo di Ursula Palla o le grandi cianotipie su lino dell’artistica ticinese Lisa Lurati. Alcune opere sono direttamente ispirate alla pratica degli erbari, come l’Erbario del Baldo di Paolo Mazzucchelli e Dona De Carli o le stampe, eliotipie e acquetinte di Francine Mury.
La serie Virtual Botany Cyanotypes dell’artista irlandese Alan Butler fa direttamente riferimento al primo testo di Botanica illustrato di fotografie, Photographs of British Algae. Cyanotype Impressions della botanica Anna Atkins (1843-1853). Egli raccoglie però piante da mondi digitali e documenta – ricorrendo all’antica tecnica della cianotica – quanto la metamorfosi e l’evoluzione tecnologica possano minacciare tanto il nostro ambiente quotidiano quanto i mondi virtuali.
L’erbario ha come compito quello di preservare uno stato del mondo vegetale. E’ un sistema di conoscenze in eterno movimento, che testimonia sia di un contesto geografico sia della storia della società. E’ esattamente questa prospettiva antropologica a essere adottata in modi molto disparati nei lavori di Monica Ursina Jäger, Thomas Flechtner, , Uriel Orlow o Suzanne Treister. Ciascuno di questi artisti dimostra come l’arte non sia univocamente rappresentazione, documentazione, informazione o didattica, ma tutto questo allo stesso tempo e come essa possa partecipare anche a una rilettura delle società odierne, ereditarie delle grandi spedizioni scientifiche e coloniali dei secoli passati o intrappolate nella dittatura utilitaria ed economica.
L’attuale dibattito sui cambiamenti climatici, sull’abitabilità del pianeta e sul nostro futuro incerto ci ricorda che il rapporto tra uomo e natura non è statico, ma in continua evoluzione. E’ giunto il momento di ripensarlo. Così la natura antropizzata e industrializzata è al centro delle riflessioni e dei progetti di Anne-Laure Franchette, che interviene direttamente nel parco con dei gioielli d’alberi che si avvalgono attorno ai faggi centenari o all’interno del Museo recuperando un vecchio candeline della Villa. L’artista utilizza la resina epossidica per ricreare artificialmente il processo naturale di fossilizzazione dell’ambra e creare ”gioielli” a partire da specie neofite, invasive o insidiose nell’ambito vegetale.
Al grande archivio della natura, che sono gli erbari nel campo della botanica, rispio de il ricco panorama di approcci dell’arte contemporanea. La mostra ”Icone vegetali. Arte botanica nel secolo XXI” dimostra quanto temi fondamentali come la preservazione della natura, la sostenibilità, l’ecologia siano comuni a entrambe le discipline. In questo sensnso il dialogo e il supporto del Museo cantonale di storia naturale è stato un tassello essenziale nello sviluppo di questa esposizione e ha permesso di realizzare diversi progetti specifici a partire dalla natura che circonda il Museo Villa dei Cedri, ovvero il suo parco.
La partecipazione del Museo cantonale di storia naturale (Dipartimento del territorio) alla mostra «Icone vegetali. Arte e botanica nel secolo XXI» è nata come consulenza puntale, ma, da subito, si è sviluppata in un’interessante e stimolante collaborazione. Uno dei risultati di questa collaborazione è il censimento delle piante erbacee che crescono spontaneamente nel parco del Museo Villa dei Cedri ˗ specie che sono state a loro volta fonte d’ispirazione o materiale stesso per le opere di alcuni artisti. Il parco svolge un ruolo importante nel contesto cittadino, non solo quale apprezzato luogo di ristoro e svago, ma anche per la biodiversità urbana che vi risiede. Sono infatti circa 130 le piante erbacee censite, in larga maggioranza indigene, tre le quali alcune rare e minacciate d’estinzione. A queste vanno ad aggiungersi i numerosi alberi e cespugli coltivati nel parco, così come vari animali.
Dalle piante vive la collaborazione tra i due musei è quindi virata sugli erbari, ossia i campioni di piante pressate ed essiccate, montate su un foglio di carta e catalogate. Nati nella loro forma attuale nel XVI secolo (e il cui metodo di preparazione è rimasto praticamente invariato dalla loro invenzione), gli erbari sono la testimonianza scientifica della diversità vegetale passata e presente, dei veri e propri archivi dinamici tuttora in costruzione. Sono uno strumento importante al servizio della ricerca fondamentale, della conservazione delle specie e dell’educazione. Uno dei compiti principali del Museo cantonale di storia naturale è la preservazione a lungo termine e lo studio di questi reperti – alcuni dei quali sono stati selezionati per l’esposizione. Ponendo al centro dell’attenzione gli erbari, oggetto di analisi scientifiche ma anche fonte d’ispirazione e riflessione artistica, la mostra «Icone vegetali» esplora i limiti e la concezione del dualismo tra botanica e arte e mette in evidenza i possibili punti d’incontro tra queste discipline.
Dal profilo della mediazione culturale, il Museo cantonale di storia naturale offre alle scuole un percorso didattico a complemento alla mostra. Le proposte elaborate si articolano sulla scoperta dell’erbario, nelle sue molteplici interpretazioni. Questo strumento infatti, nonostante l’apparente semplicità, è ricco di informazioni e significati: tanto scientifici (per le indicazioni sulla distribuzione e frequenza delle specie), quanto storici (grazie ai cenni biografici sui naturalisti del passato e sull’evoluzione del rapporto tra l’uomo e le piante), ma anche decorativi ed estetici (per gli aspetti di presentazione e descrizione dei materiali e delle tecniche di riproduzione). Le attività ideate permetteranno inoltre di studiare le piante del parco di Villa dei Cedri, invitando ad una riflessione sull’importanza della biodiversità vegetale per l’uomo. Applicando diverse tecniche, ognuno potrà allestire un piccolo erbario sotto forma di diario personale, in grado di far viaggiare tra parco, territorio e museo e tra scienza, arte e storia. Il reperto botanico preparato ed etichettato sarà il pretesto per trasformare l’esperienza di scoperta attiva delle piante in un’acquisizione duratura e ripetibile.
INFO
Una mostra realizzata con la partecipazione del Museo cantonale di storia naturale, Lugano.
A cura di Carole Haensler, curatrice Museo Villa dei Cedri e direttrice Bellinzona Musei
Museo Villa dei Cedri, Piazza S. Biagio 9, CH-6500 Bellinzona
+41 (0)58 203 17 30/31
https://www.villadeicedri.it/ita/
Ingresso: CHF 12.- / 12 euro; ridotto: CHF 8.- / 8 euro
Orario: mercoledì – giovedì: 14:00 – 18:00 | venerdì – domenica e festivi: 10:00 – 18:00 | lunedì e martedì chiuso