Il Teatro Radar ospita uno storico capolavoro di Molière
nella riscrittura curata da Teresa Ludovico per Teatri di Bari. Va in scena dal 12 al 16 marzo (sempre alle ore 21, tranne la replica di domenica 13 marzo prevista alle ore 18) Il malato immaginario ovvero Le Molière imaginaire, nel nuovo appuntamento della Stagione 2021.22 ‘Tutto cambia’. Un evento speciale organizzato in occasione del 400° anniversario della nascita del drammaturgo francese, che vedrà la storica produzione Teatri di Bari rappresenta anche al laboratorio urbano La Cittadella degli Artisti di Molfetta (19 e 20 marzo).
La scrittura e regia di Teresa Ludovico tra fedeltà al testo originale, invenzioni registiche, ironia e sarcasmo, sposta l’ambientazione dalla Francia del ‘600 a una casa del Sud Italia, in un bianco e nero da pellicola neorealista, disegnando un Argante (il protagonista, interpretato da Augusto Masiello) che “ha molto in comune con lo stesso Molière” spiega la regista. “Molière e Argante hanno un punto in comune: l’immaginazione. Entrambi possono vivere solo a condizione di immaginare. Argante ha bisogno di immaginare la malattia per sfuggire alla vita, sollevandosi da una quotidianità che pullula intorno. È vittima e carnefice di sé, del suo male di vivere, dei medici e così sacrifica il bene di sua figlia al suo interesse. Non è un brav’uomo. Si occupa di sé, esclusivamente della sua malattia, lo fa per non vivere e in questa sua distorsione si presenta come personaggio molto attuale” ricorda la Ludovico.
Lo spettacolo vede sul palcoscenico Sara Bevilacqua, Michele Cipriani, Christian Di Filippo, Lucia Raffaella Mariani, Augusto Masiello, Piergiorgio Maria Savarese e Paolo Summaria, con le scene e luci di Vincent Longuemare, i costumi di Luigi Spezzacatene. Componente importante nell’allestimento, la musica di Nino Rota autore tra il ’76 e il ’78 per il coreografo Maurice Béjart della suite Le Molière imaginaire, che torna quindi nello spettacolo dando vita a un dialogo “immaginario” proprio fra Rota e Molière. Le musiche sono eseguite da Michele Di Lallo (fagotto) e Cosimo Castellano (pianoforte) e si avvalgono della consulenza dei maestri Nicola Scardicchio e Leonardo Smaldone.
Biglietti a partire da 22 euro, disponibili al botteghino del teatro (via Magenta 71, Monopoli) e sul circuito online Vivaticket.com. E per chi possiede la myWorld card di Teatri di Bari, sarà rimborsato del 3% del prezzo d’acquisto di biglietti e abbonamenti, oltre a cashback su migliaia di esercizi convenzionati al circuito https://www.myworld.com/it
È possibile iscriversi sul sito myworld.com e scaricare l’app myWorld Benefits (disponibile negli store Ios e Android).
Per informazioni si può inviare una mail a info@teatroradar.it o chiamare il numero 335 756 47 88. Maggiori dettagli sulla Stagione 2021.22 e il botteghino sul sito www.teatridibari.it.
Teatri di Bari
IL MALATO IMMAGINARIO OVVERO LE MOLIÈRE IMAGINAIRE
scritto e diretto da Teresa Ludovico
con Sara Bevilacqua, Michele Cipriani, Christian Di Filippo, Lucia Raffaella Mariani, Augusto Masiello, Piergiorgio Maria Savarese, Paolo Summaria
scene e luci Vincent Longuemare
costumi Luigi Spezzacatene
musiche eseguite da Michele Di Lallo (fagotto) Cosimo Castellano (pianoforte)
consulenza musicale Nicola Scardicchio, Leonardo Smaldone
Una casa del sud, in un bianco e nero da pellicola neorealista, con qualche lampo di colore. Una maschera, Pulcinella, espressione di quell’anima popolare, beffarda, liquida che pervade tutta l’opera di Molière; uno spirito che entra ed esce dai panni di una serva o di un fratello e che continuerà la sua recita anche quando si spegneranno le luci della ribalta. Un malato brontolone accudito da una serva petulante e ficcanaso, insolente e fedele come sapevano essere certe nostre donne, un po’ zie un po’ comari, un po’ tuttofare che governavano casali, masserie o palazzotti di signori o finti signori. Una figlia angelica, una moglie perfida, un fratello consigliere, un giovane innamorato e medici, tanti medici che millantano crediti, maschere farsesche in un mulinello a volte assordante, una danza grottesca di quel quotidiano stretto fra le pareti domestiche dove ogni sussurro si amplifica, dove covano intrighi, dove si fingono finzioni e il malato? Imaginaire…
Riscrittura originale, con le scene e le luci curate da Longuemare, i costumi realizzati dall’Artelier di Luigi Spezzacatene e con la consulenza musicale dei maestri Nicola Scardicchio e Leonardo Smaldone, Il malato immaginario vede protagonisti in scena Sara Bevilacqua, Michele Cipriani, Christian Di Filippo, Lucia Raffaella Mariani, Augusto Masiello, Piergiorgio Maria Savarese, Paolo Summaria
Componente importante nell’allestimento del Kismet, la musica di Nino Rota autore tra il ’76 e il ’78 per il coreografo Maurice Béjart della suite Le Molière imaginaire, che torna quindi nello spettacolo del Kismet dando vita a un dialogo “immaginario” proprio fra Rota e Molière.
Tra fedeltà al testo originale, invenzioni registiche, ironia e sarcasmo, lo spettacolo sposta l’ambientazione dalla Francia del ‘600 a una casa del Sud Italia, in un bianco e nero da pellicola neorealista, disegnando un Argante (il protagonista, qui interpretato da Augusto Masiello) che “ha molto in comune con lo stesso Molière” spiega la regista. “Molière e Argante hanno un punto in comune: l’immaginazione. Entrambi possono vivere solo a condizione di immaginare. Argante ha bisogno di immaginare la malattia per sfuggire alla vita, sollevandosi da una quotidianità che pullula intorno. E’ vittima e carnefice di sé, del suo male di vivere, dei medici e così sacrifica il bene di sua figlia al suo interesse. Non è un brav’uomo. Si occupa di sé, esclusivamente della sua malattia, lo fa per non vivere e in questa sua distorsione si presenta come personaggio molto attuale” specifica la Ludovico.
Col suo personaggio, a smorzarlo, Antonietta la serva e una maschera di Pulcinella, incarnazione entrambe di quell’anima popolare, beffarda, liquida, che pervade tutta l’opera di Molière.Spettacolo fortemente “corale”, Il malato immaginario ovvero Le Molière imaginaire vuol essere un omaggio al “popolo del teatro” e vuol proporsi nella misura di un “lavoro collettivo” come tiene a notare Augusto Masiello.