Fino al 3 aprile | Teatro della Pergola
(ore 20:45; domenica, ore 15:45)
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana
Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erasmo Genzini, Carmine Recano, Simona Marchini
MINE VAGANTI
uno spettacolo di Ferzan Ozpetek
con (ordine alfabetico) Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Edoardo Purgatori
scene Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
Sentimenti, malinconie, risate, immutate dal cinema al teatro. Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi pluripremiati film (numerosi David di Donatello, Nastri d’Argento, Globi d’Oro), Mine vaganti.
Al centro della vicenda la famiglia Cantone, proprietaria di un pastificio in un piccolo paese del Sud, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità l’azienda ai figli.
Tutto precipita quando il figlio Antonio si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il secondogenito Tommaso tornato da Roma per raccontare anch’egli la sua verità. Una favola agrodolce che lascia intatto lo spirito essenzialmente intrigante, attraente e al contempo umoristico della pellicola e in cui il pubblico è chiamato a interagire con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese.
La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce. Una prospettiva che si realizza con un cast corale e una progressione drammaturgica che ha il sapore di una favola dolce-amara, che fa riflettere con leggerezza e infilza il perbenismo manicheo della famiglia del Sud in cui tutto è plasticamente immobile: i genitori non possono accettare ciò che è fuori dal recinto della “normalità” e i figli si caricano sulle spalle, per anni, il peso del silenzio; ché nulla deve cambiare. D’altronde il tabù è quello della vergogna sociale, la famiglia non può accettare lo sguardo degli altri e le voci, in paese, corrono.
“Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico?
Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura.
Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola.
Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento.
L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità.
Racconto storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile. Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo.
Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole; i tre amici gay sono diventati due e ho integrato le parti con uno spettacolino per poter marcare, facendone perfino una caricatura, quelle loro caratteristiche che prima arrivavano alla gente secondo le modalità mediate dallo schermo. Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito, ho tratto spunto da personali esperienze.
A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene. Qui c’è il merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi; anche le luci di Pasquale Mari fanno la loro parte, lo stesso per i costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti.
Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce.”
Ferzan Ozpetek
3, 10 aprile, ore 10 | Teatro della Pergola
Fondazione Teatro della Toscana
iNuovi
SUPERATTORI
di Claudia Filippeschi
con Francesco Grossi, Filippo Lai, Erica Trinchera
Gli attori hanno la capacità di trasformarsi in chiunque e qualunque cosa vogliano, quando salgono in palcoscenico; possono anche volare.
E se un attore perdesse i suoi superpoteri? Sarà proprio il pubblico di grandi e piccini (dai 4 ai 7 anni) ad aiutare il SuperAttore a recuperare la voce, le emozioni, la capacità di muovere il corpo ed indossare abiti di scena.
I bambini partecipanti devono essere accompagnati da un adulto. Ogni adulto può accompagnare fino a un massimo di quattro bambini.
3, 10 aprile, ore 11:30 | Teatro della Pergola
Fondazione Teatro della Toscana
iNuovi
CHI HA VISTO LA CODA DEL SIGNOR VOLPE?
di Federica Cavallaro
con Maddalena Amorini, Federica Cavallaro, Ghennadi Gidari, Nadia Saragoni, Sebastiano Spada, Lorenzo Volpe
Attenzione, attenzione: c’è una volpe senza coda in teatro! Attraverso indizi, racconti e incontri coi personaggi del bosco, i partecipanti vengono chiamati a trovare la coda del Signor Volpe. Riusciranno nelle mille peripezie? Risolveranno gli enigmi del Tasso aiutando, così, la Signora Volpe?
Un’avventura per tutti coloro dai 7 ai 12 anni che amano viaggiare nel mondo della fantasia.
I bambini partecipanti devono essere accompagnati da un adulto. Ogni adulto può accompagnare fino a un massimo di quattro bambini.
5, 6, 12, 13, 19, 20 aprile, ore 18:30 | Teatro della Pergola
Fondazione Teatro della Toscana
iNuovi
IL FANTASMA DI CANTERVILLE
di Oscar Wilde
traduzione Giuseppe Vannicola
adattamento Claudia Ludovica Marino
con Maddalena Amorini, Alessandra Brattoli, Maria Lucia Bianchi, Anastasia Ciullini, Davide Diamanti, Francesco Grossi, Filippo Lai, Claudia Ludovica Marino, Luca Pedron
Attraverso un adattamento inedito e tutto da scoprire de Il Fantasma di Canterville, racconto umoristico scritto da Oscar Wilde nel 1887, i Nuovi accompagneranno gli spettatori da zero a 99 anni nei luoghi più nascosti e misteriosi del Teatro della Pergola.
Sei attori della compagnia si alterneranno mettendo in scena le vicende di Sir Simon in un incontro tra tradizione e contemporaneità.
I bambini partecipanti devono essere accompagnati da un adulto. Ogni adulto può accompagnare fino a un massimo di quattro bambini.
5 – 10 aprile | Teatro della Pergola
(martedì – sabato, ore 20:45, giovedì, ore 18:45; domenica ore 15:45)
12 – 13 aprile | Teatro Era di Pontedera
(ore 21)
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
Stefano Accorsi
AZUL
Gioia, Furia, Fede Y Eterno Amor
con Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo, Luigi Sigillo
foto Lorenzo Burlando
di e regia Daniele Finzi Pasca
Uno spettacolo sospeso fra sogno e semplicità, fra amicizia, ironia, fragilità, passione, tifo, musica e colori. Stefano Accorsi, direttore artistico della Fondazione Teatro della Toscana, debutta con Azul – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca.
In una città in cui il gioco del pallone è febbre, amore e passione, quattro amici fanno i conti con le loro rispettive vite e, facendo affiorare ricordi, provano a ricostruire una serenità andata a pezzi. Nella loro semplicità, ad accomunarli è la passione folle per la squadra del cuore e infanzie fiabesche. Sono fatti di materia semplice come il pane, ma la domenica, allo stadio si fanno travolgere da una furia che ogni volta li spazza e li sconquassa.
Finzi Pasca scrive in modo tridimensionale, bisogna letteralmente entrare nel suo mondo per abitarlo e viverlo, sentirlo senza voler spiegare ogni cosa. In scena ci sono personaggi veri e al tempo stesso trasognati, clown toccanti e divertenti nei quali ci si riconosce tantissimo tutti. C’è gioia, amarezza, ironia e tanta voglia di sorridere mentre evocano le vittorie, i momenti di estasi, le sconfitte e le tragedie che hanno condiviso negli anni. Azul è, dunque, una storia di gente semplice, unita da un’amicizia inossidabile che li aiuta ad affrontare la vita stringendosi in un abbraccio delirante e commovente.
Mercoledì 6 aprile, ore 15, alla Feltrinelli Red di Piazza della Repubblica, Firenze, Stefano Accorsi firmerà le copie del suo libro Album Stefano Accorsi (edito da Gruppo Editoriale) a cura di Malcom Pagani. Il volume ripercorre la carriera di Accorsi e i proventi sono devoluti alla famiglia di Giulio Regeni per sostenere la loro battaglia per la verità.
Note di regia
“Ho sempre raccontato storie di personaggi carichi di umanità, fragili e trasognati. Il mio teatro è costruito riproducendo il linguaggio dei sogni. Procede per allusioni, associazioni di idee. I ricordi emergono come bollicine che tornano a galla in una bibita che ammazza la sete nelle giornate di caldo fuoco. Cerco di costruire immagini rarefatte, sospese in un tempo inventato, leggero. Amo i colpi di scena, i finali a sorpresa, le macchine teatrali, la magia e l’illusioneSono cresciuto nel mondo del teatro e poi sono stato rapito dai grandi eventi: spettacoli monumentali per il Cirque du Soleil, Cerimonie Olimpiche. Però, ogni volta che ritrovo l’odore e il sapore della scena, mi sembra di tornare a casa e di riscoprire le mie radici.Credo siano clown i personaggi che popolano le mie storie dato che sussurrano, inciampano, ridono e si commuovono. Sono fatti di cristallo, di burro e di zucchero e con un colpo di vento si trasformano in giganti. Ho avuto la fortuna di incontrare Stefano, Luciano, Sasà e Luigi attori carichi di umanità, mestiere e passione. Con loro è stato facile dare vita a questa piccola rapsodia dedicata a quanti non si danno mai per vinti.”Daniele Finzi Pasca
13 – 14 aprile, ore 20:45 | Teatro della Pergola
Théâtre de La Ville-Paris
in associazione con Agav Films
Amos Gitai
EXILS INTÉRIEURS
testi di Thomas Mann, Rosa Luxembourg, Albert Camus, Antonio Gramsci, Else Lasker Schüle
estratti dai film “Berlin-Jerusalem”, “Kippour”, “Lullaby To My Father”, “Promised Land”, “Tsili” di Amos Gitai
con Natalie Dessay, Pippo Delbono, Jérôme Kircher, Markus Gertken, Hans-Peter Cloos, Talia De Vries
musicisti Philippe Cassard (pianoforte), Alexey Kochetkov (violino), Bruno Maurice (fisarmonica-accordéon)
voci Hannah Schygulla e Jeanne Moreau
luci Jean Kalman
costumi Emmanuelle Thomas
assistente alla regia Talia De Vries
regia Amos Gitai
Spettacolo in francese, italiano e tedesco, con sottotitoli in italiano.
Un dialogo immaginario tra Thomas Mann e Hermann Hesse, Rosa Luxemburg, Albert Camus, Antonio Gramsci, sul tema della posizione dell’artista (quando si trova) di fronte all’oppressione. Quando un artista prende posizione contro un regime autoritario, quali sono le conseguenze per la sua vita e il suo lavoro? Exils intérieurs risponde a queste e ad altre domande combinando brani musicali, proiezioni di film di Amos Gitai come Berlin-Jerusalem, Kippour, Lullaby To My Father, Promised Land, Tsili e lettura testi a cura di Natalie Dessay, Pippo Delbono, Jerome Kircher, Markus Gertken, Hans-Peter Cloos, Talia Di Vries.
Note
Quando un artista prende posizione contro un regime autoritario, quali sono le conseguenze per la sua vita e il suo lavoro?
Nel 1936 Thomas Mann viveva ormai da tre anni in esilio volontario in Svizzera. Ma non aveva fatto assolutamente nessuna dichiarazione pubblica riguardo alla politica. Si era persino rifiutato di partecipare al Congresso degli scrittori per la difesa della cultura, sebbene suo fratello Heinrich vi avesse svolto un ruolo importante.
Poiché era senza dubbio il più eminente scrittore tedesco del suo tempo, era stato spinto da entrambe le parti a prendere posizione. I nazisti insistettero perché tornasse in Germania e lasciarono intendere che le sue idee inconcepibili sulla libertà sarebbero state ignorate se avesse detto una parola di lode verso il Führer. Gli antifascisti lo pregarono di unirsi a loro. Nel 1936 decise di esprimersi sul tema dell’antisemitismo nazista. Il giorno successivo è stato privato della sua nazionalità tedesca ed è diventato apolide.”
Odile Quirot
19 – 24 aprile | Teatro Goldoni
(martedì – sabato, ore 20:45, giovedì, ore 18:45; domenica ore 15:45)
Effimera Srl
Gabriele Lavia
LE FAVOLE DI OSCAR WILDE
regia Gabriele Lavia
Gabriele Lavia affronta le favole di Oscar Wilde,
una lettura come solo un grande maestro del teatro può presentare a un pubblico che è rimasto lontano dalle sale teatrali forse troppo tempo. La grande voglia di teatro e di partecipazione riporta l’attenzione degli spettatori all’attenzione al presente, attraverso la genialità di Wilde.
Lavia sapientemente ricerca in questi testi il pretesto per abbandonarci all’ascolto di storie fantastiche, che alludono alle contraddizioni di una moralità che condiziona spesso la nostra vita. All’apice della notorietà lo scrittore inglese scrive alcune fiabe per i figli Cyril e Vyvyan, allora bambini: sono storie malinconiche, popolate da personaggi memorabili.
Principi ingenui, regine in incognito, giganti insicuri, usignoli generosi, fattucchiere piacenti, razzi vanitosi e nani da circo: l’intento era quello di divertire e, soprattutto, educarli a una vita giusta e felice i due bimbi. Tra le righe, la difficoltà di mantenere una doppia vita, tra un matrimonio di facciata e l’omosessualità difficilmente occultabile.
Il grande interprete e regista ha scelto per questa serata Il Principe Felice e Un ragguardevole razzo. La statua del Principe Felice e la piccola rondine, non sono che due varianti del carattere di Wilde: mondano e godereccio l’una, malinconico e compassionevole l’altro.
Attraverso una critica alla società vittoriana inglese lo scrittore mette alla gogna politici, intellettuali cattedratici, una famiglia borghese. Wilde esalta i bambini che nella loro ingenuità vivono di sogni e se la prende con chi, da intellettuale scettico e razionalista, ridimensiona le loro fantasie.
Un ragguardevole razzo è una novella sarcastica, una divertente satira dell’ipocrisia borghese: protagonista del racconto infatti è un razzo egocentrico ed arrogante.
Autoproclamatosi protagonista di uno spettacolo pirotecnico organizzato dal re, constaterà a proprie spese quanto sia poco saggio trattare gli altri in maniera irrispettosa e come l’arroganza, alla fine, non paghi.
21 aprile, ore 20:45 | Saloncino ‘Paolo Poli’ – Teatro della Pergola
23 aprile, ore 17:45 | Saloncino ‘Paolo Poli’ – Teatro della Pergola
Théâtre de la Ville – Paris
Emmanuel Demarcy-Mota
IONESCO SUITE
basato sugli scritti di Eugene Ionesco
tratti da “Jacques, ovvero la sottomissione”, “Delirio a due”, “La cantatrice calva”, “La lezione”, “Exercises of conversation” e “French diction”
con la Compagnia del Théâtre de la Ville – Paris: Charles-Roger Bour, Céline Carrère, Jauris Casanova, Antonin Chalon, Sandra Faure, Stéphane Krähenbühl, Gérald Maillet
musiche Jefferson Lembeye, Walter N’Guyen
scenografie e disegno luci Yves Collet
costumi Fanny Brouste
make-up Catherine Nicolas
foto di scena Agathe Poupeney, Jean Louis Fernandez
assistente ai costumi Alix Descieux-Read
assistenti alla regia Christophe Lemaire, Julie Peigné
secondo assistente alla regia Julie Peigné
regia Emmanuel Demarcy-Mota & la Compagnia del Théâtre de la Ville – Paris
Spettacolo in francese, con sottotitoli in italiano.
Un tributo all’anti-azione del teatro dell’assurdo, al rifiuto della trama, all’uso del colpo di scena adoperato non per far avanzare l’intreccio ma per stupire lo spettatore, per concedergli una risata, riscattarlo dalla tensione.
Ionesco Suite è un mosaico di frammenti dell’assurdo, estratti da sei testi del teatro di Ionesco, dai più classici come La Cantatrice Calva e La Lezione fino a testi meno noti, come Jacques ovvero la sottomissione, Delirio a due, Come preparare un uovo sodo, Esercizi di conversazione e dizione in francese per studenti americani, tutti ricuciti attorno a un pranzo di famiglia, dove gli attori rinunciano alla sacrosanta costruzione del personaggio e si scambiano di ruolo nell’atto di passarsi un bicchiere, si accusano, si amano, festeggiano, si lanciano torte, s’inzuppano d’acqua e vino, mentre il trucco viene via insieme alle loro difese. E il personaggio si scioglie lasciando scoperto l’essere umano.
Le ripetizioni, i dialoghi portati allo sfinimento costruiscono l’intreccio di un affresco sulla difficoltà di essere (da soli, in due, nella società…), l’arbitrarietà del linguaggio, il sogno e la morte, il livellamento dell’individualità, la manifestazione del potere e della dominazione (affettiva o intellettuale).
Lo stesso linguaggio si rifiuta di collaborare. È usurato, spolpato, si rifugia in interminabili giochi di parole e scioglilingua per sfuggire alla vacuità degli scambi quotidiani, alle mediocri chiacchiere da convenevoli, alle trite convenzioni verbali delle coppie.
22 – 24 aprile | Teatro della Pergola
(ore 20:45; domenica, ore 15:45)
Théâtre de la Ville-Paris, Les Théâtres de lav ille du Luxembourg, La Comédie de Genève et la Compagnie des Millefontaines
Emmanuel Demarcy-Mota
SIX PERSONNAGES EN QUÊTE D’AUTEUR
di Luigi Pirandello
traduzione e adattamento François Regnault
con la Compagnia del Théâtre de la Ville – Paris: Hugues Quester, Alain Libolt, Valérie Dashwood, Sarah Karbasnikoff, Stéphane Krähenbühl, Chloé Chazé, Céline Carrère, Charles-Roger Bour, Philippe Demarle, Sandra Faure, Gaëlle Guillou, Gérald Maillet, Pascal Vuillemot, Jauris Casanova, Julia Demarcy
scenografie e disegno luci Yves Collet
musiche Jefferson Lembeye
costumi Corinne Baudelot
make-up Catherine Nicolas
foto di scena Jean Louis Fernandez
assistente lightdesigner Thomas Falinower
assistenti alla regia Christophe Lemaire, Julie Peigné
regia Emmanuel Demarcy-Mota
Spettacolo in francese, con sottotitoli in italiano.
Quando un attore è veritiero? Quando è artificiale? E il regista, a che punto è sincero il suo metodo artistico?
Sono domande che Pirandello affronta nei Sei personaggi in cerca d’autore e che anche Demarcy-Mota e i suoi attori si sono posti: il tema del rapporto tra finzione e realtà ha effetto a vari livelli.
Fin da piccolo, Emmanuel Demarcy-Mota è stato molto affascinato dal lavoro di Pirandello, che lo ispira ancora e ancora. Nei Sei personaggi sfida l’impossibilità del teatro in modo molto concreto. Richiama l’attenzione sull’incongruenza tra illusione e realtà. Causò, infatti, un grande scandalo con la prima esecuzione della sua commedia 100 anni fa. Il giorno dopo, i giornali scrissero che Pirandello aveva causato il più grande scandalo teatrale d’Europa. Il pubblico di Roma non era evidentemente pronto per uno spettacolo che viola le leggi del teatro.
Si racconta di un gruppo di attori e un regista che stanno provando una nuova commedia, quando sei personaggi improvvisamente irrompono. Sono stati abbandonati dal loro autore e sono venuti per avere una spiegazione. Gli attori devono aiutarli in questo, recitandoli e facendoli così diventare ‘reali’. Tuttavia, questo dimostra di essere impegnativo, perché questi personaggi non si lasciano ritrarre così facilmente, preferiscono condurre le proprie vite. Fino al tragico epilogo.
Ciò che interessa a Demarcy-Mota di più di tutto in questa commedia è dunque indagare l’equilibrio tra l’orribile tragedia dei personaggi e il bisogno artistico di raccontarla.
26 – 30 aprile | Teatro Goldoni
(martedì – sabato, ore 20:45, giovedì, ore 18:45; domenica ore 15:45)
Tradizione e Turismo srl – Centro di Produzione Teatrale
Lara Sansone, Francesco Biscione, Vittorio Ciorcalo, Cinzia Cordella, Gennaro Di Biase, Giacinto Palmarini, Gilda Postiglione
LA LOCANDIERA
di Carlo Goldoni
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche Paolo Coletta
aiuto regia Lucia Rocco
regia Luca De Fusco
Una Locandiera goldoniana ambientata negli anni ’50, dinamica, curata e originale.
C’è un’analogia tra la freschezza e l’ottimismo della nascente borghesia italiana del ’700 e quello della borghesia italiana degli inizi del boom economico del secolo scorso. La trasposizione rivitalizza il testo di Goldoni e ne dimostra l’eternità. Si innescano musica e canzoni nello spettacolo: al centro di una locanda super stilizzata c’è un jukebox e proprio la musica è il filo sottile che lega Mirandolina e Fabrizio.
Mirandolina incarna la donna senza tempo, esaltandone le doti argute, affabili, intraprendenti. È una donna dai vecchi principi, ma al contempo moderni, è oculata negli affari, maliziosa, ma compita, astuta, ma determinata. La commedia si evolve in un intreccio di ruoli, dove la protagonista si destreggia tra i vari corteggiamenti, gestendo i “fili” delle emozioni con quella furbizia tipica di chi sa come il gioco termina.
Non possiamo infatti concepire oggi che questa affascinante locandiera, sposi alla fine Fabrizio solo per seguire il consiglio del padre. Ma la cornice canora e la presunzione di un reale feeling tra i due sposi non ci fa dimenticare il cinismo della protagonista e le nevrosi del cavaliere, i due tratti più contemporanei del testo.
Note di regia
“Torno a Goldoni dopo dieci anni. L’ho molto frequentato durante il mio decennio Veneto mettendo in scena La bottega del caffè con Pagliai, La Trilogia della villeggiatura con Lello Arena e infine L’impresario delle Smirne con Eros Pagni. Ritrovo ne La Locandiera la perfezione della drammaturgia goldoniana, il suo meccanismo a mosaico che la rende perfetta se la compagnia è dotata di tutte le tessere giuste. Il regista deve rispettare ed anzi sforzarsi di riprodurre il mosaico ma può poi darsi delle libertà interpretative. Per la terza volta ho ambiento Goldoni negli anni ’50.Trovo che ci sia un’analogia tra la freschezza e l’ottimismo della nascente borghesia italiana del ’700 e quello della borghesia italiana degli inizi del boom economico del secolo scorso.Le trasposizioni, a mio avviso, rivitalizzano i testi e ne dimostrano l’eternità. Come già feci nell’Impresario, innesto musica e canzoni nello spettacolo. In quel caso lo spunto era quello delle musiche di Nino Rota, per la versione di Visconti.In questo caso, con maggiore libertà, immagino che al centro della locanda super stilizzata di Marta Crisolini ci sia un jukebox e che proprio la musica sia il filo sottile che lega Mirandolina e Fabrizio. Non possiamo infatti concepire oggi che questa affascinante locandiera sposi alla fine Fabrizio solo per seguire il consiglio del padre. Ma la cornice canora e la presunzione di un reale feeling tra i due sposi non ci fa dimenticare il cinismo della protagonista e le nevrosi del cavaliere, i due tratti più contemporanei del testo.Inizio con questo spettacolo una collaborazione con gli amici del Teatro Sannazaro che spero sia duratura. Si lavora bene in questo piccolo gioiello settecentesco al centro di Napoli: è una gestione familiare che tratta il teatro con amore antico ma con approccio moderno e che si basa su un talento, quello di Lara Sansone, risaputo a Napoli ma che merita di essere reso noto ormai in tutta l’Italia”.Luca De Fusco
29 aprile, ore 21 | Teatro Era di Pontedera
Fondazione Teatro della Toscana – CSRT
FUORI DAI TEATRI
un film di Rä di Martino
regia e sceneggiatura Rä di Martino
interviste a Roberto Bacci, Luca Dini, Dario Marconcini, Carla Pollastrelli, Maria Teresa Telara
recitate verbatim da Lino Musella e Anna Bellato
fotografia Simone D’Arcangelo
montaggio Benedetta Marchiori
musiche Mauro Remiddi
progetto sviluppato in collaborazione con Lo Schermo dell’arte Festival di cinema e arte contemporanea
Una visione d’artista dei primi anni del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale dalle immagini dell’archivio di Pontedera.
Fuori dai Teatri è un film prodotto dal Centro per la Ricerca e la Sperimentazione Teatrale del Teatro della Toscana affidato all’artista Rä di Martino, che restituisce la storia dei primi anni dell’esperienza teatrale del Piccolo Teatro di Pontedera e del CSRT, a partire dalle immagini dell’archivio del CSRT Pontedera e dalle interviste ai protagonisti di quella storia: una riflessione in termini critici delle opere e delle attività che hanno caratterizzato il Centro di Pontedera.
Lino Musella dà voce all’imprenditore Dario Marconcini, fondatore del Piccolo Teatro di Pontedera, che ha dato il via a quell’impresa e che continua instancabile a dare vita a spettacoli teatrali, al regista e direttore del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera fin dal 1974, Roberto Bacci, a Luca Dini, attuale direttore del Centro; mentre Anna Bellato restituisce il racconto di quegli anni dell’allora giovanissima attrice Maria Teresa Telara e il ricordo di Carla Pollastrelli, che del Centro è stata co-direttrice oltre ad essere stata assistente personale di Jerzy Grotowski.
Questa narrazione è fatta di ricordi personali e immagini che appartengono alla memoria di una generazione.
A seguire, incontro con Rä di Martino, Anna Bellato, Carla Pollastrelli, Luca Dini, Dario Marconcini, Roberto Bacci (sono da confermare Lino Musella e Teresa Telara).
Note di regia
Le interviste audio alle figure chiave della storia iniziale del teatro di Pontedera mi hanno fatto ragionare principalmente su come il raccontare una storia nata quasi cinquanta anni fa diventi un lavoro sulla memoria, sull’impossibilità per un regista che affronta l’argomento oggi di avere un racconto unico e oggettivo e forse anche quanto questo non sia necessario. Infatti i diversi racconti, le memorie, i punti in cui si intersecano o sono in disaccordo, uniti alle immagini storiche, le centinaia di foto e i materiali video, creano un collage poliedrico di un’esperienza che non vuole essere univoca, che non voleva essere documentata ma vissuta e trasmessa di persona. Le interviste ai protagonisti dei primi anni, cioè della nascita del teatro di Pontedera divengono un tessuto mnemonico, un testo quasi una sceneggiatura, per dipanare le immagini di questo bellissimo archivio. Due attori, Anna Bellato e Lino Musella, reinterpretano verbatim (tecnica che ho già usato) le voci registrate delle interviste ascoltandole con degli auricolari e ri-recitandole in synch. Riportano i racconti degli stessi anni e degli stessi avvenimenti raccontati dai diversi punti di vista, intersecando le immagini d’archivio, fotografiche e video.Rä di Martino
Calendario corsi Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola
GORGIERE TRA XVI E XVII SECOLO
docente Dagmar Elizabeth Mecca
Corso pratico di 40 ore
Date: 4 – 8 aprile
Ore: 9 / 13 e 14 / 18
Costo: 360€
Ridotto Abbonati Teatro della Toscana (stagione 2021/2022) 10% di sconto: 324€
Altre Riduzioni Quota ridotta per iscritti a due o più corsi del Laboratorio d’Arte: 306€
L’enorme collo rotondo imposto dalla moda al tempo di Elisabetta I, la gorgiera, simbolo dell’abbigliamento nobiliare tra XVI e XVII secolo e più volte reinterpretato dagli stilisti contemporanei, verrà ricreato come elemento di costume teatrale.
Partendo dallo studio iconografico della ritrattistica tardo-cinquecentesca e avvalendosi dell’utilizzo di materiali non convenzionali, questo collaretto di lino o pizzo che circondava il collo salendo fino alla nuca sarà ricreato sia nella foggia di gorgiera (grazie alla piegatura del tessuto a fitti cannelli) sia in quella del tipico rebato con il suo adeguato supporto.
Il corso si basa sul testo Patterns of Fashion 4 di Janet Arnold.
Iscrizioni
Modulo online al link www.teatrodellatoscana.it/lab/
È possibile iscriversi ai corsi fino a una settimana prima dell’inizio degli stessi.
Informazioni
formazione@teatrodellatoscana.it
055.2264370
Biglietti Teatro della Pergola
Intero
Platea 35€ – Palco 28€ – Galleria 21€
Ridotto Over 60
Platea 32€ – Palco 26€ – Galleria 19€
Ridotto Under 30 / Abbonati Teatro della Toscana
Platea 26€ – Palco 22€ – Galleria 17€
Ridotto Soci Unicoop Firenze
Platea 28€ – Palco 24€ – Galleria 18€
SuperAttori, Chi ha visto la coda del Signor Volpe? Il Fantasma di Canterville: Posto unico 5€
Ionesco Suite Intero 15€, Ridotto (Over 60, Under 30, Soci Unicoop Firenze, Abbonati Teatro della Toscana) 12€
Biglietti Teatro Goldoni
Le favole di Oscar Wilde, La Locandiera
Intero 21€
Ridotto Over 60 / Soci Unicoop Firenze 19€
Ridotto Under 30 / Abbonati Teatro della Toscana 12€
Biglietteria Teatro della Pergola / Teatro Goldoni
La biglietteria di prevendita del Teatro della Pergola e del Teatro Goldoni è al Teatro della Pergola, in Via della Pergola 12, è aperta dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 19, la domenica dalle ore 10 alle ore 13:15.
Nei giorni di spettacolo la biglietteria serale del Teatro della Pergola, in Via della Pergola 30, è aperta a partire da due ore prima dell’inizio della recita. Da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo la biglietteria è attiva esclusivamente per la recita del giorno.
È attivo il Servizio Cortesia, per informazioni e vendite telefoniche, negli stessi orari della biglietteria al numero 055.0763333.
Acquisto nei punti vendita BoxOffice e online.
Biglietti Teatro Era
Azul: Intero 20€, Ridotto 18€, Ridotto Under 30 12€
Fuori dai teatri: Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili.
Biglietteria
Parco J. Grotowski – Via Indipendenza, s.n.c. Pontedera (PI)
Tel. 0587.213988
Aperta dal martedì al sabato, ore 16 – 19.
Acquisto biglietti online su www.teatroera.it.