Tratto dal libro omonimo e dalle interviste di Primo Levi
di e con Stefano Ledda
musiche originali dal vivo Juri Deidda (sassofono e sonorizzazioni)
regia Stefano Ledda
produzione Teatro del Segno
Il progetto nasce quattro anni fa ma la gestazione è stata lunga con molte pause e ripensamenti, per la necessità di mettere a fuoco la forma e la struttura drammaturgica in una sintesi insieme esplicativa e essenziale – senza tradire lo spirito del libro ma mettendo in risalto la figura dello scrittore e soprattutto dell’uomo. Trasportare sulla scena “Il sistema periodico” di Primo Levi significa confrontarsi con la Shoah – una pagina nera del Novecento e uno dei momenti più tragici della storia dell’umanità attraverso lo sguardo di un testimone – tra i pochi sopravvissuti all’orrore dei lager e al genocidio che ha cancellato milioni di vite.
“Il Sistema Periodico” ha debuttato il 31 Luglio del 2019, cento anni dopo la nascita dell’autore: un viaggio attraverso le pagine e il pensiero di Primo Levi, un racconto per quadri che ricostruisce in maniera parziale, ma appassionata, la vicenda di una formazione civile maturata negli anni del fascismo, poi nel periodo della guerra, della scelta partigiana, della deportazione, del reinserimento faticoso nella vita quotidiana, la tensione morale verso la testimonianza a favore della ragione e della dignità dell’uomo.
Note di regia
Come portare in scena le parole e il pensiero, che trovo attualissimi in questo nostro tempo, di Primo Levi? La risposta è stata alquanto obbligata, e cioè partendo più «primoleviano» il fra i suoi testi (fu questa la definizione che ne diede Italo Calvino dopo la sua pubblicazione nel 1975).Lo spettacolo accade in una scena composta da pochissimi elementi scenici, la cui “valenza” di volta in volta gli consente di legarsi ad un racconto, una poesia, un intervista, un’esortazione, un monito.In scena un continuo scorrere dei pensieri, delle azioni fisiche, incastonati nel progetto musicale e sonoro costruito dal sassofonista Juri Deidda, consente allo spettacolo di discostarsi volontariamente dalla semplice biografia, il pubblico incontra alcuni dei ventuno racconti che costituiscono “Il Sistema Periodico”, ciascuno dei quali lo pone davanti ad altrettanti incontri con la materia, madre o nemica, raccontando di uomini e avvenimenti, storie di un mestiere quello di vivere; ricco di sconfitte, di vittorie e di miserie, di avventure e di incontri, capaci di impegnare in pari misura la ragione e la fantasia.Ed eccolo Primo Levi, che parla in scena, ecco le sue parole come fossero un unico flusso di coscienza, senza quasi soluzione di continuità.Restituendoci in questo modo una figura esemplare, che partendo dalla concretezza del mestiere di chimico, riflette, si educa, e in qualche modo ci educa, a ricomprendere le cose e gli uomini, a prendere posizione, lontani dalla “grigia innocenza” a misurarci, a ritrovare un nostro esistere meno disumano, e riscoprire l’esigenza di testimoniare a favore della scintilla fondamentale della ragione e della imprescindibile difesa della dignità di ciascuno.La scena si apre con il racconto “Idrogeno”, che ci fa incontrare il giovane Levi, il suo entusiasmo per la chimica e la nascente vocazione di scienziato: «saremo stati chimici».E’ poi la volta di “Argon” nel quale Levi associa i gas nobili o inerti del quale l’argon fa parte ai suoi antenati. Essi sono inerti come l’argon, rinchiusi in «un atteggiamento statico di dignitosa astensione, di relegazione al margine del gran fiume della vita», sfuggendo i contatti con individui diversi da loro.Ed eccolo parlarci del suo primo compito, la preparazione del solfato di zinco nel quale ci lascia spiare tra le sue insicurezze davanti all’incomprensibile universo femminile ai tempi dell’università e poco dopo ci restituisce uno dei passaggi più attuali ed importanti, «l’elogio all’impurezza», del libro che prende il titolo dalla “tavola degli elementi” di Mendeleev.Al centro del lavoro è il racconto legato al “Cerio” il resoconto attento e commosso di una grande amicizia nata e divenuta eterna dentro il baratro del lager.Arriva infine la grande speranza e la straordinaria invenzione di “Carbonio”: accompagnando la vita di un atomo di carbonio nel suo peregrinare secolare si conclude anche il viaggio nella vita di uno dei più grandi scrittori del nostro Novecento.Primo ci saluta in scena con i versi di «le pratiche inevase», dove l’apparenza “burocratica” delle parole racchiude una verità grande, mite e profonda.Stefano Ledda
L’autore
Primo Levi
(Torino 1919-1987) chimico e scrittore, è l’autore di Se questo è un uomo; La tregua; Storie naturali; Vizio di forma; Il sistema periodico; La chiave a stella; La ricerca delle radici. Antologia personale; Lilìt e altri racconti; Se non ora, quando?; L’altrui mestiere; I sommersi e i salvati. Sono usciti postumi i due volumi delle Opere; Conversazioni e interviste (1963-1987); L’ultimo Natale di guerra; L’asimmetria e la vita. Articoli e saggi 1955-1987; Tutti i racconti (a cura di Marco Belpoliti). E ancora Ranocchi sulla luna, una raccolta di racconti a cura di Ernesto Ferrero, Così fu Auschwitz (scritto con Leonardo De Benedetti e curato da Fabio Levi e Domenico Scarpa), Io che vi parlo (conversazione con Giovanni Tesio).