Emiliano Pellisari
riesce a dare corpo all’immaginario onirico. E suscita stupore con la potenza dell’arte illusoria in spettacoli immaginifici di illusion dance, sculpture dance e physical theatre dove è annullata la legge di gravità e i corpi volano e si librano leggeri in un ambiente privo di ancoraggi gravitazionali in cui le capacità atletiche si integrano con la leggerezza dei movimenti e i giochi di luci e specchi.
Regista, scenografo, costumista, illusionista, coreografo, Pellisari ha sviluppato le figure coreografiche con l’ausilio della moderna tecnologia trascendendo lo spazio sensoriale.
Questo nuovo allestimento della NoGravity Dance Company per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante è una rivisitazione allegorica e immaginifica dell’opera più visionaria della nostra letteratura, l’Inferno dantesco dell’uomo medievale in cui creature danzanti eseguono con i loro corpi quadri viventi di stupefacente suggestione in una metarealtà che esalta il movimento, il gesto atletico, il contorsionismo, l’acrobazia, la velocità, la coordinazione, priva di riferimenti cartesiani terrestri, effettuando evoluzioni e acrobazie in uno spazio senza tempo e senza confini, al ritmo della musica elettronica contemporanea di autori raffinati come Alva Noto e di quella minimalista di Terry Ryley, autori più pop come Kraftwerk o i Prodigy e innesti di musica contemporanea classica di Scelsi, Meredith Monk e altri. Presenti anche sonorità world ideate in studio con musicisti, attori che recitano ed ingegneri del suono.
Un inferno che evoca Escher, con i corpi illuminati da una radente luce caravaggesca, dove musica, danza, atletica circense e mimica si integrano.
La quarta parete in questo contesto è il diaframma verso la magia di uno spettacolo in cui trionfano l’estetica e la bellezza, in un viaggio in un altrove visivamente ammaliante e fantastico, un caleidoscopio di composizioni “vive” e in continuo mutamento in cui figure eteree si librano, volteggiando come sospinti da una brezza leggera, si avvinghiano, si scontrano, si sdoppiano e si sovrappongono, piroettano verso terra e si risollevano in volo, prive di peso, forme immateriali che si intrecciano, vincendo l’attrito, in una dimensione metafisica. Le composizioni armoniose ed eleganti sono geometricamente perfette, si scompongono e si ricompongono in nuove figure della variegata geometria euclidea o in grovigli di dannati o ancora in allegoriche strutture.
Per la prima volta la tecnica coreografica illusionistica della NoGravity è evidente, con i danzatori/acrobati che intrecciano coreografie sdraiati sul pavimento e nell’immagine riflessa nello specchio obliquo sovrastante sembrano volteggiare sospesi nell’aria, battono i piedi a terra e sembrano volare! Ma tale consapevolezza nulla toglie alla meraviglia, anzi continua ad apparire strabiliante e prodigioso l’amalgama di bellezza, eleganza, leggerezza, perfezione estetica e creatività che non ha nulla a che vedere con il mondo e con la storia della danza classica o contemporanea. Fasciati da tessuti bagnati, i corpi sono marionette che disegnano simmetrie, tessere di un mosaico fluttuante. Anzi, sono le super-marionette di Craig che creano lo spazio in cui agiscono: “Ogni cosa scaturisce dal movimento. Il movimento della forma umana. Lo strumento attraverso il quale rendere la bellezza” (Craig).
Sotto la direzione artistica di Emiliano Pellisari si esibiscono i sei danzatori Mariana/P (prima ballerina), Eva Campanaro, Francesco Saverio Cifaldi, Giada Inserra, Leila Ghiabbi, Luca Forgone eseguendo le coreografie di Emiliano Pellisari & Mariana/P. Le scene, i costumi, gli allestimenti e il light design sono di Emiliano Pellisari. La scenografia e direzione tecnica di Marco Visone, music design di Mariana/P.