FRANCESCO DE ANGELIS: violino
GIORGIO BAIOCCO: viola
SANDRO LAFFRANCHINI: violoncello
ALESSANDRO SERRA: contrabbasso
FABRIZIO MELONI: clarinetto
GABRIELE SCREPIS: fagotto
CLAUDIO MARTINI: corno
LUDWIG VAN BEETHOVEN
TRIO PER ARCHI N. 4 IN DO MIN. OP. 9 per violino, viola e violoncello Allegro con spirito
Adagio con espressione
Scherzo. Allegro molto e vivace. Trio Presto
Pausa
SETTIMINO PER FIATI ED ARCHI IN MI BEM. MAGG. OP. 20 Adagio. Allegro con brio
Adagio cantabile
Tempo di Menuetto
Tema. Andante con variazioni
Scherzo. Allegro molto e vivace
Andante con moto alla Marcia.
Il giovane Beethoven
All’epoca della composizione dei tre Trii op. 3 per violino, viola e violoncello, portata a termine tra il 1797 e il 1798, Beethoven sta attraversando un periodo di grande fermento creativo. Alla soglia dei trent’anni, il compositore appare saldamente instradato sulla via della piena affermazione, e può vantare una produzione di tutto rispetto: al suo interno, spiccano i primi due Concerti per pianoforte e orchestra, e di lì a poco faranno la loro comparsa la Sonata “Patetica” e i primi Quartetti per archi. Proprio i Trii op. 3, in seguito alla pubblicazione del 1799, saranno tra i primi lavori beethoveniani a guadagnarsi un’ampia – e rapida – diffusione internazionale, e a far risuonare il nome dell’autore oltre i confini del- l’Impero.
Lo stesso Beethoven, d’altra parte, mostra una particolare considerazione per quei lavori, che nella dedica dell’edizione a stampa – in onore dell’eccentrico conte Johann von Browne-Camus, fine intenditore di musica, generoso mecenate e, secondo l’opinione di un suo maggiordomo, “uno dei più strani tra gli uomini, da un lato pieno di eccellenti talenti e splendide qualità di cuore e di mente, e dall’altro pieno di debolezze e depravazioni” – afferma di ritenere le proprie composizioni migliori.
Tra di esse, il Trio in do minore presenta i tratti più originali e drammatici: un’atmosfera elettrica, carica di tempesta, percorre l’Allegro con spirito iniziale, dalle linee tortuose e agi- tate. Il movimento successivo, Adagio con espressione, appare dapprima calato in un clima più sereno: a poco a poco, i frammenti melodici messi in campo dai tre strumenti – soprattutto il violino, con le sue frasi ampie, di grande espansione comunicativa – si raccolgono in un canto disteso. È una pace di breve durata, però: dall’ordito strumentale non tardano a prender consistenza scatti nervosi sempre più evidenti, grumi di suono che preparano il terreno al tempo che segue, uno Scherzo tutto scossoni.
Questo conduce a un Finale lanciato in una corsa a perdifiato: un turbinìo sonoro, interrotto solo dall’irrompere di violente scariche percussive, che tuttavia vira man mano verso una tinta progressivamente più luminosa.
La stesura del Settimino in mi bemolle maggiore op. 20 risale agli anni immediatamente successivi, dal 1799 al 1800, e procede di pari passo con quella della Prima Sinfonia. E Beethoven, attingendo a piene mani alla varietà delle risorse strumentali a disposizione, an- che nel Settimino mostra d’indulgere a una concezione musicale sinfonica, a strutture d’ampio respiro. Fin dall’Adagio introduttivo, che si presenta simile alla messa in moto di un meccanismo, o meglio: a un risvegliarsi di energie sopite. Le prime idee poste in campo appaiono quasi una sorta d’esercizio di riscaldamento. Poi, però, i temi si fanno più definiti e coesi, la trama sonora s’infittisce, il ritmo subisce un’accelerazione sempre più marcata; fino a sfociare in un Allegro pieno di fantasia e di colori. Le frasi si susseguono e s’accavallano, giocosamente rimpallate da uno strumento all’altro. Con incantevole contrasto, un’atmosfera notturna, tenera cala sull’Adagio cantabile che viene dopo: spetta ora al clarinetto emergere in primo piano con la sua voce ovattata, tingendo quel clima sereno di velature dolcemente malinconiche, per cedere poi il testimone al canto intenso del violino e alla severità del corno.
Segue quindi un Tempo di Menuetto dai tratti schietti e incisivi: il suo carattere spensierato dirada ogni residuo di mestizia, così da preparare il terreno per il movi- mento successivo, un Tema con variazioni che dà vita a un caleidoscopio di sentimenti, suggestioni, colori. Nel susseguirsi dei diversi episodi, il materiale musicale cambia pelle e carattere, continuamente rimodellato e rivestito di nuove combinazioni timbriche, così da assumere caratteri espressivi di volta in volta nuovi. A posteriori, colpisce in particolar modo la quarta Variazione, in cui sembra di ravvisare una sorta di cartone preparatorio per lo Scherzo della Nona Sinfonia. E proprio uno Scherzo, benché di carattere affatto diverso, è il movimento che segue: introdotto dal bonario richiamo del corno, prende vita un vivace bozzetto di sapore umoristico.
Un simile gusto caricaturale anima anche la penultima pagina, un Andante con moto alla marcia che conduce brevemente all’animazione briosa del Finale conclusivo, articolato in una successione di episodi affidati a gruppi strumentali di volta in volta diversi, collegati l’uno all’altro dagli interventi virtuosistici del violino.
L’estrosa inventiva del Settimino ha fatto sì che questo conquistasse, fin dal primo apparire, un particolare favore tra esecutori e ascoltatori. Curiosamente, lo stesso Beethoven ne avreb- be preso poi le distanze: forse temendo che la popolarità della prova giovanile sviasse l’at- tenzione da quelle più mature, l’avrebbe liquidata come una composizione con “molta imma- ginazione, ma poca arte”, e avrebbe espresso il rimpianto di non averne bruciato la partitura.
Luca Rossetto Casel
Francesco De Angelis, violino
Primo violino di spalla e violino solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala, ha iniziato lo studio del violino a sei anni con Giovanni Leone, erede della grande scuola di Pablo Sarasate. Ha poi partecipato giovanissimo ad una delle più impor- tanti manifestazioni musicali italiane, la “Rassegna giovani violinisti” Città di Vittorio Ve- neto, vincendo il primo premio per tre volte negli anni 1982, 1984 e 1985. Su suggerimento del solista Jean- Jacques Kantorow entra nella “Académie de Musique Tibor Varga” di Sion (Svizzera), dove inizia il perfezionamento seguito dal Maestro Tibor Varga. A diciannove anni vince il posto di Concertino dei primi violini nell’Orchestra del Teatro alla Scala. Nel 1993 vince il primo premio, assegnato all’unanimità, al 21° Concorso Nazionale di Violino, Città di Vittorio Veneto. Nel 1995 vince l’audizione come Primo violino di spalla dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia. Nel 1998, al concorso internazionale per Primo violino di spalla del Teatro alla Scala, viene scelto da Riccardo Muti per ricoprire il ruolo nell’Orchestra del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala.
Come solista ha suonato in alcune tra le più prestigiose sale da concerto del mondo e altret- tanto intensa è la sua attività nel campo della musica da camera con solisti di prestigio. Si dedica inoltre anche all’insegnamento, è docente al Conservatorio Superiore di Losanna (si- to di Sion CH) e tiene masterclass in Francia, Giappone, Italia e Svizzera.
Giorgio Baiocco, viola
Dopo aver conseguito il diploma di violino e viola presso il Conservatorio G. Verdi di Torino, nel 1991 vince, in qualità di violista, il “Premio Panartis” di Roma e la “Rassegna Città di Vit- torio Veneto”. Successivamente vince i concorsi di viola di fila presso il Teatro Carlo Felice di Genova, l’Opéra de Nice e infine al Teatro alla Scala, dove ricopre il ruolo a tutt’oggi.
Sandro Laffranchini, violoncello
Discendente da una famiglia di musicisti, inizia lo studio del violoncello sotto la guida del padre, primo violoncello della Scala dal 1969 al 2005, diplomandosi poi al Conservatorio di Milano e perfezionandosi con Mario Brunello, Rocco Filippini e Thomas Demenga. Attualmente è Primo violoncello dell’Orchestra del Teatro alla Scala e della Filarmonica alla Scala. Collabora con la World Orchestra for Peace, con la London Symphony Orchestra e con l’Orchestra dell’Opera di Zurigo.
Nel 2016 ha eseguito le Suites di Bach con il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala in tournée in Cina. Suona un violoncello Carlo Antonio Testore del 1730.
Alessandro Serra, contrabbasso
Membro stabile dell’Orchestra del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala dal 1996, nel 2002 ha ottenuto alla presenza di Riccardo Muti l’idoneità al Concorso per il po- sto di Primo contrabbasso. Dopo essersi diplomato a pieni voti nel 1992 al Conservatorio Bruno Maderna di Cesena con Raffaello Majoni, si è perfezionato con Franco Petracchi al- l’Accademia Walter Stauffer di Cremona e ha poi conseguito il Diploma superiore sotto la guida di Giuseppe Ettorre all’Accademia Lorenzo Perosi di Biella. Dal 1992 al 1996 ha fat- to parte della European Union Youth Orchestra della Gustav Mahler Jugendorchester, sotto la direzione di Claudio Abbado, Bernard Haitink, Carlo Maria Giulini, Mstislav Rostropovič, Vladimir Ashkenazy. Nel 1999 ha ottenuto il secondo premio al prestigioso Concorso internazionale per contrabbassisti “Giovanni Bottesini” a Crema. In qualità di so- lista si è esibito in Italia e all’estero, in Francia, Svizzera, Brasile, Bulgaria.
Ha inciso musiche di Giovanni Bottesini con la Plovdiv Philharmonic Orchestra.
In campo cameristico ha suonato con la Mahler Chamber Orchestra e collabora con i Cameristi della Scala e con l’Ensemble Entr’Acte. Dal 2006 è docente presso i corsi estivi di alto per- fezionamento del JCE Festival (musica jazz, classica, etnica) di Forlì-Bertinoro e dal 2010 insegna presso i corsi di alto perfezionamento del Festival internazionale di musica da camera di Cervo (Imperia). Inoltre nel 2016 ha tenuto un corso di perfezionamento estivo a Matera.
Fabrizio Meloni, clarinetto
Primo clarinetto solista dell’Orchestra della Scala e della Filarmonica della Scala dal 1984, ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, diplomandosi con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore. Vincitore dei concorsi internazionali di Monaco, ARD, Praga, ha collaborato con solisti come Bruno Canino, Alexander Lonquich, Mi- chele Campanella, Heinrich Schiff, Friederich Gulda, Edita Gruberova, il Quartetto Hagen, Myung-whun Chung, Phillip Moll, Riccardo Muti e Daniel Barenboim (quest’ultimi nella veste straordinaria di pianisti). Ha tenuto tournée negli Stati Uniti e in Israele con il Quintetto a Fiati Italiano.
Con il Nuovo Quintetto Italiano ha all’attivo tournée in Sud America e nel Sud Est Asiatico. La sua tournée di concerti in Giappone con P. Moll e I Solisti della Scala è stata accolta da entusiastici consensi di pubblico e critica. Ha all’attivo numerose incisioni discografiche. Docente in numerose e prestigiose istituzioni internazionali, è stato invitato a tenere masterclass dal Conservatorio Superiore di Musica di Parigi, da quello della Svizzera Italiana, dalla Manhattan School of Music, dalla Northeastern Illinois University di Chicago, dalla Music Academy of the West di Los Angeles e dalle Università di Tokyo e Osaka.
Gabriele Screpis, fagotto
Nato a Genova, studia presso il Conservatorio “Niccolò Paganini” della sua città, diploman- dosi con il massimo dei voti e la lode. Primo fagotto solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala e dell’omonima Filarmonica, all’attività in orchestra affianca una carriera in veste di solista ed in formazioni cameristiche. Ha partecipato a importanti stagioni concertistiche come il Festival di Aix en Provence, Le Settimane Musicali Internazionali di Napoli, la Sta- gione di musica da camera del Teatro alla Scala e dell’Accademia Nazionale di Santa Ceci- lia di Roma. Ha tenuto concerti in tutto il mondo, in prestigiose sale quali la Carnegie Hall di New York, la Tonhalle di Zurigo, la Suntory Hall di Tokyo, la Sala della Filarmonica di San Pietrburgo. Ha all’attivo numerose incisioni, è docente presso l’Accademia Teatro alla Scala e tiene regolarmente corsi di perfezionamento.
Claudio Martini, corno
Nasce a Parma dove inizia dall’età di otto anni lo studio del violino e del canto. A quattordi- ci anni scopre la passione per il corno, iniziando così, dopo il diploma, la sua carriera musicale che lo porta a suonare nell’Orchestra Nazionale della Rai di Torino, ma senza rinuncia- re alle esperienze cameristiche con il Quintetto Avantguard, e come solista a Porcia (PN). Dal 1992 al 1996 suona nell’Orchestra Haydn di Bolzano come Primo corno, approdando successivamente nell’Orchestra del Teatro alla Scala come Terzo corno, ruolo che ricopre tuttora da ben ventisei anni.
INFO
Prezzi: Posto unico: € 20,00
Sui prezzi dei biglietti dei posti acquistati online e presso i rivenditori autorizzati si applica la maggiorazione del 20% come servizio di prevendita.
Sui prezzi dei biglietti acquistati presso la Biglietteria del Teatro si applica la maggiorazione del 10% come servizio di prevendita. A termine di legge è vietato, durante lo spettacolo, effettuare anche parzialmente riprese filmate o registrazioni e scattare fotografie in sala o nei ridotti. Il Teatro aprirà 30 minuti prima dall’inizio dello spettacolo. Informazioni: Tel. 02 72003744 – Il Teatro alla Scala su Internet: https://www.teatroallascala.org/it/index.html.