“Da Roma a Buenos Aires”,
il viaggio nella musica senza confini con il grande virtuoso del bandoneon Mario Stefano Pietrodarchi, entusiasma un pubblico appassionato, folto ma ordinato secondo norme anticovid.
Enorme successo per il concerto che si è tenuto ieri sera, sabato 12 marzo, all’Auditorium Sant’Agostino di Benevento per il terzo appuntamento della Stagione Concertistica 2022 programmata da Accademia di Santa Sofia e Università degli Studi del Sannio, con la direzione artistica di Filippo Zigante e Marcella Parziale, e con la consulenza scientifica di Marcello Rotili, Massimo Squillante e Aglaia McClintock.
Lo straordinario ospite d’eccezione Mario Stefano Pietrodarchi, classe 1980, fisarmonicista e bandoneonista tra i più apprezzati al mondo, ha letteralmente infiammato la platea con un’esibizione intensa, carismatica, magnetica e generosa, riuscendo magistralmente a stabilire una piacevolissima ed efficace intesa con il pubblico e con gli ottimi, talentuosi musicisti del Quintetto d’archi Accademia di Santa Sofia, composto da Alessia Avagliano – primo violino, Annastella Gibboni – secondo violino, Martina Iaco – viola, Alfredo Pirone – violoncello e Gianluigi Pennino – contrabbasso.
Mario Stefano Pietrodarchi, che suona sin da quando aveva nove anni, diventa un tutt’uno con il bandoneon o la fisarmonica, tanto che non si capisce se sia lui a suonare lo strumento o se sia lo strumento a trasportarlo con un suo misterioso potere segreto.
Pietrodarchi vive la performance artistica senza porsi limiti, rilassato e a proprio agio con ogni linguaggio. Con una tecnica impressionante e un approccio aperto all’ascolto dei colleghi musicisti e di tutto ciò che lo circonda, incarna letteralmente le composizioni che interpreta, ora tuffandosi in una trance affascinante e potente ora risalendo in superficie con divertita e giocosa consapevolezza, ora calandosi nella drammatica e impetuosa passionalità del tango, ora scivolando nella soavità di una preghiera in musica, ora commuovendoci con i moti di un’anima, quella dell’autore, la sua, la nostra.
È così inizia la serata aprendoci il cuore con una scelta di tre, tra le pagine più iconiche dell’immensa indimenticabile eredità compositiva di Ennio Morricone, i temi principali delle colonne sonore scritte per i film “Nuovo Cinema Paradiso”, “Mission”, e “C’era una volta il West”. In questo stupefacente adattamento, Pietrodarchi al bandoneon e il Quintetto d’archi Accademia Santa Sofia, creano un distillato perfetto dell’ opera di Morricone, portandone ancora di più in risalto il genio di compositore assoluto, puro e immortale, grande tra i grandi.
Fin da subito colpisce il lavoro di magistrale cesello di tessitura e fondamentale sostegno ritmico del contrabbasso del bravissimo Gianluigi Pennino coinvolto anche fisicamente in un crescendo di interazioni creative e interpretative con Pietrodarchi e l’affiatato ensemble.
Segue l’omaggio a Federico Fellini e Nino Rota con un adattamento dalle colonne sonore de “La dolce Vita” e “Amarcord”, con un tripudio di citazioni sorprendenti, divagazioni balcaniche e ungheresi, e un gioco divertentissimo, in continua dialettica con infiniti rimandi e provocazioni, tra il bandoneon di Pietrodarchi e la brillante musa – primo violino, Alessia Avagliano, fino al trascinante girotondo finale di “8 e ½” che quasi si materializza vorticoso sopra la platea inebriata.
Il viaggio da Roma a Buenos Aires continua volando in Argentina per festeggiare i cento anni di Astor Piazzolla con il brano “Oblivion” composto per il film Enrico IV di Marco Bellocchio. Seguono le composizioni “Adios Nonino” dedicata al padre di Astor, Vicente detto Nonino, con un poetico finale rivolto all’ascesa della sua anima; e poi la “Milonga del Angel”, ancora d’ispirazione mistica, ricchissima di sfumature emotive dove il bandoneon sempre più conturbante di Pietrodarchi incrocia nuovamente le sue mirabili acrobazie con l’eccellenza violinistica di Alessia Avagliano, sempre più protagonista, risoluta e luminosa.
È la volta di altre due composizioni vigorose e dense di suggestioni passionali, “Jorge Adios” e “Vuelvo al sur” brano intenso e drammatico che in Italia fu interpretato da Milva. E il concerto chiude con il tango supremo dall’impetuoso finale, “Le Grand Tango”, scritto per Mstislav Rostropovich.
Emozioni richiamate a gran voce e più volte dal pubblico galvanizzato e nei bis arriva la musica di Nicola Piovani dal film “La vita è bella”, con la toccante e commovente “Buon giorno Principessa” e la più popolare “Beautiful that Way”. Immancabile “Libertango” di Piazzolla e per l’occasione Pietrodarchi posa il suo bandoneon e imbraccia una meravigliosa fisarmonica. Spettacolo.
Attuali e incoraggianti le considerazioni di apertura curate da Pierpaolo Forte di Unisannio, che partendo dall’osservazione che la musica crea ponti e connessioni si è poi concentrato sull’importanza dell’arte come linguaggio universale senza nazionalità né passaporto, come unico mezzo di dialogo capace di oltrepassare le frontiere, e dunque prezioso tramite culturale. Anche gli artisti, che appartengono invece a un luogo definito, sia come creatori sia come interpreti, sono sempre preziosi portatori di arte. E dove si riesce a coltivare arte, nei luoghi ricchi di arte, si modifica anche la società, l’economia, la cultura, le idee, le menti, il pensiero.
In occasione del concerto Accademia di Santa Sofia con Unisannio, Comune di Benevento, Commissione Cultura e Comunità di Sant’Egidio, rappresentata a Benevento da Celestino De Marco, hanno realizzato una raccolta fondi il cui ricavato sarà interamente devoluto a sostegno della popolazione dell’Ucraina. Parole di accorata vicinanza e di invito alla solidarietà sono state pronunciate anche dal sindaco Clemente Mastella in un breve intervento iniziale.