Il finale aperto, la visione di un artista eclettico come Ai Weiwei, la presenza sul podio di Oksana Lyniv, direttore d’orchestra ucraino sono i punti nevralgici della Turandot di Puccini nel nuovo allestimento in scena al Teatro dell’Opera di Roma dal 22 al 31 marzo. Un allestimento che arriva a distanza di due anni dal momento in cui era stato pensato e che adesso appare inevitabilmente diverso perché è irreversibilmente cambiato il nostro mondo, toccato dalla pandemia e dagli orrori di una nuova guerra.
“Questa nuova Turandot, che era la produzione con cui il teatro e tutti i teatri si sono fermati per il dilagare della pandemia, arriva in un momento molto particolare – l’esordio del Sovrintendente Francesco Giambrone – I teatri raccontano quello che il mondo vive e il mondo ci sta facendo vivere di nuovo l’orrore della guerra. Anche la facciata del nostro teatro è stata illuminata con i colori della bandiera ucraina in segno di speranza e solidarietà come accade in tanti altri Paesi.
Ai Weiwei, artista contemporaneo di spicco, dissidente e oppositore al governo cinese, oltre trenta anni fa comparsa nella Turandot di Zeffirelli al Metropolitan, è al debutto nella regia teatrale, ma ha curato anche scene, costumi, video, e ha ripensato la Turandot in una tensione spettacolare, ma non fiabesca, che richiama la visione che l’Occidente ha dell’Oriente, introducendo uno sguardo protratto verso la contemporaneità per raccontare la realtà che ci circonda. Una Turandot del tutto nuova che viene proposta nella versione incompleta, senza il finale di Alfano.
“Questo allestimento sembra essere pensato in un mondo che ci appare lontanissimo – conferma il Direttore artistico Alessio Vlad – e finisce con la morte di Liù, proposta nella sua forma incompiuta di Puccini. La Turandot riflette tutti i dubbi del Novecento che si riflettono negli enigmi e il finale di Alfano ricollocava Puccini in una dimensione di tradizione da cui il compositore si era voluto allontanare”.
In scena quindi la sublime opera incompiuta di Puccini con un “finale aperto che è il punto cruciale in questa produzione” conferma Ai Weiwei.
“L’amore può essere molto pericoloso e distruttivo e la Turandot è piena di storie che raccontano il lato pericoloso dell’amore. La Turandot mostra come la bellezza e il rischio siano estremamente legati – prosegue il regista – c’è tutta una visione estetizzante dove bellezza è crudeltà si uniscono: il coro rappresenta il popolo di rifugiati che hanno perso la loro patria e che hanno una legame ambivalente cn la principessa, ma di cui sono vittime. Questa produzione avrebbe dovuto debuttare due anni fa in un mondo del tutto diverso e tutto quello che abbiamo vissuto è confluito adesso in questa nuova produzione. Ho cercato di reinterpretare questa Turandot in un mondo globalizzato perché volevo restituire un mondo fatto di coalizioni territoriali e ho mostrato una cartina geografica, le rovine di una città, con le immagini dei profughi che scorrono sui video. È assurdo continuare a combattere dei conflitti armati sulla base di diverse letture del territorio e ciò ci spinge a interrogarci sulle diverse interpretazioni di concetti altissimi. Che cos’è l’amore e che cos’è la democrazia?”.
Oksana Lyniv, direttore d’orchestra ucraino e prima donna sul podio al Festival di Bayreuth nonché direttore del Comunale di Bologna, torna sul podio dell’Orchestra romana dopo il debutto romano dello scorso maggio.
“Ringrazio l’opera per il sostegno e la solidarietà agli ucraini in un momento ti cui tutti abbiamo il diritto di credere che l’arte ha una sua funzione sociale e ha un impatto simbolico con ricadute sull’immaginario collettivo – spiega Oksana Lyniv che ha diretto quest’opera anche otto anni fa al Teatro di Odessa – Conosco bene la Turandot, capolavoro del Novecento, ma la collaborazione con Ai Weiwei è stata qualcosa di straordinario. La musica di quest’opera è molto drammatica e possiede una qualità apocalittica che si percepisce fin dalle prime battute e la rende contemporanea, la partitura è ricca di colore il compositore ha voluto sperimentare una tavolozza armonica diversa rispetto a quella che aveva condotto precedentemente. Non è solo la storia di una principessa crudele e di un uomo coraggioso, ma anche di un popolo che viene manipolato dalle strutture di potere ed è costretto a subire le atrocità di Turandot”.
Il cast dell’opera annovera l’artista ucraina Oksana Dyka che si alterna con Ewa Vesin (25, 27, 29, 31 marzo) nel ruolo di Turandot, Michael Fabiano nel duplice debutto nel ruolo e a Roma, si alterna con Angelo Villari (25, 27, 29, 31 marzo) come Calaf.
Francesca Dotto e Adriana Ferfecka (25, 27, 29, 31 marzo) si alterneranno nel ruolo della dolce schiava Liù, il principe Timur sarà interpretato da Antonio Di Matteo e Marco Spotti (25, 27, 29, 31 marzo), nel cast anche Alessio Verna (Ping), Enrico Iviglia (Pang), Pietro Picone (Pong), Andrii Ganchuk (un mandarino), direttamente dalla seconda edizione di “Fabbrica” mentre il performer Chao Hsin sarà il principe di Persia a cui presteranno la voce Giuseppe Ruggiero, Andrea La Rosa e Leonardo Trinciarelli.
In scena anche il Coro e la Scuola di Canto Corale dell’Opera di Roma diretti dal maestro Roberto Gabbiani.
“Attraverso Turandot desidero farmi interprete del messaggio che Puccini, il più grande compositore italiano del Novecento, ha voluto lasciare ai posteri negli ultimi istanti della sua vita, e cioè che l’amore alla fine è quel che conta più di ogni altra cosa” conclude Oksana Lyniv.
Dopo la prima rappresentazione di martedì 22 marzo in diretta sulle frequenze di Radio3 sono previste sei repliche: giovedì 24 marzo(in prima TV su Rai5 per la regia televisiva di Claudia De Toma alle 21.15) e venerdì 25 ore 20; sabato 26 ore 18; domenica 27 ore 16.30; mercoledì 31 e giovedì 31 ore 20.
Sabato 19 marzo (ore 18.00) prevista l’Anteprima Giovani riservata ai minori di 26 anni e lunedì 21 marzo (ore 20.00) la “Lezione di Opera” tenuta dal maestro Giovanni Bietti.
E dal 25 marzo al 3 aprile il Museo Nazionale Romano ospita alle Terme di Diocleziano l’opera La Commedia Umana di Ai Weiwei. Info e dettagli su operaroma.it
Fabiana Raponi