8 e 9 marzo 2022, ore 18:15 | Saloncino ‘Paolo Poli’, Teatro della Pergola
Prima Nazionale
Alice in cerca di teatro no-profit
Ugo De Vita
PPP Lettura per amore e per forza di versi e prose di Pier Paolo Pasolini
con Maurizio Brunetti e Enea De Vita
al violino il M° Fabio Consiglio
aiuto regia Enea De Vita
scelta dei testi, regia di Ugo De Vita
Dopo il primo allestimento diretto e interpretato con la consulenza di Alberto Moravia e la partecipazione voce di Ninetto Davoli al Teatro Ghione di Roma nel Marzo del 1983, a distanza di quaranta anni, Ugo De Vita propone la sua dodicesima messinscena da e sui testi di Pier Paolo Pasolini. Lo fa con un omaggio in occasione di una presentazione di un suo libello di critica, il primo sul poeta che egli predilige in assoluto.
Ha portato Pasolini al Teatro Vittoria, a Parigi, a Vienna, al Teatro della Pergola di Firenze, dieci anni fa, al Teatro Ridotto a Venezia, al Teatro delle Muse, a Roma alla Galleria D’Arte Moderna e torna a Firenze nel Saloncino ”Paolo Poli” della Pergola martedì 8 e mercoledì 9 marzo, ore 18:15, offrendo appunti e riflessioni che hanno indirizzato scelta dei testi e regia. Ascolteremo letture dai romanzi giovanili e poi dalle raccolte poetiche Le ceneri di Gramsci, L’usignolo della chiesa, Cattolica, Poesia in forma di rosa.
Scena nuda, il leggio, la poesia e la parola del poeta, poi luci, suoni, e alcune forti suggestioni da Johann Sebastian Bach.
Note di regia
di Ugo De Vita
«L’ora è perduta e noi come confusi la viviamo…»
(Da Una polemica in versi, 1956)
Un verso polemico di Pasolini, che può legare questo nostro tempo alla crisi degli anni Settanta politica e culturale ma raggiungere questo nostro tempo, finanche la follia della guerra in Ucraina.Un verso acutissimo, un monito uno dei molti che Pasolini seppe indicarci.Critica togata e militante hanno alimentato, nell’arco dei cinquant’anni e poco più, che ci separano dalla tragica notte all’idroscalo di Ostia, una vivace dialettica, un coacervo di opinioni e giudizi sull’uomo, l’intellettuale e il poeta oltre che il regista cinematografico che si mescolano e disorientano.Non so se si possa dire ancora qualcosa di sensato su Pier Paolo Pasolini: il poeta, il romanziere, l’autore cinematografico, l’intellettuale. Per me fu poeta, poeta immenso. Complicato persino tessere un discorso generico sull’uomo e lo scrittore Pasolini, discorso che riesca a eludere appunto la tragica fine, una morte violenta, che nella rozzezza e la brutalità pare ingoiare una mite formidabile intelligenza. Fu un agguato e forse un delitto dettato da servizi deviati chissà. Fu cosa terribile.Proprio negli ambienti più vicini al poeta il suo assassinio trovò – ed è questo l’aspetto più triste della vicenda – imprevedibili e involontarie complicità a quella che oggi sappiamo essere stata una esecuzione e quello che risultava già allora appropriato definire come “omicidio di stato”. Il massacro consumatosi sullo sterrato di Ostia ebbe a pretesto futili cose, tra queste il ricatto su una bobina della sua ultima opera cinematografica, trafugata giorni addietro a Cinecittà.Del recital purezza e odore di primule, come direbbe anche Nico Naldini, ispide e geniale poeta anch’egli. Può apparire strano che un intellettuale e un poeta di tale grazia muoia come “un cane” in una notte di novembre, nell’intento di recuperare metri di pellicola, quella di Salò, allo scopo di poter “salvare” alcune sequenze di girato altrimenti destinate all’oblio.Salò non sarebbe stato comunque il suo film migliore, pur essendo, grottesco coincidere, racconto di martirio, di sadismo e di morte. La caduta vorticosa e delirante del regime in giorni di follia, storia di eccessi con sullo sfondo il delirio, le meschinità e le bassezze dei destinati alla sconfitta. Eccoci al guado del tutto e il nulla, dell’insensatezza, nella prospettiva inaudita del poeta.Pasolini visse, lucidissimo, di eccessi straripanti che lo offrirono alla Storia quale martire di un tempo di apparente decoro, ma di trame oscure, attentati, lotte di finanza e potere che sancirono definitivamente, come poi evidenziò venti anni più tardi Tangentopoli, la sudditanza dei partiti e della politica alla alta finanza.A Roma Pasolini trovò un ambiente ideale dopo la fuga dal Friuli, Roma da sempre tollerante tutti accoglie, dando impressione di magnanimità sovrana, ma è madre che può a un nonnulla farsi matrigna e così fu per il poeta che fu vittima anzitutto della convinzione di poter agire, pensare e lavorare impunemente.Ma quella città, la stessa di De Pedis e della Banda della Magliana, si traduce movente di una vita scriteriata, nella ricerca di una meccanica dell’amore, di corpi e tenerezza insieme, ma la Roma della “dolce vita”, che poi era quella coincidente con il boom economico e con i fasti del cinema, era ben diversa.Del poeta si può e si deve o si dovrebbe solo tacere e godere. Che davvero sia un centenario di vita lunga per l’anima e le pagine di questo meraviglioso scrittore.
Biglietti
Intero : 18€
Ridotto (Under 30, Over 60, abbonati Teatro della Toscana, Soci UniCoop Firenze)
15€
La biglietteria di prevendita del Teatro della Pergola, in Via della Pergola 12, è aperta dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 19, la domenica dalle ore 10 alle ore 13:15.
Nei giorni di spettacolo la biglietteria serale del Teatro della Pergola, in Via della Pergola 30, è aperta a partire da due ore prima dell’inizio della recita. Da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo la biglietteria è attiva esclusivamente per la recita del giorno.
È attivo il Servizio Cortesia, per informazioni e vendite telefoniche, negli stessi orari della biglietteria al numero 055.0763333.
Acquisto nei punti vendita BoxOffice e online su www.ticketone.it/artist/per-amore-dei-poeti/
Info: biglietteria@teatrodellapergola.com