Da Bartleby, lo scrivano di Herman Melville
traduzione Luca Radaelli
con Luca Radaelli e Gabriele Vollaro
regia e scenografia Renato Sarti
musiche Carlo Boccadoro
coproduzione Teatro Invito / Teatro della Cooperativa
spettacolo sostenuto nell’ambito di NEXT ed. 2018/2019, progetto di Regione Lombardia
in collaborazione con Fondazione Cariplo
Con Bartleby, tratto da Bartleby, lo scrivano di Herman Melville, si conclude dal 26 al 30 aprile Controventi, la rassegna che ha celebrato i 20 anni del Teatro della Cooperativa.
Herman Melville è uno dei massimi scrittori di tutti i tempi. In Italia tale grandezza non è stata riconosciuta appieno: solo Moby Dick ha acquisito una certa fama, dovuta più al film o alle riduzioni per ragazzi che alla lettura integrale del romanzo, eppure opere come Taipi, Benito Cereno e soprattutto Billy Budd sono ormai considerate classici. Di questi romanzi brevi il più particolare e discusso è Bartleby, lo scrivano (1853), considerato un precursore dell’esistenzialismo e della letteratura dell’assurdo. Anticipatore di Kafka, Beckett e Camus, ispirato a Dickens o alle filosofie orientali, è uno dei testi più elusivi e affascinanti della storia della letteratura.
Ambientato a Wall Street, descrive il contrasto tra la vita frenetica, rampante, votata al denaro e alla produttività, incarnata dalla city newyorchese e Bartleby, un personaggio che si rifiuta di svolgere le mansioni lavorative che il suo principale gli affida, finendo a poco a poco col rifiutarsi di fare alcunché, financo di vivere, reiterando il suo celebre «preferirei di no». Questa opposizione, così radicale, a un mondo positivista e pragmatico viene descritta dall’esterrefatto datore di lavoro: un pacifico avvocato, che cura gli interessi di danarosi clienti, ma che prova una strana attrazione mista a compassione e desiderio di scoprire quale mistero si celi dietro al rifiuto sempre più reciso di Bartleby.
Il desiderio di Bartleby di affrancarsi dalla schiavitù del lavoro, e di un lavoro alienato come quello di copista, anche a costo della sua stessa vita, lo rende un personaggio oltremodo moderno, una sorta di working class hero: un eroe solitario, che si batte con pervicacia donchisciottesca contro il Moloch del capitalismo internazionale.
Altrettanto interessante è l’antagonista/narratore: l’avvocato che cerca in tutti i modi di capire, senza riuscirci, la protesta dello scrivano. Il lavoro di scavo delle ragioni dell’altro, la pietà cristiana, l’indignazione, l’autoanalisi spietata anche dei sentimenti meno nobili, che prendono il sopravvento in una simile vicenda, rendono l’avvocato umanissimo e fanno sì che il lettore si immedesimi negli sforzi del principale. L’idea di trasporre il testo per il teatro è venuta naturalmente; Bartleby è una narrazione fatta in prima persona dal personaggio dell’avvocato, una soggettiva attraverso la quale vivono gli altri personaggi: i tre dipendenti, i vicini di casa, il secondino e, naturalmente, lo scrivano.
È una narrazione sul filo dell’ironia, a tratti persino comica, che ci prende per mano e ci conduce su un sentiero sempre più stretto, alla fine del quale ci ritroveremo sull’orlo di un abisso. L’avvocato si sente in colpa, si domanda se ha fatto tutto quello che poteva per salvare Bartleby e gli spettatori si immedesimano, condividono la colpa, sentono il peso della loro inadeguatezza rispetto all’irruzione del diverso, del dropout, dell’emarginato. Noi sentiamo affiorare gli stessi desideri, le stesse domande ogni qualvolta ci imbattiamo in un immigrato, in un accattone, in un malato di mente.
Perché Bartleby è l’Umanità intera. Salvare Bartleby è l’impresa ardua, il grande fardello che ognuno di noi ha sulla coscienza.
L’edizione che sta girando sui palcoscenici è il Bartleby diretto da Renato Sarti con Luca Radaelli che è anche traduttore e che dà una bella prova d’attore, molto verosimile nei panni del vecchio notaio americano con basettoni e redingote grigia, che è poi il narratore e dunque dà voce anche agli altri personaggi. La regia di Sarti, semplice e lineare anche nella scena, accompagnata dalle musiche di Carlo Boccadoro, ha scelto di far vivere in scena Bartleby.
Anna Bandettini, Repubblica.it
Luca Radaelli riempie il palco, dalla scarna ma efficace scenografia. Con la sapiente regia di Renato Sarti, i cambi di ritmo e prospettive sottolineano con efficacia i cambiamenti emotivi e gli stati d’animo contrastanti e il volgere della voce narrante a una “pietas” non scontata.
Claudia Pinelli, Sonda Life
Il personaggio dell’avvocato, interpretato efficacemente da Luca Radaelli, incarna la parola stessa del romanzo, la sua vocalità batte con convinzione come se pigiasse i tasti di una lettera 22, in preda ad un’ispirazione frenetica incontenibile. Regge bene, come un mitologico Atlante il vasto cielo di parole di questo spettacolo, e si fa contagiare gradatamente dal “I would prefer of not” di Bartleby fino all’epilogo dove cava dalla laringe una voce scevra dalla pompa e dal fasto retorico, una vocina bartlebiana, la cui luce sottile incanta come i fiammiferi di Prévert. Il giovane attore Gabriele Vollaro trova, aiutato dalla maieutica regia, una recitazione tutta fatta e capitalizzata sugli sguardi e su piccoli gesti, dove le parole suonano una musica nuda, essenziale, percorrono idealmente all’indietro la genealogia del suono e delle intenzioni, che ne costituiscono le armoniche, per arrivare, al tinnio puro, argentino, del cristallo. L’operazione del regista Sarti è più che convincente, e riesce a far sentire lo scricchiolio della penna di Melville, a rendere l’atto stesso creativo con cui è nato il romanzo, dosa con saggezza i larghetti ed i prestissimo creando un concertato che arriva a coinvolgere la platea.Bartleby è quanto di più prossimo ci possa essere all’inconscio, di quell’Altro che ci abita. L’intuizione di Sarti è stata quella di trovare in questa storia una forza sociale, dinamitarda, una forma gandhiana di satyagraha, di resistenza non-violenta trovata tra le pagine della letteratura americana, un rappelle a l’ordre da lanciare verso il pubblico, un invito, forse, a fare tutti un po’ più di silenzio per sentire i muti sguardi di Bartleby suonare una musica dolcissima che sciolga i nodi di parole che avviluppano il cuore.
Danilo Caravà, Milano Teatri
Una prova d’attore intensa per Radaelli, capace di catturare per più di un’ora la platea con la variabilità di accenti e tonalità. Grazie alla modulazione della voce o a marcature gestuali, Radaelli anima con perizia la giostra di figurine minori. La lingua (la traduzione è di Radaelli) è un segnale: scorre in articolate volute che cercano di tenere insieme un ordine faticosamente raggiunto, ma a poco a poco le strutture si sfrangiano e si spezzano, per l’ingresso di un elemento stridente, la strana figura di Bartleby (Gabriele Vollaro). Una parabola attualissima sulla forza del dire no, ma anche sull’ipocrisia, l’indifferenza, il senso dell’umanità.
Gilda Tentorio, PAC PaneAcquaCulture
STAGIONE 2021|2022
CONTROVENTI
TEATRO DELLA COOPERATIVA
via privata Hermada 8 – Milano
info e prenotazioni – Tel. 02 6420761
info@teatrodellacooperativa.it – www.teatrodellacooperativa.it
BIGLIETTERIA
da martedì a venerdì 15.00 – 19.00
sabato 18.00 – 20.00 (nei giorni di replica)
domenica 15.00 – 16.30 (nei giorni di replica)
Il ritiro dei biglietti potrà essere effettuato fino a 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo
I biglietti sono acquistabili anche online sul circuito Vivaticket
ORARI SPETTACOLI
(salvo diverse indicazioni)
martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 20:00
giovedì ore 19:30
domenica ore 17:00
BIGLIETTI
intero 18€ – riduzioni convenzionati 15€ – under 27 10€ – over 65 9€
giovedì biglietto unico 10€
diritto di prenotazione 1€ (non applicato agli abbonamenti e ai biglietti acquistati online)
ALTRE RIDUZIONI
gruppi (10 o più) 12€
Vieni a Teatro/Agis 12€ (martedì-mercoledì-domenica) 15€ (venerdì-sabato)
A Teatro in bicicletta 8€ mostrando in cassa un dispositivo di protezione (caschetto o luce segnaletica led)
scuole di teatro 10€ con tessera della scuola
precari, disoccupati e cassintegrati 9€
disabili 9€ + accompagnatore (se obbligatorio) omaggio
Abitare e UniAbita 9€
COME RAGGIUNGERCI
MM3 Maciachini / MM2 Lanza + tram 4 (fermata Niguarda Centro)
MM5 Cà Granda + autobus 42, 52
autobus 42, 51, 52, 83, 166, 172
BikeMi 313 (V.le F. Testi), 315 (Cà Granda), 322 (M5 Cà Granda)