Dove eravamo rimasti? A distanza di un anno dall’ultima volta, era opportuno fare il punto della situazione sulle nuove attività in fase di realizzazione. Intanto, tengo a ringraziare coloro che ci seguono e supportano, quanti sono al nostro fianco con stima e affetto. Il 2022 sta rappresentando una tappa importante: sono passati dieci anni dalla fondazione del gruppo teatrale, un sogno chiamato CompagniAurea, che ha maturato cammino e ancora tanto deve farne.
L’ultima stagione ha portato a spostarmi, a consentire che la mia ricerca dottorale si internazionalizzasse, ponendo radici ad Alicante (Spagna), nel personale impegno in campo linguistico, traduttivo e turistico. Ciò ha significato alcuni passi essenziali per la carriera professionale e ha concesso che prendessi importanti decisioni, coniugando le aree di ricerca accademica con il teatro. In tanti mi hanno chiesto «quando ci vediamo a teatro?» e molte volte ho riflettuto sulla linea che la CompagniAurea dovesse intraprendere durante questo tempo. La solidità della nostra storia e l’impegno dei nostri attori a mantenere viva la fiamma del teatro hanno permesso una soluzione nuova, che non ha fermato le attività ma le ha rinvigorite, grazie al training condotto dalle maestre Ilaria Di Benedetto, Arianna Lamantea e Camilla Sinigaglia. Dal nostro vivaio alla direzione dei laboratori per tutte le età, si sono prese cura dell’associazione di promozione sociale e si sono misurate con passione nel passaggio di testimone e dell’«esperienza-teatro», incentivando la preparazione di nuovi progetti: per questo sono infinitamente grato loro. In generale, la CompagniAurea ha portato in scena un numero considerevole di promesse emergenti, professionisti, appassionati e tantissimi tra bambini e ragazzi, rafforzando un settore e avvicinando una intera comunità alle arti.
Dal 2020, sono stato nominato responsabile provinciale di F.I.T.A. con il complesso obiettivo di provare a ricollocare le parole «arte» e «cultura», in una sfida “poetica” e “politica”, nel senso aristotelico più alto e profondo, a ripopolare i teatri attraverso belles histoires. Le attuali contingenze, purtroppo, contano consistenti problematiche di rigurgito pandemico e una diffusa difficoltà nella valutazione del teatro contemporaneo, meritevole di essere ripensato, in ragione di nuove visioni e prospettive. Immagino un teatro nuovo, la creazione di merito culturale che lo incrementi nel suo valore, e una rinascita virtuosa di idee e coraggio per la quale tutti siano al centro. Mi aspetto un teatro consapevole di ciò che era e fiducioso in ciò che sarà, esegeta e profeta, a servizio, raccoglitore di proposte, fucina di talenti, che garantisca formazione e possibilità a chi domani intenda entrarvi. Un teatro alto ma anche popolare, che sappia parlare a tutti, che tenga conto del classico, della sperimentazione, della tradizione vernacolare, delle arti collegate, delle nuove proposte, dell’interazione digitale: un teatro accogliente che mi piace definire «Mi casa es tu casa».
Nel nostro piccolo ci preoccupiamo di fare questo, a partire dal territorio pugliese, con spot e podcast, spettacoli ed eventi culturali, con il concorso interregionale Dionisie Urbane, e proseguiamo come fosse pane quotidiano, nella considerazione dell’arte come atto di fede. Ci stiamo preparando a ripartire con i nuovi laboratori, una produzione che interconnetta lingue e linguaggi, la IV ed. del Festival dei Monologhi, e tante altre iniziative che coinvolgeranno tutti. L’appello è a condividere insieme a noi questi sforzi, rimanendo sintonizzati sui nostri canali. Stiamo tornando.