A trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, un racconto in musica e parole rievoca quei tragici eventi. La morte dei magistrati Falcone e Borsellino rappresentò il culmine di una stagione terribile, in cui la mafia tentò un sistematico attacco alle istituzioni. Quale eredità ci hanno lasciato gli uomini dello Stato con il loro sacrificio?
«L’eredità dei giusti – spiega la regista Emanuela Giordano – scava nella memoria e rievoca lo sgomento del nostro paese, quando, nel 1992, l’Italia si ritrova orfana di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I due magistrati vengono uccisi a poche settimane di distanza uno dall’altro, insieme agli uomini delle loro scorte. Esattamente dieci anni prima, sempre a Palermo, la mafia uccideva il Generale Dalla Chiesa, sua moglie e un agente di scorta. Con le stragi di Capaci e Via D’Amelio, ribadisce la sua volontà di sfidare lo Stato e lo fa in modo eclatante. Ma le stragi provocano una reazione popolare che i mafiosi forse non si aspettavano. Un fiume umano si riversa nelle strade chiedendo giustizia. L’ omertà della borghesia siciliana si schianta contro un’ineluttabile verità: è tempo di reagire, di non avere paura, di essere uniti».
Purtroppo il cammino è ancora lungo: se la criminalità organizzata, oggi, ha smesso di uccidere secondo quello schema, non ha perso la sua pericolosità, anzi, si è insinuata tra le pieghe della società, indossando una maschera di apparente rispettabilità.
«L’eredità dei giusti è una eredità ingombrante – dice Marco Tutino –. Perché ci costringe a sapere che contro l’ingiustizia, la violenza, il sopruso e l’arroganza della criminalità e della mentalità mafiosa si può lottare, si può dire no. Falcone e Borsellino ce lo chiedevano allora, e continuano a chiedercelo ogni volta che li ricordiamo, in pubblico e in privato: non giratevi da un’altra parte, non abbassate lo sguardo. È un invito al quale non ci si può sottrarre soprattutto oggi, quando tutto ci sembra troppo forte e invincibile e inaffrontabile solo con la nostra fragile e indifesa volontà individuale. Questo racconto per musica, canto e parole recitate è il nostro modo di ribadire la possibilità di ribellarsi, e di non dimenticare chi lo ha fatto per tutti noi. In una terra complicata e bellissima, che ha visto nascere accanto al male una grande Poesia e la profondità di un pensiero prezioso. Un racconto di testimonianze e di speranza, amplificate dalla musica non di scena, bensì protagonista anch’essa».
Falcone e Borsellino
L’eredità dei giusti
drammaturgia e regia Emanuela Giordano
musica Marco Tutino
direttore d’orchestra Alessandro Cadario
video a cura di Pierfrancesco Li Donni e Matteo Gherardini
maestro del coro Andrea Secchi
con Maria Teresa Leva soprano
e con gli attori del Piccolo Teatro di Milano Jonathan Lazzini, Anna Manella, Marco Mavaracchio, Francesca Osso, Simone Tudda
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
una coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Regio Torino, Fondazione per la Cultura Torino – MITO Settembre Musica, Teatro Massimo di Palermo
Nel 30° anniversario delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio
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