In uscita dal 7 luglio 2022, due nuovi dischi del Parco della Musica Records, Franco D’Andrea meets Dj Rocca ed Ettore Fioravanti Opus Magnum.
Franco D’Andrea meets Dj Rocca, realizzato daFranco D’Andrea al pianoforte e Dj Rocca all’elettronica, racconta l’incontro tra due mondi diversi.
Per un musicista di jazz il suono è tutto. Ne rappresenta l’identità ed è il terreno di ricerca di tutta la vita. Se pensiamo a Coltrane, Monk, Miles, Bill Evans, Lester Young, Ben Webster o qualsiasi altro musicista di jazz, prima ancora che al loro fraseggio, ai loro brani, pensiamo al loro suono, sia individuale quello dei gruppi che capitanavano. Anzi, li pensiamo come un suono. Quella di Franco D’Andrea è una ricerca sul suono che parte da lontano. L’esperienza elettrica con il Perigeo, l’esplorazione del pianoforte, tutte le possibili combinazioni timbriche dei suoi gruppi, spesso dall’organico poco ortodosso, fino a suono dell’intervallo, che ha sì funzione strutturale, armonica e melodica, ma che in definitiva è una sonorità, è timbro. In questo lavoro con Roccatagliati D’Andrea si immerge in profondità abissali. Nulla al pari dell’elettronica può indagare il suono, rompendolo, sintetizzandolo, reinventandolo. Ed è esattamente ciò che fa Roccatagliati. A questo si aggiunge l’esplorazione di D’Andrea del suono degli intervalli. Ma ciò che rende davvero avvincente quest’esplorazione è il fatto di essere viva. L’elettronica non è l’ambiente, lo sfondo, il contesto nel quale agisce il pianoforte: Roccatagliati suona come un musicista di jazz che stimola e risponde agli stimoli e l’intera performance è governata dall’interplay più profondo.
Franco D’Andrea meets Dj Rocca, un incontro tra due protagonisti assoluti della scena musicale italiana, due esploratori sonori alla ricerca di tutte le possibili connessioni tra jazz ed elettronica. Attratti da un’inaspettata sinergia, Franco D’Andrea e dj Rocca danno vita a un progetto che unisce passioni lontane, generazioni diverse e riferimenti culturali spesso distanti, grazie ad un’unica e condivisa curiosità verso gli infiniti linguaggi della musica.
Tutto nacque da un remix– racconta Franco D’Andrea – su una mia breve introduzione di pianoforte. Mi parve geniale il lavoro che fece dj Rocca. Da allora ho pensato che mi sarebbe piaciuto averlo in qualche mio progetto, ma non avevo ancora immaginato la cosa più semplice: incontrarlo in un dialogo musicale a due.
Ogni concerto di questo due è un’opera a sé, non esiste una scaletta o un repertorio di riferimento, tutto nasce sul momento: riff, sequenze intervallari, poliritmia e nuove combinazioni timbriche sono il risultato di questo nuovo incontro.
Prima di essere dj ed appassionato di musica elettronica – dichiara Dj Rocca – sono un amante di jazz. Ho frequentato il conservatorio e in famiglia si è sempre ascoltata musica “colta”. Franco D’Andrea è per me un artista come cerco da sempre di essere nel mio piccolo: eclettico. Il progetto progressive Perigeo è stato formativo in tenera età, grazie agli ascolti di mio fratello maggiore. Più tardi, negli anni ’80, ho ritrovato Franco nelle mie frequentazioni afro, quando lui suonava con i musicisti africani. La mia formazione artistica è continuata poi con la carriera da dj, grazie anche al mio background di musica black. È quindi un percorso naturale, oggi, esprimermi, con la mia attitudine da musicista elettronico, assieme ad artisti di jazz contemporaneo della caratura di D’Andrea.
Ma non è la prima volta che D’Andrea e Rocca si incontrano sul palco. La collaborazione tra i due, infatti, nasce nel 2015, a seguito di un contest realizzato dalla trasmissione di Radio 2 Musical Box, in cui un brano di D’Andrea venne remixato da una serie di producer italiani. Tra i partecipanti, Luca Roccatagliati aka dj Rocca, di cui D’Andrea ha da subito apprezzato il talento, decidendo senza indugi di nominarlo vincitore. Attratti da un’inaspettata sinergia, Franco D’Andrea e dj Rocca, con l’aggiunta del sassofonista Andrea Ayassot, diedero poi vita al trio “Electric Tree”, incidendo anche un omonimo album per la Parco della Musica Records. I due si ritrovano poi nuovamente insieme anche nell’ottetto “Intervals” di Franco D’Andrea, incidendo anche due doppi album.
Ettore Fioravanti Opus Magnum è il nuovo discodel gruppo Opus Magnum è un quartetto jazz operante dal 2018, formato da Ettore Fioravanti (batteria e direzione musicale), Marco Colonna (clarinetto e clarinetto basso, sax baritono), Igor Legari (contrabbasso) e Andrea Biondi (vibrafono). Lo sviluppo di una identità sonora dettata dalla originalità della formazione, dalla qualità degli esecutori e dal perfezionamento di un profondo interplay conseguenza di un crescente affiatamento dei musicisti, ha spinto il gruppo a cercare altre vie da percorrere sia sul piano compositivo che su quello della tavolozza dei colori musicali a disposizione. Ecco quindi la volontà di aggiungere al quartetto due suonatori valentissimi e con caratteristiche insieme di disciplina e libertà: Francesco Fratini (tromba e flicorno) e Filippo Vignato (trombone).
Pensando a brani che coniughino scrittura e improvvisazione, rispetto del ruolo dello strumento e sua messa in discussione, e soprattutto personalizzazione della parte scritta da parte di interpreti di raffinata capacità jazzistica, il risultato è un quadro sonoro che va da una specie di teatro musicale con i solisti che simulano i personaggi di un dialogo a corali di ispirazione sinfonica, da complessi intarsi ritmici a spazi di lunga distesa sonora, da momenti di citazione dei grandi del jazz dell’altro ieri (Monk) e di ieri (Weather Report) a campi di totale libertà singola e collettiva. Il titolo “Attraverso ogni confine” allude a un transito senza dogane tra territori con linguaggi e tradizioni diversi, e alcuni titoli dei brani (Bering, San Diego, Gibilterra) richiamano luoghi di passaggio tra stati con culture, linguaggi, colori e suoni differenti tra loro ma comunque sempre compatibili.
Sono sempre stato affascinato dalle terre di confine e i perché sembravano molteplici: sovrapposizione di culture, usi e tradizioni diversi, linguaggi e dialetti ibridi, abitudine a trattare il dirimpettaio come qualcuno di casa, orizzonti che mostrano senza soluzione di continuità luoghi coni differenti titolarità. A rifletterci bene però mi rendo conto che ciò che attrae maggiormente è proprio quel filo immaginario che separa una nazione, una regione, talvolta anche una città da un’altra.
Un confine non è fatto per essere superato ma per essere attraversato. È insieme forbice e nastro adesivo. Siamo sul confine quando nasciamo e quando moriamo; in questo stesso attimo temporale siamo tra passato e futuro. C’è un confine permeabile fra saggezza e follia, odio e amore, coerenza e contraddizione, e ogni persona calibra diversamente il punto di passaggio da una posizione all’altra. È una linea senza spessore tra due tempi, due spazi, due sostanze, due sentimenti, il punto di incontro tra infinito e zero.
Anche se quasi sempre è più comodo stare al di qua del confine, dove le nostre abitudini sono un bozzolo nel quale ci accucciamo ben protetti, c’è il momento in cui la vita ci spinge ad uscire fuori e a rischiare passi ulteriori. Il mio mestiere è fare musica e la mia sfida consiste principalmente nel mettere in discussione le mie certezze musicali. Questo lavoro rappresenta la mia sfida di oggi, aiutatemi ad accettare la prossima, che sarà certamente più ignota e più bella, anche tra 150 anni. Poi oltrepasserò anche quel confine, e chissà.
Ettore Fioravanti
ETTORE FIORAVANTI OPUS MAGNUM
ATTRAVERSO OGNI CONFINE
Ettore Fioravanti – batteria e direzione musicale
Marco Colonna – clarinetto e clarinetto basso, sax baritono
Igor Legari – contrabbasso
Andrea Biondi – vibrafono
Special guest
Francesco Fratini – tromba e flicorno
Filippo Vignato – trombone