La Carmen di frontiera, seducente e libera, con la regia di Valentina Carrasco continua a conquistare il pubblico della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla: repliche affollatissime per la celebre opera di Bizet nell’allestimento diventato, non a caso, il maggior successo di pubblico e di incasso della stagione estiva battendo anche la Tosca del 2009. Un successo annunciato vista non solo la popolarità dell’opera, su libretto di Meilhac e Halévy, dal romanzo di Mérimée, ma anche l’allestimento proposto, particolarmente avvincente e inusuale: la Carmen della Carrasco è una Carmen di frontiera, fra il Messico e gli Stati Uniti, in un luogo dove emarginazione, diversità e volontà di riscatto accomunano i protagonisti. Davanti agli occhi di tutti, la travolgente e tragica storia d’amore fra Carmen, gitana ribelle e volitiva, pronta a morire pur di difendere la propria libertà assoluta e il gelosissimo Don Josè in un clima assoluto di morte incombente che sovrasta quasi la passione.
Anche in una nuova collocazione attualizzata della frontiera, con il mondo dei lavoratori illegali messicani, emarginati dalla società, la Carmen della Carrasco, una straordinaria Veronica Simeoni, nella voce scura e negli atteggiamenti sfrontati, già seduttiva interprete al debutto dell’allestimento, pensato per Caracalla proprio nel 2017, resta un’eroina atipica, «un’eroina tragica senza averne quasi il diritto» secondo la regista che ha pensato a un doppio sacrificio finale. La Carrasco ha infatti voluto raddoppiare di fatto la morte di Carmen che si offre al suo carnefice, con la morte del toro colpito a morte da Escamillo, ampliando il tema del doppio anche nella Carmen – bambina di bianco vestita che accompagna l’eroina dell’opera.
Intorno alla storia, la polverosa frontiera messicano-americana, riproposta nelle rovine di Caracalla con il deserto dei canyon ricreati anche grazie anche ai video e alle proiezioni e alle scene di Samal Blak e le luci di Peter van Praet: il Messico viene proposto nei suoi aspetti più poveri, con i contrabbandieri di frontiera e la locanda del secondo atto, che diventa un night club con ragazze in vendita e ballerine di lap dance, ma anche folkloristici. Un folklore sempre appariscente anche nelle numerose scene, ma soprattutto nel coloratissimo quarto atto, con i costumi di Luis Carvalho, con fiori e paillettes che evocano la festività del Dia de Muertos, importante tradizione del Messico che riunisce le celebrazioni della morte degli aztechi e delle altre culture precolombiane con la festività cristiana del giorno di tutti i santi, e che sostituisce la corrida finale pensata da Bizet.
La Carmen della Carrasco, ripresa da Lorenzo Nencini, mantiene inoltrata la sua popolarità, complice la straordinaria partitura di Bizet esaltata dalla direzione musicale di Jordi Bernàcer sul podio alla guida dell’Orchestra del Teatro dell’Opera, e piace molto al pubblico.
Sempre affollata, ma ordinata la scena con la partecipazione del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma impegnato nelle coreografie di Erika Rombaldoni e Massimiliano Volpini, la Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera e il Coro diretto da Roberto Gabbiani.
D’altra parte la Carrasco non ha voluto tradire le origini popolari del personaggio: Carmen è un’eroina tragica ai margini della società, una zingara ai margini della società, ma che che riesce a fare ciò che vuole, sfruttando la sua sensualità, la sessualità e il suo corpo per confermare la propria libertà, anche a costo della morte. Sempre bravissima Veronica Simeoni, che aderisce con maggiore disinvoltura vocale e interpretativa al suo personaggio. Don José, trasformato in una guardia di frontiera, è un convincente Saimir Pirgu, personaggio in bilico fra violenza e pentimento, autore del femminicidio finale, prestante e in linea con la tradizione Luca Micheletti nel ruolo del torero Escamillo, la Micaela di Mariangela Sicilia, bravissima, viene ripensata come una donna non così fragile e remissiva. Il resto del buon cast annovera Anna Pennisi nel ruolo di Mercedes, Giulia Mazzola come Frasquita, Michele Patti come Dancairo e Marcello Nardis nel ruolo di Remendado oltre ai giovani talenti di Fabbrica Young Artist Program con Alessandro Della Morte, Zuniga, e Arturo Espinosa, Morales. Ultima replica domani, giovedì 4 agosto, poi spazio al Barbiere di Siviglia con la regia di Lorenzo Mariani, ripreso che chiuderà la stagione estiva il 9 agosto. Info e dettagli su operaroma.it.
Fabiana Raponi