Produzioni
M Il figlio del secolo
28 settembre – 16 ottobre, Teatro Strehler
Hamlet
1 – 30 ottobre, Teatro Studio Melato
Città sola
novembre – maggio, Chiostro Nina Vinchi
HEDDA. GABLER. come una pistola carica
1 – 22 dicembre, Teatro Studio Melato
Arlecchino servitore di due padroni
1 – 22 dicembre, Teatro Grassi
Tre modi per non morire
11 – 22 gennaio, Teatro Studio Melato
Il barone rampante
20 gennaio – 5 febbraio, Teatro Grassi
Carbonio
7 – 26 febbraio, Teatro Studio Melato
Anatomia di un suicidio
23 febbraio – 19 marzo, Teatro Grassi
Romeo e Giulietta
2 marzo – 6 aprile, Teatro Strehler
Ritratto dell’artista da morto COPRODUZIONE INTERNAZIONALE
16 marzo – 6 aprile, Teatro Studio Melato
Prima COPRODUZIONE INTERNAZIONALE
29 aprile – 28 maggio, Teatro Grassi
Luchino
15 maggio, Teatro Strehler
Depois do silêncio COPRODUZIONE INTERNAZIONALE
16 – 18 maggio, Teatro Studio Melato
Storie
23 – 28 maggio, Teatro Studio Melato
Eleusi
10 giugno, Teatro Grassi e Teatro Studio Melato
M Il figlio del secolo – Piccolo Teatro Strehler, dal 28 settembre al 16 ottobre 2022
«È una staffetta tra diciotto attori – spiega Massimo Popolizio – che, lontano da ogni retorica, porta all’attenzione del pubblico il ritmo incalzante di una scalata al potere, avvenuta in un momento di profonda debolezza di istituzioni e partiti». Così Massimo Popolizio illustra la drammaturgia in trentun quadri che ha tratto da M Il figlio del secolo di Antonio Scurati: con un montaggio incalzante, un andamento epico e una forte presa emotiva, lo spettacolo attraversa i sei anni (1919-1925) che seguono la Grande guerra, con l’impresa di Fiume, il basculare del paese verso la rivoluzione socialista, la reazione e il dilagare dello squadrismo, la rocambolesca Marcia su Roma (di cui nell’ottobre del ’22 ricorre il centenario) e l’inesorabile efficacia di una dottrina politica che si sottrae alle categorie di giudizio con l’azione violenta.
Protagonisti ne sono il fondatore del fascismo almeno quanto i suoi comprimari, che sentiamo esprimersi in terza e prima persona, Marinetti, D’Annunzio, Margherita Sarfatti, gli antagonisti Nicola Bombacci, Pietro Nenni e Giacomo Matteotti (colto anche nella commovente relazione epistolare con la moglie Velia), Italo Balbo, gli smobilitati della Grande guerra e tutta una nuvola di individui venuti dal basso. Ma al centro della scena è tutta la comunità nazionale, quel “paese opaco” che consentì l’instaurarsi della dittatura.
uno spettacolo di Massimo Popolizio tratto dal romanzo di Antonio Scurati collaborazione alla drammaturgia Lorenzo Pavolin scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci Luigi Biondi – suono Alessandro Saviozzi – video Riccardo Frati – movimenti Antonio Bertusi – assistenti alla regia Mario Scandale, Giulia Sangiorgio – con Massimo Popolizio e Tommaso Ragno e con (in ordine alfabetico) Riccardo Bocci, Gabriele Brunelli, Tommaso Cardarelli, Michele Dell’Utri, Giulia Heathfield Di Renzi/Aurora Spreafico, Raffaele Esposito, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Diana Manea, Paolo Musio, Michele Nani, Alberto Onofrietti, Francesca Osso, Antonio Perretta, Sandra Toffolatti, Beatrice Verzotti/Lucia Limonta
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Luce Cinecittà in collaborazione con Centro Teatrale Santacristina – durata 180′ incluso intervallo
Hamlet – Piccolo Teatro Studio Melato, dall’1 al 30 ottobre 2022
Dieci attori di diverse età, formazione e provenienza, la traduzione di Federico Bellini, per restituire tutte le sfumature dell’originale, una scenografia che è parte integrante della drammaturgia: premio Ubu come migliore spettacolo del 2021, Hamlet secondo Antonio Latella, alla sua seconda stagione al Piccolo, è un’esperienza di teatro totale; complice il suggestivo spazio del Teatro Studio Melato, accompagna il pubblico in un percorso attraverso il testo di Shakespeare, di cui esplora le pieghe più nascoste. «Dirigere Hamlet significa misurarsi con il testo “del fallimento”: quando lo si affronta, si è consapevoli di non poterlo possedere interamente. È il testo “dello studio”, quello che permette di confrontarsi con se stessi e con il proprio lavoro. A ogni età della vita, Hamlet è qualcosa di completamente diverso». Premio UBU 2021 come migliore attrice under 35, Federica Rosellini è un’interprete che – continua Latella «possiede il dono artistico dell’ambiguità e del dubbio. Per me l’Hamlet del XXI secolo va oltre la sessualità, oltre la distinzione donna/uomo, per approdare a una condizione altra: nei classici le parole non hanno genitali, volano talmente al di sopra di tutto, da fare la differenza. L’originalità di questa proposta sta nel suggerire agli spettatori di provare, non solo a guardare, ma ad ascoltare insieme ogni parola del testo».
di William Shakespeare – traduzione Federico Bellini – regia Antonio Latella – drammaturga Linda Dalisi – scene Giuseppe Stellato – costumi Graziella Pepe – luci Simone De Angelis – musiche e suono Franco Visioli – assistente alla regia Paolo Costantini – assistente al progetto artistico Brunella Giolivo – con (in ordine alfabetico) Anna Coppola, Francesca Cutolo, Flaminia Cuzzoli, Michelangelo Dalisi/Marco Cacciola, Ludovico Fededegni, Francesco Manetti, Fabio Pasquini, Stefano Patti, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
durata: prima parte 210′ incluso un intervallo di 20′ – seconda parte 130′ incluso un intervallo di 15′ – versione integrale 435′ inclusi tre intervalli di 20′ nella prima parte, di 60′ tra prima e seconda parte, – di 15’ nella seconda parte
CITTA’ SOLA – Chiostro Nina Vinchi, da novembre 2022 a maggio 2023
«Immaginate di stare alla finestra, di notte, al sesto o al settimo o al quarantatreesimo piano di un edificio. La città si rivela come un insieme di celle, centinaia di migliaia di finestre, alcune buie, altre inondate di luce verde o bianca o dorata».
Olivia Laing cammina per le strade di New York e ne disegna una mappa peculiare e affettiva, come una cartografia tracciata lungo l’abisso dell’isolamento. Un libro formidabile che attraversa la solitudine fino e oltre il nostro presente; articolato in sette capitoli per sette inquilini “speciali”, sette artisti che hanno popolato la città sola di Olivia Laing, una vera e propria «città a sé stante» che scopriamo essere, in fondo, un posto molto affollato. Attraverso il proprio cellulare, lo spettatore potrà ascoltare la riduzione del testo della Laing, registrato e sonorizzato appositamente per questo progetto “a cielo aperto” – come un’intrusione narrativa mentre si cammina per la città di Milano – ed essere così in qualche modo costretto a mutare il “passo” e lo “sguardo” in relazione al paesaggio urbano, alla propria solitudine e all’opera d’arte come resistenza e testimonianza.
di Olivia Laing – ideazione lacasadargilla – riduzione e drammaturgia Fabrizio Sinisi paesaggi sonori e regia podcast Alessandro Ferroni – coordinamento artistico Maddalena Parise – voci podcast Lisa Ferlazzo Natoli, Tania Garribba, Emiliano Masala – il testo introduttivo interpretato dal vivo, Camminare vedere, essere visti, di Fabrizio Sinisi – sarà letto, a turno, da Lorenzo Frediani, Leda Kreider, Petra Valentini
HEDDA. GABLER. come una pistola carica
Piccolo Teatro Studio Melato, dall’1al 22 dicembre 2022
NUOVA PRODUZIONE Liv Ferracchiati si avvicina a Ibsen dopo La tragedia è finita, Platonov di Čechov.
Al centro del dramma è Hedda Gabler, sposata a un uomo che non ama, Jørgen Tesman. Riappare però dal passato Ejlert Løvborg, che un tempo l’aveva affascinata per la sua vita fuori dalle regole.
«Questo testo – racconta Ferracchiati – mi ha colpito per due aspetti in particolare. Il primo, l’attrazione di Hedda Gabler verso ciò che non rientra nella norma e il suo ossequio per le convenzioni. Il secondo, la sregolatezza di Løvborg e il tentativo di ricostruirsi moralmente attraverso un manoscritto che parla del futuro. Alla fine, tutti soccombono alla vita e non li salva nemmeno l’opera visionaria; anzi, è forse questa un’altra pistola carica pronta a esplodere un colpo e da disinnescare, perché Ibsen non fa mai vincere i ribelli. E questi individui di fine Ottocento, incapaci di incidere, ci somigliano: sembriamo noi incastrati all’interno di odierni e ipotetici salotti borghesi.
Nel dramma di Ibsen sono molti gli antefatti, gli eventi cui il pubblico non assiste: sono questi i territori che vorrei esplorare per sperimentare altri sviluppi della vicenda e dei personaggi, quasi non fossero letteratura, ma interpreti pronti a passare da un dramma a un altro».
di Liv Ferracchiati con scene da Hedda Gabler di Henrik Ibsen – traduzione Andrea Meregalli e Liv Ferracchiati – regia Liv Ferracchiati – dramaturg di scena Piera Mungiguerra – aiuto regia Anna Zanetti – scene Giuseppe Stellato – costumi Gianluca Sbicca – luci Emiliano Austeri – suono spallarossa – consulenza letteraria Andrea Meregalli – con (in ordine alfabetico) Francesco Alberici, Liv Ferracchiati, Giulia Mazzarino, Renata Palminiello, Alice Spisa, Petra Valentini, Antonio Zavatteri – produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Arlecchino servitore di due padroni
Piccolo Teatro Grassi, dall’1 al 22 dicembre 2022
«L’Arlecchino sarà, come sempre, pieno di storia e di ricordi – scriveva Giorgio Strehler nel 1997 – sul nostro vecchio palcoscenico, così piccolo, così povero, ma tanto ricco di creatività, di bagliori e di grandi voci della poesia umana.
L’abbiamo voluto là, proprio perché in quel luogo palpita la storia. Ai muri sono aggrappati infiniti ricordi, le stanze sono abitate; in ogni poltrona si è seduta una figura cara, in attesa o in ascolto».
Affidato, dopo la scomparsa del regista, di cui nel dicembre 2022 ricorre il 25° anniversario, a Ferruccio Soleri – che, con Stefano de Luca, ne ha curato l’attuale edizione e, dalla stagione 2018/19, ha passato a Enrico Bonavera il testimone del “batocio” – lo spettacolo, aggiunge de Luca «è dotato di una vita propria, autonoma persino rispetto a quella infusagli dal suo creatore e dagli interpreti che si sono succeduti nei vari ruoli. Gli attori lasciano il segno e passano, le maschere restano, si proiettano nell’eterno».
di Carlo Goldoni- regia Giorgio Strehler – messa in scena da Ferruccio Soleri, – con la collaborazione di Stefano de Luca – scene Ezio Frigerio – costumi Franca Squarciapino – luci Claudio De Pace – musiche Fiorenzo Carpi – movimenti mimici Marise Flach – scenografa collaboratrice Leila Fteita – maschere Amleto e Donato Sartori con Enrico Bonavera e con (in ordine alfabetico) Giorgio Bongiovanni, Francesco Cordella, Luca Criscuoli, Davide Gasparro, Alessandra Gigli, Sergio Leone, Lucia Marinsalta, Fabrizio Martorelli, Tommaso Minniti, Stefano Onofri, Annamaria Rossano, Giorgia Senesi e i musicisti Gianni Bobbio, Francesco Mazzoleni, Leonardo Cipriani, Matteo Fagiani, Valerio Penzolato, Celio Regoli
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa- durata: 180’ inclusi due intervalli
Tre modi per non morire – Baudelaire, Dante, i Greci
Piccolo Teatro Studio Melato, dall’11 al 22 gennaio 2023
NUOVA PRODUZIONE
Tre modi per non morire è un viaggio teatrale attraverso tre momenti culminanti in cui alcuni poeti hanno messo in pratica l’arte di non morire, e ci hanno insegnato a cercare la vita: Baudelaire, Dante e i Greci. In una sola serata si intrecceranno Baudelaire in Monsieur Baudelaire, quando finirà la notte? Che racconta come la bellezza combatte contro la depressione e l’ingiustizia, Dante in Le voci di Dante che racconta come la poesia si trasforma in romanzo e salvezza, i Greci in ll fuoco sapiente che racconta come poesia e filosofia accendono una visione che sa immaginare il futuro. Il viaggio teatrale che Servillo compie navigando nelle tre evocazioni di Montesano è un viaggio nella poesia come forma possibile della nostra vita, un viaggio che vuole essere un antidoto alla paralisi del pensiero, alla non vita che tenta di ingoiarci. I Greci hanno inventato il teatro per conoscere sé stessi nel mondo e trovare quel respiro della mente che apre nuovi orizzonti: il teatro di Tre modi per non morire è una via per ritrovare quelle parole che un attore dice con tutto il
suo corpo e la sua mente per nutrire la sua e la nostra interiorità.
Siamo inquieti, impoveriti, spaventati, e tutti sentiamo che ci manca qualcosa di cui avremmo un disperato bisogno: ci manca l’amore, ci manca la vita. E allora? E allora non ci resta altro da fare che cercare di diventare vivi.
di Giuseppe Montesano con Toni Servillo – produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa – durata spettacolo in allestimento
Il barone rampante
Piccolo Teatro Grassi, dal 20 gennaio al 5 febbraio 2023
NUOVA PRODUZIONE
«Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi».
Inizia così Il barone rampante, capolavoro di Italo Calvino, (di cui ricorre, proprio nel 2023, il centenario della nascita), storia di un dodicenne e della sua ribellione contro la famiglia.
«Con Il barone rampante – spiega il regista Riccardo Frati – proseguo l’esplorazione di quei titoli che hanno segnato la mia formazione personale. Dopo Il piccolo principe, allestito per ERT, ripercorro il romanzo di Calvino per approfondire il tema delle relazioni e dei rapporti interpersonali. Il barone rampante è un libro per tutti: ricco di spunti – dalla relazione con l’autorità, complessa a qualunque età, al rapporto dell’uomo con l’ambiente – è un testo “politico”, nel senso ecumenico del termine, un
racconto nel quale ciascuno di noi può ritrovare sé stesso. Attraverso la figura di Biagio, fratello minore del protagonista e narratore di tutta la vicenda, Calvino ci invita inoltre a riflettere sul rapporto fra infanzia e memoria, sulla necessità di tornare, attraverso il filtro del ricordo e del racconto, all’età in cui abbiamo scritto i primi capitoli della storia delle nostre vite».
di Italo Calvino – adattamento e regia Riccardo Frati – scene Guia Buzzi – costumi Gianluca Sbicca – disegno luci Luigi Biondi – musiche Davide Fasulo – con (in ordine alfabetico) Mauro Avogadro, Giovanni Battaglia, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, – Diana Manea, Marina Occhionero, Francesco Santagada – produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Carbonio – Piccolo Teatro Studio Melato, dal 7 al 26 febbraio 2023
Un uomo ha avuto un incontro con un’entità extra terrestre. L’alieno ha la particolarità di non essere composto minimamente da molecole di carbonio, la sostanza alla base della vita sulla Terra.
Nel dialogo serrato tra Lei – la donna incaricata di verificare l’accaduto – e Lui – l’uomo che ha vissuto l’esperienza – l’affiorare di dolorosi eventi del passato di Lui porta i due personaggi a contrapporsi. La vicenda fa deflagrare il nostro rapporto con l’infinito, declinato tra gli entusiasmi e le ingenuità dei programmi per la conquista dello spazio concepiti nei primi anni Settanta, quando a bordo delle sonde Voyager, lanciate a esplorare il sistema solare, furono caricati anche i Golden Record, dischi con immagini e suoni della Terra, oltre a una selezione di brani musicali.
Nel testo, vincitore del 56° Premio Riccione per il Teatro – in Italia è pubblicato da il Saggiatore, in collaborazione con il Piccolo Teatro, ed è stato già tradotto in inglese, francese e tedesco – alle scene di confronto fra Lei e Lui si alterna il commento ad alcune di quelle immagini incise sul Golden Record: è un contrappunto ironico per sottolineare timori e velleità che, oggi come allora, accompagnano l’individuo di fronte all’immane mistero della nostra collocazione nell’universo.
scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano – scene Marco Rossi – luci Gianni Staropoli – costumi Raffaella Toni – con Federica Fracassi e Mario Pirrello – produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa – in coproduzione con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Testo vincitore del 56° Premio Riccione per il Teatro – durata 95’ senza intervallo
Anatomia di un suicidio
Piccolo Teatro Grassi, dal 23 febbraio al 19 marzo 2023
NUOVA PRODUZIONE
«Quando muore un lupo, il branco può disgregarsi».
Una madre, una figlia, una nipote. Tre generazioni simultaneamente in scena. Un’unica linea femminile legata alla vita, come per un incantesimo, dal più sottile dei fili. Tre movimenti temporali le cui esistenze vibrano in acque scure e salate, infestate dalle proiezioni, dalle pulsioni e dall’amore degli altri. E che ritrovano sé stesse in certi incontri improvvisi, nella bellezza di un frutteto, nella visita di un coniglio, in tutto ciò
che è acquatico e sommerso.
Per la prima volta in scena in Italia, Anatomia di un suicidio, della trentacinquenne drammaturga britannica Alice Birch, vincitrice con questo testo del Susan Smith Blackburn Prize, è un’indagine vertiginosa sull’amore, sulle eredità e sul generare. In un caos in cui non si riesce a mettere ordine, le tre donne si parlano attraverso il tempo e le loro parole riecheggiano in una faglia aperta, nella casa di cui si ereditano e si tramandano desideri, auspici, intenzioni e domande.
E intorno un concertato di voci, un ensemble di undici attori, ricuce lo spaziotempo della narrazione per ricomporla in una danza sinfonica tra la vita e la morte.
di Alice Birch un progetto di lacasadargilla – regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni traduzione Margherita Mauro – scene Marco Rossi – costumi Anna Missaglia – disegno luci Luigi Biondi – disegno del suono Alessandro Ferroni – disegno video e cura dei contenuti Maddalena Parise – drammaturgia del movimento Marta Ciappina – con (in ordine alfabetico) Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, – Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Alice Palazzi, Federica Rosellini, Camilla Semino Favro, – Petra Valentini, Francesco Villano e con Anita Leon Franceschi- produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Romeo e Giulietta – Piccolo Teatro Strehler, dal 2 marzo al 6 aprile 2023
NUOVA PRODUZIONE
Per la prima volta regista di una produzione del Piccolo Teatro, Mario Martone sceglie Romeo e Giulietta, la tragedia degli amanti veronesi, che William Shakespeare scrisse tra il 1594 e il 1596 e ambientò nel 1500, nel cuore del Rinascimento italiano.
Al centro del testo è l’amore, improvviso e intensissimo come può esserlo tra due adolescenti, reso ancora più forte dalle avversità, desideroso solo di abbattere qualunque ostacolo alla propria realizzazione. È la fiaba, con tutti i suoi crismi – i filtri magici, le traversie dei due amanti, l’esilio, gli alleati dei protagonisti e i loro nemici, il matrimonio imposto, i duelli… – ma senza il lieto fine.
Più di quattro secoli dopo, i temi del testo sono prepotentemente al centro del nostro vissuto quotidiano: «Mettiamo in scena un mondo in cui lo scontro domina senza ragione, in cui il senso stesso dell’esistenza sembra essere nello scontro – spiega
Martone –. Una pestilenza che rende impossibile l’arrivo di una lettera ma non frena le feste. Un amore che sboccia all’improvviso per sfuggire a tutto questo, innocente com’è, e ribelle. Un amore illuminato solo dalla luce della luna e dell’alba, che ha per testimoni degli uccelli. La natura, immanente, che aspetta un cambiamento che non arriverà mai».
Per la sua versione di questo titolo così popolare, tante sono le rivisitazioni che ha conosciuto in teatro, al cinema, nell’opera e nel balletto, Martone sceglie una compagine di giovani attori cui si affiancano alcuni professionisti della scena.
di William Shakespeare – traduzione Chiara Lagani – progetto e regia di Mario Martone scene Margherita Palli – luci Pasquale Mari – suono Hubert Westkemper – assistenti alla regia Raffaele Di Florio, Giulia Sangiorgio – cast in via di definizione
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Ritratto dell’artista da morto (Italia ’41 – Argentina ’78)- Piccolo Teatro Studio Melato, dal 16 marzo al 6 aprile 2023
NUOVA COPRODUZIONE INTERNAZIONALE
Michele Riondino porta davanti al pubblico un episodio di vita che oscilla tra l’autobiografia e l’invenzione narrativa: un viaggio a Buenos Aires per seguire la vicenda processuale di un appartamento conteso, acquistato da un presunto parente nel 1978, ma in realtà espropriato a un dissidente politico scomparso durante la dittatura militare. L’attore scopre così che il desaparecido era un compositore argentino di origini italiane che, al momento della sparizione, stava lavorando sulle partiture di un pianista ebreo, di cui si erano perse le tracce durante la Seconda guerra mondiale.
Tra ricerca storica e investigazione poliziesca, Davide Carnevali architetta un gioco di variazioni letterarie e musicali che, scavando nella memoria delle persone e dei luoghi, si interroga sul modo in cui rileggiamo il passato e scriviamo la Storia. Il testo – già presentato alla Münchener Biennale nel 2018 – sarà riproposto in una nuova versione in francese alla Comédie de Caen, Comédie de Reims e Théâtre de Liège, coproduttori del progetto, nella stagione 2023/24. Una drammaturgia pensata per essere adattata di volta in volta alla biografia dell’interprete e alla città in cui è messa in scena: il ritratto d’artista si trasforma allora in una riflessione sulla barbarie dei fascismi che ha attraversato globalmente il Novecento. E che potrebbe ancora
oggi, pericolosamente, tornare a presentarsi. Ritratto dell’artista da morto è pubblicato in Italia da Einaudi. Scritto e diretto da Davide Carnevali – scene e costumi Charlotte Pistorius – musiche Gianluca Misiti – assistente alla regia Virginia Landi con Michele Riondino – produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa – coproduzione Comédie de Caen – CDN de Normandie, Comédie, – Centre dramatique national de Reims, Théâtre de Liège
Prima – Piccolo Teatro Grassi, dal 29 aprile al 28 maggio 2023
NUOVA PRODUZIONE
Si apre con Prima il trittico teatrale pensato da Pascal Rambert per tre stagioni del Piccolo Teatro – le parti successive saranno Durante e Dopo –, nel quale seguiamo le vicende di una compagnia teatrale impegnata nella messa in scena di un testo ispirato alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello.
«Quando inizio a scrivere un nuovo testo – spiega Rambert – ancora prima della stesura ha luogo la scelta degli interpreti. Parto sempre da quell’incontro straordinario di voci, corpi, età diverse e differenti energie che una compagnia di attrici e attori rappresenta per me. Per tanti motivi volevo lavorare con Anna Bonaiuto e Sandro Lombardi di cui conosco e apprezzo la carriera, con Marco Foschi, che ha un carisma speciale, con Leda Kreider, incantevole nella sua riservatezza, con Anna Della Rosa perché ha interpretato tutti i testi che ho allestito in Italia».
Una storia d’amore impossibile, tra una donna matura e un uomo molto più giovane, a propria volta diviso tra due donne; uno spettacolo da portare in scena, ispirato al trittico pittorico di Paolo Uccello, criptico come l’universo dei sentimenti; attori e attrici che finiscono per smarrire il confine tra privato e pubblico.
«Come nella vita, anche in teatro, – continua Rambert – esiste un “prima” (le prove), un “durante” (lo spettacolo) e un “dopo” (come la rappresentazione agisce sugli interpreti e sul pubblico). Mi premeva parlare delle conseguenze delle nostre azioni e
dei nostri sentimenti, del modo in cui influiamo sugli altri: l’arte del teatro non è nient’altro che questo. E se è vero che il teatro influenza la vita, è altrettanto vero che il modo in cui un attore dà vita al personaggio che gli viene assegnato è parte di quella grande battaglia – estetica e sentimentale – che si svolge sulle tavole del palcoscenico».
scritto e diretto da Pascal Rambert – traduzione Chiara Elefante – scene Pascal Rambert e Yves Godin – costumi Anaïs Romand – luci Yves Godin – composizione Alexandre Meyer – assistente alla regia Catherine Bertoni – con (in ordine alfabetico) Anna Bonaiuto, Anna Della Rosa, Marco Foschi, – Leda Kreider, Sandro Lombardi – produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa – in coproduzione con structure production e Compagnia Lombardi-Tiezzi
Luchino – Visconti secondo Testori – Piccolo Teatro Strehler, 15 maggio 2023
Nel 1960 Rocco e i suoi fratelli, dai racconti del Ponte della Ghisolfa e della Gilda del Mac Mahon, e la regia per L’Arialda; nel 1967, La Monaca di Monza. Ora la storia del rapporto tra Visconti e Testori si arricchisce di Luchino, biografia inedita, in corso di pubblicazione da Feltrinelli.
Il testo risale alla prima metà del 1972: il regista era impegnato nelle riprese di Ludwig; lo scrittore stava lavorando all’Ambleto, scritto per Franco Parenti, con il quale, nel gennaio 1973, sarebbe stato inaugurato il Pier Lombardo. Nel libro Testori
afferma di conoscere Visconti «inter et intus» come «credo sia avvenuto a pochi».
Per questo, scrive Giovanni Agosti, curatore dell’edizione, Luchino è «qualcosa di molto diverso da ogni altro libro relativo al regista milanese. Testori schizza un profilo, a strati, che punta ad andare all’osso di quella che, quando queste pagine sono state scritte, si sarebbe definita la poetica di Visconti».
Le pagine di Luchino possiedono una loro intrinseca teatralità: di qui l’idea di portarlo allo Strehler, affidandolo alla voce di Umberto Orsini, testimone privilegiato del rapporto Testori/Visconti, essendo stato il Candidezza nell’Arialda e in quel 1972 il conte Max von Holnstein in Ludwig.
Umberto Orsini legge pagine della biografia ritrovata ed edita da Feltrinelli a cura di Giovanni Agosti – in collaborazione con Associazione Giovanni Testori
Depois do silêncio – Piccolo Studio Melato, dal 16 al 18 maggio 2023
COPRODUZIONE INTERNAZIONALE – PRIMA NAZIONALE
Dopo Entre chien et loup – presentato nel maggio 2022 al Piccolo Teatro in occasione del festival Presente Indicativo –, che indagava le meccaniche dal fascismo partendo dal film Dogville di Lars von Trier, e Before the sky falls, che puntava il dito contro la
mascolinità tossica e il potere politico del patriarcato muovendo dallo shakespeariano Macbeth, Christiane Jatahy arriva alla conclusione della sua Trilogia degli orrori.
Depois do silêncio porta in scena il fitto legame che unisce razzismo e capitalismo. Dall’età della tratta degli schiavi alle politiche messe in atto da personalità come Jair Bolsonaro poco sembra essere cambiato: c’è chi possiede terreni, libertà e identità.
E poi c’è chi non possiede nulla.
Partendo dal romanzo Torto Arado (Aratro ritorto) di Itamar Vieira Junior – che racconta le battaglie di tre donne nello stato di Bahia – e dal documentario di Eduardo Coutinho Cabra marcado para morrer (Un uomo segnato dalla morte) dedicato all’omicidio del leader di un sindacato rurale, lo spettacolo connette il passato al presente, nella speranza di sgombrare il campo per un nuovo, e migliore, futuro. Secondo la regista, Leone d’oro alla carriera all’ultima Biennale di Venezia, è necessario cambiare prospettiva riguardo al tema dell’ingiustizia sociale in Brasile e raccontarlo «dal punto di vista delle persone che erano – e tuttora sono – massacrate da un sistema capitalista che persiste ancora oggi. Si tratta di affrontare il problema di terreni e territori lasciando parlare chi ha scritto e continua a scrivere, ogni giorno, questa storia con il proprio corpo, il proprio sangue, la propria voce. I neri e gli indigeni».
dal romanzo Torto Arado di Itamar Vieira Junior, pubblicato da LeYa – testo e regia Christiane Jatahy – collaborazione artistica, – scene e luci Thomas Walgrave – foto e video Pedro Faerstein – musica originale Vitor Araujo e Aduni Guedes – sound design e mixing Pedro Vituri – costumi Preta Marques – collaborazione al testo Gal Pereira, Juliana França, Lian Gaia e Tatiana Salem – interlocuzione Ana Maria Gonçalves con Gal Pereira, Juliana França, Lian Gaia, Aduni Guedes e, per il film, la partecipazione dei residenti delle comunità di Remanso e Iúna – Chapada Dimantina/Bahia/Brasile
sono presenti riferimenti e immagini da Cabra marcado para morrer di Eduardo Coutinho,produzione Mapa Filmes – produzione Cia Vertice – Axis productions
coproduzione Schauspielhaus Zürich, CENTQUATRE-Paris, Odéon-Théâtre de l’Europe – Parigi, Wiener Festwochen,, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, ArtsEmerson – Boston, Riksteatern – Svezia, Théâtre Dijon-Bourgogne CDN, Théâtre National Wallonie-Bruxelles, Théâtre Populaire Romand – Centre neuchâtelois des arts vivants La Chaux-de-fonds, DeSingel – Anversa, Künstlerhaus Mousonturm – Francoforte, Temporada Alta – Festival de tardor de Catalunya, Centro Dramático Nacional – Madrid
Christiane Jatahy è artista associata a CENTQUATREParis, Odéon-Théâtre de l’Europe, Schauspielhaus Zürich, ArtsEmerson Boston e Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Cia Vertice è supportato dalla Direction régionale des affaires culturelles Île-de-France – Ministère de la Culture France. – durata 110’ senza intervallo
spettacolo in portoghese – con sovratitoli in italiano
Storie – Piccolo Teatro Studio Melato, dal 23 al 28 maggio 2023
Stefano Massini, primo italiano vincitore del Tony Award (con Lehman Trilogy, un testo che raccontava un’altra crisi del nostro passato prossimo), torna al Piccolo con Storie. È la quinta volta da quando, nel giugno del 2020, vi debuttò, segnando il tanto atteso rientro a teatro dopo il lockdown.
Oggi, in una società travolta, come mai accaduto prima, da una serie di eventi drammatici e straordinari – la pandemia e la guerra in Ucraina, lo spettro del cambiamento climatico e del progressivo impoverimento di fasce sempre più numerose di popolazione – appare ancora più forte il bisogno di storie, di racconti che aiutino a decifrare il presente.
Sono racconti che aspettano solo di essere narrati e che Massini, con l’accompagnamento di Paolo Jannacci al pianoforte e Daniele Moretto alla tromba, porta all’attenzione degli spettatori.
di e con Stefano Massini pianoforte Paolo Jannacci – tromba e flicorno Daniele Moretto
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa – in collaborazione con Bubba Music – durata 120’ senza intervallo
Eleusi – Piccolo Teatro Grassi e Studio Melato, 10 giugno 2022
NUOVA PRODUZIONE
Eleusi – il titolo richiama i misteri celebrati nell’antica Grecia – è un dittico corale che affronta il tema del sacro. Nasce da una riflessione su due luoghi del Piccolo. Il primo è la sede di via Rovello, dentro la quale, tra il ’43 e il ’45, i fascisti torturano e uccisero civili e partigiani; Paolo Grassi e Giorgio Strehler, nel 1947, vollero farne un luogo dove l’umano tornasse a vivere. Il secondo è il Teatro Fossati. Risalente alla metà dell’Ottocento, ospitò spettacoli dialettali, riviste e operette, fu trasformato in cinema e restò a lungo chiuso; fu riaperto da Strehler nel 1985, come luogo di sperimentazione, con il nome di Teatro Studio.
«La trasformazione di entrambi gli spazi in Teatro – spiega Enia – fu una precisa opera di risignificazione dell’esistente: stare in un luogo modificandone la destinazione d’uso e la relazione con il tessuto urbano e sociale, ridando valore vivente al verbo abitare. Questi due luoghi, così fortemente simbolici, in Eleusi risultano connessi tra di loro e dialogano: quanto accade in uno si confronta e si completa con ciò che avviene nell’altro. Il pubblico è invitato a muoversi tra i due teatri, senza che ci sia un ordine stabilito, lasciando al caso, al desiderio, all’intuito, la scelta di dove recarsi prima».
Eleusi si articola come performance frontale al Grassi, in cui si esplorano i temi della morte e della violenza, mentre allo Studio Melato si offre come esperienza immersiva, grazie a un’ampia corale che accoglie il pubblico in un ideale abbraccio.
Eleusi dura 24 ore di fila, dal tramonto al tramonto, poi scompare.
ideato e diretto da Davide Enia – cast in via di definizione – produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
durata: dalle 21:00 di sabato 10, per 24 ore, fino alle 21:00 di domenica 11 giugno
Ospitalità internazionali
Gardenia 10 years later – 8 – 9 settembre, Teatro Strehler
Reporters de guerre – 27 settembre, Teatro Grassi
FRATERNITÉ, Conte fantastique – 26 – 28 gennaio, Teatro Strehler
ONE SONG – HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE IV – 19 – 20 aprile, Teatro Strehler
Gardenia – 10 years later
Piccolo Teatro Strehler, 8 e 9 settembre 2022
Il Piccolo è felice di partecipare ai festeggiamenti del 50° anniversario del Teatro Franco Parenti accogliendo sul palco dello Strehler un “grande ritorno” organizzato dalla storica Sala di via Pier Lombardo.
Gardenia è lo spettacolo che il coreografo Alain Platel, il regista Frank Van Laecke e il musicista Steven Prengels hanno creato da un’idea di Vanessa Van Durme. Un “cult” internazionale capace di affrontare con tenerezza e sollecitudine i temi della ricerca d’identità e della transizione di genere anche in quella “Grande Età” che è in fondo la stagione più matura dell’essere umano. Ispirandosi al film Yo soy así (Sono così) di Sonia Herman Dolz, nel quale si racconta la chiusura di un cabaret di drag queen a Barcellona, lo spettacolo esplora le turbolente vite di sette persone straordinarie in là con gli anni, che si muovono con disinvoltura sulla linea d’ombra tracciata tra l’essere uomo e l’essere donna, in contrapposizione e in armonia con un “ragazzo giovane” e una “vera donna”.
Trascorsi dieci anni e con oltre 200 repliche nel mondo, gli artisti sono di nuovo «pronti a prendere d’assalto il palco/ Per emozionare e sorprendere/Per ridere e restare in silenzio/ Per brillare e risplendere, ancora una volta, somewhere over the rainbow».
regia Frank Van Laecke, Alain Platel – musica Steven Prengels – da un’idea di Vanessa Van Durme creato e interpretato da Vanessa Van Durme, Griet Debacker, Andrea De Laet (†), Richard “Tootsie” Dierick, Danilo Povolo, Gerrit Becker, Hendrik Lebon, Dirk Van Vaerenbergh, Rudy Suwyns – produzione NTGent, les ballets C de la B in coproduzione con Le Volcan Scène nationale du Havre con la collaborazione di Regione Lombardia / Assessorato Autonomia e Cultura Regione Lombardia in collaborazione con Piccolo Teatro Milano – Teatro d’Europa – spettacolo con sovratitoli in italiano – durata 100’ senza intervallo
Reporters de guerre – Piccolo Teatro Grassi, 27 settembre 2022
PRIMA NAZIONALE
Prima creazione dell’attore Sébastien Foucault, lo spettacolo si interroga su come rappresentare la guerra in palcoscenico.
A circa trent’anni dall’assedio di Sarajevo, dopo i massacri di Srebrenica e Tuzla, cosa resta, nella nostra memoria, delle guerre nell’ex Jugoslavia?
Sébastien Foucault è andato a incontrare i giornalisti che seguirono i combattimenti, ha effettuato ricerche a Sarajevo, Mostar, Tuzla e Srebrenica, prima di tornare, con la
corrispondente di RTBF di allora, Françoise Wallemacq, sulle tracce delle cronache che lei stessa effettuò. Nella messa in scena troviamo Françoise sul palco insieme a Vedrana Božinović, ex giornalista di guerra bosniaca oggi attrice, e a Michel Villée, addetto stampa di MSF Belgio, ora burattinaio. Tra teatro e documentario, lo spettacolo riflette sulla responsabilità della narrazione, con i suoi limiti, ma anche con l’impegno contro l’indifferenza e contro un rassicurante, quanto avvilente, oblio.
di Sébastien Foucault, Julie Remacle – e della compagnia drammaturgia Julie Remacle
regia Sébastien Foucault – con Françoise Wallemacq, Vedrana Božinović, Michel Villée
ricerche Sébastien Foucault, Françoise Wallemacq, Vedrana Božinović, Michel Villée,
Mascha Euchner-Martinez, Mirna Rustemovic, Maxime Jennes, Nikša Kušelj – scene Anton Lukas – luci Caspar Langhoff – suono Kevin Alf Jaspar – produzione Que Faire? Asbl e Théâtre de Liège in coproduzione con Kunstenfestivaldesarts, Tandem Scène Nationale Arras-Douai (Francia), Théâtre Les Tanneurs, NTGent con il sostegno di Théâtre & Publics, IIPM, Teatro Nazionale di Zagabria, Tax Shelter del governo federale del Belgio, Inver Tax Shelter e RTBF con il supporto di Ministère de la Fédération Wallonie Bruxelles – Service Théâtre & Démocratie ou Barbarie (Décret-mémoire) spettacolo in francese, inglese e bosniaco con sovratitoli in italiano – durata 120’ senza intervallo
FRATERNITÉ Conte fantastique
Piccolo Teatro Strehler, dal 26 al 28 gennaio 2023
In FRATERNITÉ, Conte fantastique, Caroline Guiela Nguyen – classe 1981, autrice e regista di cinema e teatro, artista associata del Piccolo – immagina che un’improvvisa catastrofe si sia abbattuta sull’umanità: nel corso di un’eclisse, durata una manciata di minuti, la metà degli abitanti della Terra è scomparsa.
I sopravvissuti, che parlano lingue diverse e appartengono a culture differenti, vengono accolti e assistiti nei “Centri di cura e consolazione”, luoghi della memoria, allestiti nelle scuole e dotati di raffinate tecnologie. Qui vengono sorvegliati i sussulti della Terra, si tenta di prevedere le prossime eclissi, si controlla il battito cardiaco degli assistiti, li si aiuta a registrare messaggi da lanciare nello spazio, nel disperato tentativo di rintracciare gli scomparsi.
Caroline Guiela Nguyen affida il racconto a una compagnia composta da attrici e attori professionisti e non; lo spunto fantastico è il pretesto per raccontare le vite sospese di quanti ignorano il destino dei propri cari, sorte comune ai migranti, ai profughi, alle vittime delle infinite guerre che infiammano il pianeta. «Amo tutto della parola “fraternità” – dice l’artista –. Mi piace che sia un processo, un progetto che pone la
questione dell’alterità, ma anche dell’immediatezza: riconoscere l’altro come fratello, senza esitazione, in quanto componente di uno stesso consorzio umano».
testo e regia Caroline Guiela Nguyen – insieme a tutta l’équipe artistica con Dan Artus, Saadi Bahri, Hoonaz Ghojallu, Maïmouna Keita, Nanii, Pierric Plathier, Alix Petris, Lamya Regragui Muzio, Saaphyra, Vasanth Selvam, Anh Tran Nghia, Hiep Tran Nghia, Mahia Zrouki collaborazione artistica Claire Calvi – scenografia Alice Duchange – costumi Benjamin Moreau – luci Jérémie Papin – creazione sonora e musicale Antoine Richard – video Jérémie Scheidler – drammaturgia Hugo Soubise, Manon Worms – musiche originali Teddy Gauliat- Pitois, Antoine Richard – produzione Les Hommes Approximatifs in coproduzione con Odéon-Théâtre de l’Europe, ExtraPôle Provence- Alpes-Côte d’Azur*, La Comédie – centre dramatique national de Reims, Théâtre national de Bretagne – Rennes, Théâtre national de Strasbourg, Châteauvallon scène nationale, Théâtre de l’Union – centre dramatique national du Limousin, Théâtre Olympia – centre dramatique national de Tours, MC2: Grenoble, La Criée Théâtre national de Marseille, Le Grand Tthéâtre de Loire-Atlantique, Théâtre des Célestins – Lyon, La Comédie de Colmar – centre dramatique national Grand Est Alsace, La rose des vents – scène nationale Lille Métropole Villeneuve d’Ascq, Le Parvis Tarbes Pyrénées, Théâtre national de Nice, Théâtre du Beauvaisis – scène nationale
coproduzioni internazionali Prospero – Extended Theatre**, Théâtre national Wallonie- Bruxelles, Théâtre de Liège, Les théâtres de la ville de Luxembourg, Centro dramático nacional – Madrid, Dramaten – Stoccolma,
Schaubühne – Berlino, Théâtre national Dona Maria II – Lisbona, Thalia – Amburgo, Festival Romaeuropa – con il supporto eccezionale di Direction général de la création artistique – spettacolo in francese, inglese, arabo, vietnamita, tamil con sovratitoli in italiano – durata: 180’ incluso un intervallo
* Piattaforma di produzione sostenuta dalla Regione SUD Provenza-Alpi-Costa Azzurra
** PROSPERO – Extended Theatre è un progetto cofinanziato dal programma Europe Creative dell’Unione Europea