Giulietta e Romeo
di Fabrizio Monteverde è un vero e proprio classico fra i balletti moderni, come confermato dalla nuova ripresa in occasione del suo ventesimo anniversario che apra aperto con travolgente entusiasmo la stagione di danza dell’Accademia Filarmonica Romana.
Ancora pochi giorni a disposizione (repliche fino al 9 ottobre) per vedere o rivedere il classico di Monteverde, nella duplice veste di regista nonché coreografo, con l’intensa musica di Prokof’ev che anima ininterrottamente, e con record di repliche e di biglietti venduti, fin dal 2022 il repertorio del Balletto di Roma, la compagnia diretta ora da Francesca Magnini.
Il balletto, fra i migliori della danza moderna, è liberamente tratto dalla tragedia di Shakespeare non senza alcuni decisivi interventi, a cominciare dal titolo, l’elemento più evidente: Giulietta e Romeo mentre al centro della vicenda Giulietta, la giovanissima adolescente decisa ad affermare sé stessa affrancandosi dagli obblighi dell’ingombrante famiglia e della società, pronta a difendere il suo amore per Romeo.
Il linguaggio coreografico di Monteverde rispetta le sue naturali inclinazioni: è asciutto, ma travolgente, essenziale e raffinato, contemporaneo, ma ricco di momenti di danza squisitamente classica con numerosi passi a due, ottimamente interpretato dalla compagnia del Balletto di Roma trainato dai due giovanissimi protagonisti, Carola Puddu, volitiva, passionale e ribelle Giulietta che danza anche sulle punte, e Paolo Barbonaglia, Romeo dal piglio energico, ma gentile.
Due star televisive di Amici, che, nonostante la giovane età, ben si calano nei ruoli dei protagonisti, naturalmente ottimamente coadiuvati dall’allestimento di un balletto ogni volta sempre più emozionante per l’ottimo equilibrio drammaturgico, il tagliente ed efficace rigore coreografico, l’intensità dei sentimenti.
Monteverde manipola il dramma, ma lo rispetta sempre, e interviene sull’ambientazione stessa della vicenda, spostando la vicenda dalla Verona del Seicento, al Sud italiano del dopoguerra, fra desolanti scenografie polverose e muri dall’aspetto pericolante. Del tutto scevro di elementi barocchi o di inutili orpelli, di momenti pantomimici, Giulietta e Romeo di Monteverde si concentra proprio sull’unicità e sull’importanza del profilo psicologico e della gamma dei sentimenti dei protagonisti rileggendo con audacia la storia dei due sfortunati, giovanissimi amanti. Applausi e standing ovation dalla platea affollatissima.
Fabiana Raponi