uno spettacolo di Giancarlo Sepecon Giuseppe Arezzi, Marco Celli, Margherita Di Rauso, David Gallarello, Claudia Gambino, Francesca Patucchi, Federica Stefanelli, Guido Targettie con Pino Tufillaroscene Alessandro Cicconecostumi Lucia Marianidisegno luci Roberto Bonfantinimusiche Davide Mastrogiovanni e Harmonia Teamdi e per la regia di Giancarlo Sepeproduzione Teatro La Comunitàcoproduzione Teatro della Toscanain collaborazione con Diana OR.I.S
Ad André Bazin, fondatore dei “Cahiers du cinéma”, si deve una profonda rivoluzione della storia della critica e la nascita della Nouvelle vague, il primo movimento cinematografico votato alla diretta testimonianza della realtà.
La sua idea di arte sposa la matrice fantastica all’intento didattico, allo scopo di emancipare le masse dalla cultura commerciale; raccogliendo, forse, la stessa intenzione, Giancarlo Sepe, per i 50 anni di attività del suo Teatro La Comunità, porta in scena questo straordinario personaggio, ridipingendolo, agli occhi del pubblico, attraverso una sequenza di travolgenti lirismi onirici che provocano e trasmettono, attraverso un deciso corpo di luci e uno studio attento nel recupero e nella trasposizione teatrale di immagini cinematografiche, l’impressione di essere catturati da una pellicola.
Sul ciglio limare, fra la vita e la morte prematura, si manifestano i pensieri ossessivi del protagonista; i tormenti, le riflessioni pullulanti di personaggi dei film che aveva amato, sono enfatizzati da un clima sempre musicale,armonico e incisivo, che cattura e incanta.
Il cinema rende eterna la morte, sfida Dio, mantenendo vivo il suo tradizionale omaggio ad Eros e Thanatos; gli attori sparano sulla platea, cantano, ballano, fanno capriole acrobatiche oltre lo schermo, come perfette incarnazioni immateriali dell’ epoca che il regista resuscita, insieme al protagonista, per gli spettatori, secondo una prospettiva privilegiata e interna, che valorizza le trame sottili e gli scopi del movimento cinematografico, invitando a cogliere i particolari infinitesimali che dimostrano la straordinaria miracolosità dell’arte interpretativa, in tutta la sua tensione.
Questa è l’Arte per continuare a vivere.
Ines Arsì