Nel cartellone del Teatro Arcobaleno, che festeggia quest’anno i trent’anni di attività,
c’è tanta letteratura di qualità. Non poteva mancare l’omaggio a Luigi Pirandello con un
ritratto biografico, in chiave ironica, affidato alle parole dei suoi personaggi letterari, in
cui il grande drammaturgo è sul palcoscenico sia narratore, con tanto di leggio, che
spettatore della propria vita.
Giuseppe Pambieri, attore e regista poliedrico, che nel corso della sua brillante carriera
ha lavorato con i più importanti autori teatrali, televisivi e del cinema, interpreta l’Autore
agrigentino con esuberante creatività espressiva, conquista la scena con carisma,
esperienza e personalità dando al personaggio una precisa, intensa, e credibile
connotazione umana.
Pambieri accoglie gli spettatori con una recitazione ora umoristica, ora “teatrale”, in un
dialogo confidenziale con il pubblico, quasi a voler sottolineare, nelle parole di Giuseppe
Argirò, autore e regista del monologo, una dimensione “senza distanze, né soggezione,
né alcuna sacralità”, a conferma di un sodalizio già collaudato sul palcoscenico con:
L’infinito Giacomo, spettacolo in cui Pambieri ha interpretato il poeta di Recanati.
Fanno da cornice le suggestive musiche di Simone Raimondo e una scenografia di una
consistenza tangibile e al tempo stesso immateriale che evoca, con pochi oggetti,
l’atmosfera intima degli anni giovanili del genio siciliano, segnati dal rapporto
conflittuale con il padre, proprietario di una miniera di zolfo, dalla presenza della
superstiziosa governante Maria Stella, ma anche del precettore privato Fasulo, fino al
matrimonio combinato con Maria Antonietta, figlia di un ricco socio del padre e cugina
di secondo grado.
Il pubblico apprezza il monologo che fa riflettere e suggerisce di coltivare la continua
ricerca di un significato al nostro “involontario soggiorno sulla terra” e di
un'identificazione di un ruolo che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli
maschere, con cui ci presentiamo al cospetto della società o delle persone più vicine.
Pirandello divenne famoso proprio grazie al teatro che chiama teatro dello specchio,
perché in esso viene raffigurata la realtà intesa non come un'unica realtà oggettiva ma come qualcosa di mutevole, per cui niente è vero e vero può essere tutto.
Uno spettacolo affascinante e raro, capace di suscitare emozioni e meraviglia, in bilico
tra dimensione intima e collettiva che, con efficacia e leggerezza, fa incontrare il grande
teatro.
Roberta Daniele