Questo testo teatrale scritto e interpretato da Rosanna Fedele è il ritratto di un’artista che alla vita si è aggrappata con tutta la forza della sua passione, esorcizzando le sofferenze del passato e affondando le unghie nel futuro, ma è anche un affresco corale di tutte le donne che soffrono nel corpo e nell’anima anche per amore.
Dalla vita, la pittrice messicana è stata penalizzata dalla nascita, con patologie fisiche che l’hanno afflitta sempre, aggravate dalle devastazioni di un terribile incidente che le spezzò la colonna vertebrale, una gamba, un piede, una spalla, l’osso pelvico oltre a trapassarla da parte a parte. Trentadue interventi chirurgici e anni di immobilità non fiaccarono la sua vitalità e la passione rivoluzionaria, ma ne acuirono il talento artistico che orientò verso la raffigurazione realistica e poi iperrealistica della sua condizione, dipingendo se stessa in quanto “soggetto che conosco meglio”.
Introdotta sulla scena politica e culturale messicana dal famoso pittore Diego Rivera rimasto colpito da quello stile anticonvenzionale, lo sposò, vivendo insieme a lui anni travagliati sotto il profilo privato e pubblico, segnati dai tradimenti di lui e dagli amori ondivaghi di lei con figure della cultura nazionale e straniera.
Molti gli autoritratti realizzati quasi ossessivamente durante l’immobilità, in cui concentra elementi realistici, visionari e folkloristici, grondanti dolore fisico e psichico, maniacalità sessuale, ossessiva nostalgia per la maternità negata.
Una donna controcorrente che ha posto l’amore per il marito e per la politica al centro dell’esistenza, attribuendosi tutti i ruoli che la vita le consentì o le negò: figlia, moglie, madre, amante, amica, rivoluzionaria, artista.
La genialità creativa fortemente definita, l’ardore passionale per Diego e per la vita emergono pienamente in questo allestimento che, nello spazio raccolto dell’Arciliuto assume una connotazione intimistica di racconto confidenziale, ben supportata dagli scarni ed essenziali elementi scenografici di Alessandro Baronio: una maschera di Diego Rivera, una corda per legarsi a lui, un mantello reversibile, grandi blocchi cartacei dove la protagonista traccia con un pennello il sintetico manifesto della sua esistenza con la scritta “Viva la vida!” e la falce e martello.
Rosanna Fedele è accorata nelle esternazioni talvolta crude e laceranti, liberamente tratte dal libro “Viva la vida!” di Pino Cacucci, rendendo pregnante lo spessore drammatico e anticonformista della pittrice messicana, donna carnale e sanguigna che ha urlato la propria sofferenza dipingendo quadri che colpiscono come un pugno nello stomaco e hanno segnato l’espressione artistica messicana della prima metà del Novecento, facendone affiorare anche l’attivismo politico e la militanza femminile verso l’emancipazione.
La regia di Andrés Rafael Zabala fornisce all’attrice la possibilità di esprimere anche le sue abilità pittoriche con la realizzazione di autoritratti estemporanei, con una vernice nera su fogli da disegno che a fine spettacolo regalerà al pubblico, proiezioni del pathos veicolato dalle sensazioni che sta provando ed esternando. I brani cantati, scritti e composti da Rosanna Fedele, sono arrangiati e accompagnati al pianoforte da Paolo Bernardi che ha composto le musiche addizionali.
Dopo il successo ottenuto nel 2020, lo spettacolo è stato acquistato dalla piattaforma digitale a pagamento CHILI TV, dov’è tutt’ora visibile.
Tania Turnaturi