L’impianto delle commedie di Shakespeare propone i medesimi stilemi: situazioni improbabili o esasperatamente composite, sentimenti non corrisposti, equivoci e fraintendimenti, scambi di identità e il tema del doppio, eventi secondari che si intersecano con la storia principale, beoni che parlano a sproposito, il giullare matto che dissemina pillole di saggezza. Tutto si mescola, si frantuma e si rifrange in un turbinio di dialoghi surreali con intermezzi di tangibile realismo, che generano un divertimento collettivo.
Come nella vita reale, anche quando sconfina in elementi farseschi, la commedia shakespeariana esalta le passioni e, dopo un estenuante e laborioso tourbillon, tutto si risolve e si chiarisce e i sentimenti si incanalano nella giusta direzione.
Rappresentata per la prima volta probabilmente il giorno dell’Epifania del 1601, il titolo allude al numero dei giorni tra Natale e il 6 gennaio, periodo dei più importanti festeggiamenti dell’epoca elisabettiana.
Ambientata in Illiria (luogo delle fiabe nelle intenzioni dell’autore) racconta dell’amore non corrisposto del duca Orsino per la contessa Olivia che si innamora, invece, del messaggero del duca ignorando di trovarsi davanti al travestimento di Viola che in un naufragio ha perso il fratello gemello Sebastiano e si è spacciata per il giovane Cesario con l’intento di entrare al servizio del duca, di cui subitamente si è innamorata.
La corte di Olivia è popolata di personaggi un po’ buontemponi, un po’ folkloristici e piuttosto sgangherati che imbastiscono una cornice festosa, come la cameriera Maria che tesse una beffa al maggiordomo Malvoglio e il buffone Feste che snocciola facezie e inaspettate verità con altalenanti passaggi dal nonsense alla saggezza, esprimendosi in prosa e in brani cantati inerpicandosi su una scala a pioli. Queste figure collaterali danno vita a un caleidoscopio di vezzi, manie e giocosità: un ubriacone inadeguato, un povero di spirito, uno zio rumoroso e impacciato. La lunga serie di inganni ed equivoci prelude al lieto fine, quando tutto si svela con l’arrivo di Sebastiano, scampato alla morte nel naufragio e salvatosi insieme al capitano Antonio.
Col trionfo dell’amore dagli abbinamenti inaspettati, il giullare può annunciare cantando la fine della commedia e il destino degli uomini tornare all’ordine costituito.
I dodici personaggi si muovono disegnando coreografie intorno ad altrettanti sedie che compongono un grande orologio, in un continuo incalzare delle ore e del tempo evocato dal titolo, celandosi a tratti sotto un velo nero per ordire inganni. Il tredicesimo è il giullare i cui movimenti sono trasversali e longitudinali e le azioni travalicano le capacità umane, come dondolare la luna o scatenare la tempesta.
La scenografia di Fabiana Di Marco allude a quella del teatro elisabettiano di Roma, il Globe Theatre voluto da Gigi Proietti e adesso affidato alla direzione artistica del maestro Nicola Piovani, di cui è riprodotta la struttura del palcoscenico con la ringhiera sopraelevata su cui sono collocati gli strumenti suonati dal vivo dal Quartetto William Kemp (Adriano Dragotta al violino, Daniele Ercoli al contrabbasso, Alessandro Duccio Luccioli alle percussioni e Daniele De Seta alle chitarre). Le musiche di Adriano Dragotta suggeriscono una contaminazione di generi, dalle sonorità rinascimentali a pop e rock, che dà ulteriore smalto e suggestione di contemporaneità alla messa in scena, le canzoni originali di Mimosa Campironi sono interpretate da Feste (strepitosa la performance di Carlo Ragone), da Olivia (brava e sensuale Carlotta Proietti) e da Valentino (con la strepitosa voce di Antonio Sapio).
L’ottima regia di Loredana Scaramella (che cura anche traduzione e adattamento) dà forza alla coralità della rappresentazione ed esalta le peculiarità di ciascuno. I costumi di Susanna Proietti mescolano stili dal moderno al settecentesco e al punk, sottolineati dalle mascherine disegnate sui volti che occultano le espressioni, le coreografie di Laura Ruocco.
Gli interpreti, oltre ai già citati, sono: Giulio Benvenuti (Sebastiano), Diego Facciotti (Orsino), Gabrio Gentilini (Antonio), Elisabetta Mandalari (Viola), Martino Duane (Capitano), Francesco Mastroianni (Fabian), Loredana Piedimonte (Maria), Mauro Santopietro (Ser Tobia Dè’Rutti), Antonio Tintis (Malvolio), Federico Tolardo (Ser Andrea Guanciamolle).
Tania Turnaturi