TEATRO VARABILE 5 in CAMPLUNPELI – BUTTALO NEL PELLICE
25 novembre ore21 al Teatro Santa Croce di Luserna San Giovanni
E’ un sabato sera di fine novembre ed a a Luserna San Giovanni (provincia di Torino), come in molti altri paesi italiani, si respira un’aria da fine settembre. Quasi un San Martino posticipato.
L’aria è fresca ma l’inverno appare ancora lontano. Il Teatro Santa Croce si trova nella parte alta del paese “Luserna Alta”, appunto. C’è la parte antica del paese, quella che preferisco. Si può lasciare la macchina un po’ distante e fare a piedi 600-700 metri, attraversare un vecchio portico, una volta adibito alle “lavandere” ed arrivare all’entrata del Teatro. Una zona poco illuminata per cui non si può sbagliare. Si segue l’unica luce e si entra. E’ un teatro non particolarmente ricco, pochi fronzoli (quadri che raffigurano ospiti di riguardo che hanno qui calcato le scene) ed al posto di una biglietteria in mogano con addetti in uniforme uguale, troviamo ragazze e ragazzi efficienti e gentili che ti accompagnano al tuo posto, se hai prenotato. La sala si riempie in fretta ed il clima che si respira è allegra e di bella attesa. Il gruppo di attrici ed attori è di queste parti, ed il tema che si affronterà riguarda proprio questa zona. Ma andiamo con ordine, il gruppo si chiama Teatro
Varabile 5 ed è una associazione culturale. Il titolo dello spettacolo è composto da una parola dialettale “Camplunpeli “ e la sua traduzione “ Buttalo nel Pellice” (il fiume che attraversa questa valle denominata appunto Val Pellice). Ed ovviamente si parla di questo corso d’acqua come simbolo di tutti i fiumi che sono condizionati dal comportamento umano. Quindi, questa serata è conseguente alle belle giornate di sole che ancora ci regala questo tempo. Certo manca l’acqua, ma le piogge arriveranno e per adesso, ci godiamo questo autunno colorato e odoroso, anche se non troppo tiepido. In queste mia ripetizioni non sto divagando, sto già parlando dello spettacolo perché, oltre alle riserve acquifere scarse arriveranno temporali improvvisi che potrebbero portare danni e distruzione, come accade periodicamente da queste parti ma non solo. A mio avviso, parlare di questo, con piccole e grandi storie, sorridendo certo ma anche con la consapevolezza che i veri responsabili di alcune grandi catastrofi siamo noi, non è cosa da poco. La regia è attenta ai
particolari e si inventa un modo divertente per riempire il palco di “immondizia”. Attrici ed attore si muovono fra centinaia di scatolette di tutte le forme, plastiche quotidiane variopinte e stracci che fanno la gioia dei piccoli spettatori sotto il palco. A loro il compito di ributtare sopra ciò che cade continuamente, un po’ a caso ed un po’ per gioco. Anche la scena finale dell’acqua che arriva è ben resa dall’uso di teli bianchi ed oggetti, ben sistemati in scena, che rendono il senso del dramma in modo realistico. Ho avvertito, qualche volta, alcuni cali di ritmo ed intensità recitativa dovuti forse, al fatto che lo spettacolo ideato per tre attrici ed un attore è stato riadattato per sopperire alla
mancanza di una attrice con problemi di salute. Quindi, inevitabilmente il tutto ne ha risentito.
Questa informazione ci è stata data da una giovanissima ragazza che ha presentato lo spettacolo, in modo simpatico ed accattivante. Bella la scelta dei costumi e delle musiche. Ottima l’acustica e la posizione strategica delle poltroncine, opportunamente sfalsate. Da qualsiasi punto della sala si poteva vedere ed ascoltare bene ciò che accadeva in scena. Il pubblico applaudiva spesso e non solo perché era di prassi, ma perché si divertiva ed apprezzava. Interessante il testo teatrale, ha scovato storie reali e personaggi realmente esistiti, forse con qualche piccola esagerazione ed ha creato una sorta di Mithos del territorio. Una su tutte il racconto di un personaggio “ che ha vissuto realmente a
cavallo degli anni 50 in valle e che faceva il rigattiere. Questo personaggio riuscì ad ottenere dal Comune di Bobbio Pellice l’affidamento dei resti dell’aereo americano che si schiantò nella Conca del Prà nel 1957”.
Applausi finali lunghi e calorosi.
Lo spettacolo, scritto da Andrea Salusso
è interpretato da Fiammetta Gullo, Katia Malan e Alberto Rocca per la regia di Gianni Bissaca e l’allestimento di Piermario Sappè.