Ferito a morte – Lo specchio di una Napoli immortale
Va in scena al Teatro Carignano all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino, Ferito a morte, adattamento drammaturgico del romanzo del 1961 di Raffaele La Capria ad opera di Emanuele Trevi, con la regia di Roberto Andò, un nutrito cast di ben 16 artisti tra attori e attrici, le scene e il disegno luci di Gianni Carluccio, i costumi di Daniela Cernigliano e le videografie di Luca Scarzella.
La scena dello spettacolo estrude il palco in una stanzetta con libri, una lampada, un lettuccio dal telaio di legno intarsiato e candide lenzuola. Da qui il protagonista Massimo De Luca, interpretato da un incantevole Andrea Renzi, conduce il pubblico nel ventre del golfo di Napoli alla caccia della spigola, pesce simbolo di una vita che sguizza e fugge, di una bellezza luccicante e viva che si desidera cogliere, possedere, per poter poi, non paghi, ritornare a inseguire in una continua lotta fra la vita e la morte, fra la noia e il piacere, la languida esperienza di una passione che deve essere sempre stimolata, pena il cadere in uno stato di depresso torpore mortifero. L’adattamento del romanzo di La Capria da parte di Emanuele Trevi non è l’operazione di riportarne sulla scena la trama, ma di offrire un punto di vista, di leggere da un punto di vista drammaturgico, cioè attraverso la concretezza artigianale del teatro che è l’arte del limite e insieme della più inaudita libertà. Quello di La Capria è uno dei rari romanzi italiani che con il passare del tempo ha assunto un nitore classico che non è soltanto dovuto allo scintillio della forma, che potremmo paragonare a un cristallo molto lavorato, ma anche la capacità di Ferito a morte di continuare a parlare a distanza di anni, di essere uno specchio, in cui la società napoletana, e non solo, può rivedersi. La borghesia di oggi finisce per ritrovarvi gli stessi temi e gli stessi problemi che ancora l’affliggono: la metafora dell’occasione mancata, il senso di dispersione, un edonismo che, se non è perdente, è immobile, autistico e, in un modo o nell’altro, rischia sempre di naufragare nel fallimento. Non accade nulla, tutta resta sospeso su piani più o meno profondi dell’analisi di un sé e, come in un sogno, la scena scorre e appare, scompare e si ritrae, galleggiando sulla superficie di un mare sempre calmo, un caos mitigato da una mollezza inquieta, che si disloca in punti differenti sul palco, nella terrazza del circolo in cui lo sciabordio della risacca scuote con implacabile placidità la vita dei ricchi viziati, vuoti e impigliati nella rete di una vita che invischia nel contesto famigliare che tarpa le ali e sotterra nella sabbia. Roberto Andò disegna uno spettacolo edonistico e cromaticamente ipnotico, con quadri in movimento, abiti sgargianti, videografie che interagiscono acquose con le luci studiate per generare l’indolente bellezza del rutilante vuoto, orchestrando un meccanismo drammaturgico sublime, una perfetta ed equilibrata squadra di interpreti e la luccicante cascata vellutata del verso poetico di La Capria.
Visto il 10 novembre 2022
Teatro Carignano – Torino
Ferito a morte
di Raffaele La Capria
adattamento Emanuele Trevi
regia Roberto Andò
con Andrea Renzi, Paolo Cresta, Giovanni Ludeno, Gea Martire, Paolo Mazzarelli,
Aurora Quattrocchi, Marcello Romolo
Matteo Cecchi, Clio Cipolletta, Giancarlo Cosentino, Antonio Elia,
Rebecca Furfaro, Lorenzo Parrotto, Vincenzo Pasquariello,
Sabatino Trombetta, Laure Valentinelli
la voce di Roger in inglese è di Tim Daish
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
video Luca Scarzella
suono Hubert Westkemper
coreografie Luna Cenere
aiuto regia Luca Bargagna
assistente alle scene Sebastiana Di Gesù
assistente ai costumi Pina Sorrentino
direttore di scena Sandro Amatucci
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival,
Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale