Replica fino al 4 dicembre al Teatro Argentina di Roma l’Amleto di Shakespeare, nell’adattamento e la regia di Giorgio Barberio Corsetti, spettacolo di grande successo della scorsa stagione che continua a riempire la platea. Protagonista, è Fausto Cabra, che riprende il suo Amleto con un’interpretazione appassionata e profonda, ricca di gestualità, rivolgendosi direttamente al pubblico, accogliendolo in teatro quando le luci sono ancora accese e lo coinvolge in un tumultuoso labirinto di destini in movimento creando perpetuo interscambio con gli spettatori. La messinscena è affascinante e si avvale di un’imponente struttura scenografica, curata da Massimo Troncanetti, che crea un intrigante gioco di scatole sceniche che si trasformano in continuazione trasformando il palco negli spazi della reggia di Elsinore tra scale sospese, piani inclinati, giardini nascosti e salite e discese. In un adattamento agile (che riduce la tragedia a poco meno di tre ore) che punta sulla velocità del linguaggio (e sulla modernità della traduzione di Cesare Garboli) e sulla dinamicità dell’azione, l’ambientazione è di carattere contemporaneo (costumi moderni di Francesco Esposito) per esplorare pulsioni e inganni della corte danese in un rincorrersi di realtà e di finzione. L’Amleto di Barberio Corsetti è volutamente frammentato con scene tagliate manca ad esempio tutta la parte iniziale) oppure che vengono anticipate o vengono posticipate, se non riproposte e che vengono filtrate attraverso la mente e lo sguardo del principe di Danimarca in una personalissima reinterpretazione. La fantasiosa reinterpretazione dei fatti semore filtrata da Amleto, viene materializzata attraverso i numerosi e repentini cambi di scena (lineare o pericolosamente inclinata), coadiuvata dalla presenza degli attori della tragedia in scena che contribuiscono a duplicare la realtà. Se Cabra-Amleto spicca come intensità e volumi di recitazione diventando il fulcro di lettura dell’intero spettacolo, il resto di un bel cast si distingue per una recitazione dai toni piuttosto contenuti quasi di contorno e mai esagerati. Sara Putignano è Gertrude, Paolo Musio è il re Claudio (ma anche il re assassinato che torna come spettro), Pietro Faiella è Polonio, ma ci sono anche tanti giovani, Mimosa Campironi nel ruolo di Ofelia, Francesco Sferrazza Papa come Orazio, Giovanni Prosperi come Rosencrantz e Dario Caccuri come Guildenstern, Diego Giangrasso che interpreta Laerte. In scena fino al 4 dicembre a Roma, applaudito e apprezzato da un pubblico attento.
Fabiana Raponi