Questa commedia di Ray Cooney è un classico del genere comico. Rappresentata dall’autore nel 1981, ha girato il mondo e Pietro Garinei l’ha portata in Italia nel 1986 con enorme successo. La nuova messa in scena di Gianluca Ramazzotti e Luigi Russo nella versione moderna di Iaia Fiastri (realizzata in occasione del centenario della nascita di Pietro Garinei) ripropone l’allestimento originale di Garinei con le scene originali di Terry Parsons riprese da Marco Pupin. Il girevole rappresenta a spicchi la hall dell’albergo e le due camere da letto verde e arancio, la 648 dove il ministro De Mitri alloggia con la moglie e la 650 dove vorrebbe intrattenersi con l’amante, in una sequenza ininterrotta di porte che si aprono e chiudono assecondando la girandola di entrate e uscite dei personaggi che passano da una camera all’altra tentando di esaudire i desideri segreti o di sfilarsi da triangoli amorosi imprevisti e indesiderati senza riuscirci, tra battute, battibecchi, equivoci.
L’ambientazione romana vede il ministro dell’Interno Riccardo De Mitri (Antonio Catania) che alloggia con sua moglie Natalia (Paola Quattrini) al Palace Hotel, vicino al parlamento. Oltre a coltivare la passione per la politica ha un’amante, Susanna Rolandi che intende incontrare mentre la moglie va a teatro e chiede al segretario Mario (Gianluca Ramazzotti) di effettuare, con un nome fittizio, la prenotazione di una camera. Natalia rientra avendo dimenticato il biglietto e Mario, nel tentativo di distoglierla dalla presenza del marito, l’abbraccia spingendola verso l’ascensore. La donna fraintende, e credendo Mario segretamente innamorato di lei, si lascia andare a esplicite profferte. Suo malgrado, il pover’uomo è ormai invischiato nei maldestri tentativi di tenere in pugno le fila dei giochi, da cui scaturisce una serie di equivoci e fraintendimenti su nomi fittizi, camere attigue e situazioni imbarazzanti e controverse sulla destinazione dell’alcova d’amore. A ingarbugliare ulteriormente la trama si aggiungono un direttore d’albergo integerrimo e curioso che vuole verificare quello che succede nelle camere, un cameriere cinese onnipresente che stravolge le ordinazioni, una parlamentare dell’opposizione intransigente che postilla su tutte le scelte politiche del governo e una cameriera compiacente (almeno lei!) pronta a collaborare per tamponare qualche svarione, soprattutto dopo il marito della Rolandi torna in anticipo dalla vacanza a Cortina con una gamba ingessata. A conclusione di un tourbillon di scambi di camere, di ruoli e di nomi, l’onorevole e la moglie si ritrovano in camera, annoiati e insoddisfatti, ma omertosi sulle reciproche aspettative.
Situazioni paradossali, colpi di scena, gag, equivoci, battibecchi, imprevisti, tutto è orientato alla risata, anche con qualche spunto moralistico sulle ipocrisie e sul malcostume politico dei nostri giorni, a cominciare dalla massima suggerita dall’onorevole al segretario che dà origine al titolo, molto praticata in politica ma meno efficace nella vita familiare.
Paola Quattrini, storicamente detentrice di questo ruolo, è seducente e ironica nei reiterati tentativi di conquistare Mario, Antonio Catania sembra divertirsi a recitare il suo. Gianluca Ramazzotti è un trasformista dai repentini cambi di abbigliamento e di toni vocali, un jolly per ogni situazione, è quello che gli altri vogliono che sia: goffo, ingenuo, disponibile, affidabile, imbranato, arguto. Nini Salerno è l’austero direttore, Paola Barale è bella e spumeggiante, Sebastiano Colla è il disorientato marito, Cristina Fondi l’altera e rigida avversaria politica Merloni, Marco Todisco lo spassoso cameriere cinese, Sara Adami e Ilaria Canalini sono la receptionist e la cameriera.
Tutta la fantasmagoria di avvenimenti dilata un po’ la trama, a tratti ripetitiva.
I costumi di Silvia Morucci sono un mix di abiti, pigiami, camicie da notte (e asciugamani!).
Tania Turnaturi