Siamo tutti cannibali Sinfonia per l’abisso Un viaggio tra suono e psicologia
Sembra essersi materializzato direttamente dalle pagine di un libro antico – il romanzo Moby Dick di Melville appunto, testo del 1859 – l’attore Roberto Magnani – testo che si fa voce, o voce che si fa corpo e espressività (notevole la mimica su un volto-maschera in continuo mutamento) o corpo che si fa voce e presenza inafferrabile, per uno spettacolo di forte carica introspettiva e psicologica – Siamo Tutti Cannibali Sinfonia per l’abisso – andato in scena al Teatro delle Moline di Bologna dal 6 all’11 dicembre 2022 e prodotto da Teatro delle Albe / Ravenna Teatro in collaborazione con Festival Crisalide – Associazione Perda Sonadora – CISIM.
A colpire è anzitutto il titolo: “Sinfonia per l’Abisso”. La sinfonia, che ha origine nella musicalità del testo di Melville, scritto in una lingua che stravolge l’inglese, – scrive Magnani – poi riletto nella versione tradotta di Cesare Pavese in una “lingua-mondo, una sorta di lingua segreta e magica”(Magnani), è l’essenza dello spettacolo Siamo tutti Cannibali sinfonia per l’abisso.
Il perchè lo si capisce subito: la parte sonora è l’elemento principale dello spettacolo. Sul palco insieme a Magnani, il contrabbassista Giacomo Piermatti sembra una presenza-assenza di consistenza poetica, emanazione del suono del suo contrabbasso, il quale viene amplificato con effetti di ritardo e moltiplicazione del suono stesso. L’effetto è quello di un soundscape stratificato che rapisce e conquista, che trasporta negli abissi, sulla baleniera Pequod, comandata dal bestiale e grintoso capitano Achab, in viaggio continuo a caccia di squali e balene. Il contrabbasso si unisce bene alla voce di Magnani, come un racconto sonorizzato e reso ancora più profondo dal live electronics di Andrea Veneri, allievo di Luigi Ceccarecchi (già noto per la lunga collaborazione con il Teatro delle Albe). Lo spazio sonoro è parte integrante della scenografia che sembra riprodurre il fondale marino, popolato di totem metallici consumati dal tempo e incisi da simboli provenienti da altre epoche, simili a divinità stilizzate, realizzati dall’artista ravennate Bacco Artolini.
L’abisso ha qui una doppia valenza: è il mare dell’oceano, è un abisso-fondale dai risvolti psicologici che diventa, sul palco, anche una bacinella d’acqua in cui specchiarsi, cercarsi, aggrapparsi alla propria immagine e affondare nell’oscurità, come un Narciso o come un Dioniso dei miti Orfici.
Il Moby Dick di Roberto Magnani è avvolgente, avvolge e coinvolge lo spettatore nell’oscurità, rendendolo protagonista quando gli punta una torcia negli occhi ripetutamente, rendendolo un colpevole predatore. Lo spettacolo Siamo tutti Cannibali si distingue per il genere peculiare, tipico del Teatro delle Albe – legato alle origini, ma sempre attento e aperto alla sperimentazione – per la poesia racchiusa e per la magia dell’atmosfera: una perfetta performance sonora e vocale a livello estetico e un esperimento sinestetico riuscito.
Lavinia Laura Morisco