Ibsen tra i fantasmi di ieri e di oggiAl Teatro Carignano va in scena Spettri di Henrik Ibsen con la regia dell’artista lituano Rimas Tuminas e l’adattamento drammaturgico di Fausto Paravidino, per la produzione del Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. All’entrata del pubblico lo spazio del palcoscenico è pulito, sormontato da due colonne e sul fondale scuro uno specchio a quadrettoni che riflette in modo distorto la realtà tragica della famiglia Alving, composta dalla vedova del defunto barone capitano Alving e da suo figlio, Osvald Alving, rientrato da Parigi nella sperduta cittadina norvegese, dove sorge la casa di famiglia, per presenziare all’inaugurazione di un asilo costruito con il lascito del padre defunto e a lui intitolato. Fanno parte del meccanismo tragico anche il pastore Manders, vecchia fiamma della signora Alving, incaricato di pronunciare l’indomani il discorso di inaugurazione dell’asilo in memoria del defunto marito di questa, Regine Engstrand, cameriera in casa Alving, e suo padre, Jakob Engstrand. A dare l’avvio alla situazione tragica è una tensione di saturazione, un logorio d’anima che tracima nella pressione che la verità, come àletheia, disvelamento, imprime agli spiriti sfibrati dalle ingiustizie, dalle ipocrisie, dai segreti taciuti e ricacciati in fondo al vaso, fino a quando l’ultima frustrazione provoca l’emersione repentina di tutto il dolore che sottotraccia ha scavato la via all’esplosione catartica del Vero. La vedova Alving dà l’avvio alle danze svelando la vera natura del defunto marito, creduto da tutti una persona irreprensibile e dai grandi valori morali, dedito in realtà ad ogni sorta di vizio, nonché padre biologico della domestica Regine. Se la vedova Alving ha sopportato e taciuto, è stato solo per amore del figlio, unica ragione della sua vita, quel figlio rientrato a casa per rivelare a sua volta una tragica verità. Tutto lo spettacolo è il dipanarsi onirico del tragico segno che la vita dissoluta di un uomo ha lasciato su di una famiglia e sulla sua comunità, scatenatosi con impressionante furia nonostante il tentativo della Sig.ra Alving di reprimere e seppellire, sotto la cenere di una vita andata in fumo, ogni sentimento, ogni dolore, ogni frustrazione. Gli attori in scena seguono con rigore la strada tracciata dal regista Rimas Tuminas, che disegna una camera degli orrori all’interno della psiche della vedova Alving, interpretata da una profondissima Andrea Jonasson, personaggio di incredibile levatura letteraria e teatrale, in un continuo susseguirsi di spettri, fantasmi sfuggiti al processo di repressione, tra presente e passato, un tribunale che giudica vivi e morti, colpevoli e innocenti fino al deserto di ghiaccio lasciato dall’esondare distruttivo delle verità insopportabili. Lo spettacolo è una macchina tragica perfetta e inesorabile che ci fa domandare, come scrive la famosa psicoterapeuta Alice Miller, se potremo mai liberarci del tutto delle nostre illusioni: “Ogni vita è piena di illusioni, proprio perché la verità ci appare insopportabile. E tuttavia la verità ci è talmente indispensabile che ne scontiamo la perdita con gravi malattie”. Un ritmo trasognato tra momenti dinamici e dialoghi di perfetta stasi uniti ad un’interpretazione naturalista contrapposta ad attimi di innaturale schiettezza, fanno di questa messa in scena un tributo contemporaneo all’universale analisi di Ibsen della psiche umana sospesa fra la realtà e i nostri insopprimibili fantasmi.
Visto l’8 dicembre 2022
Teatro Carignano – Torino
Spettri
di Henrik Ibsen
versione italiana e adattamento Fausto Paravidino
con Andrea Jonasson, Gianluca Merolli, Fabio Sartor,
Giancarlo Previati, Eleonora Panizzo
regia Rimas Tuminas
scene e costumi Adomas Jacovskis
musica Faustas Latènas, Giedrius Puskunigis, Jean Sibelius, Georges Bizet
luci Fiammetta Baldiserri
Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale